Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Studenti in affitto

Cosa capita a chi fa l’università lontano da casa.

Marika Pulcher

Nel 2005 "Bandiera Gialla", la rivista on-line di informazione sociale della zona metropolitana bolognese, ha svolto un’inchiesta sul problema degli alloggi per studenti. Il quadro complessivo che ne risultava non era certo rassicurante: prezzi esorbitanti, frequenti situazioni di affitto in nero e di subaffitto, proprietari di case disonesti e approfittatori e studenti inconsapevoli dei propri diritti.

A distanza di due anni da quell’inchiesta abbiamo intervistato alcuni ragazzi e ragazze che attualmente studiano a Bologna per verificare se la situazione è cambiata.

Sabrina studia filosofia e vive a Bologna da circa 5 anni: "Sono entrata in questo appartamento nel 2002 con un contratto che poi ho scoperto essere fasullo, quindi ero praticamente in nero. Io e la mia coinquilina pagavamo 215 euro a testa per stare in un monolocale piccolissimo, ricavato da un unico appartamento precedentemente diviso dal proprietario in due monolocali e un bilocale. Questa suddivisione aveva comportato una ripartizione poco equa delle bollette e una sola caldaia per tre diversi appartamenti, una caldaia non funzionante, che il proprietario si è sempre rifiutato di aggiustare. Per tre anni sono stata costretta à lavarmi con l’acqua fredda.

Quando è stato poi il momento di andarmene, il proprietario, fiancheggiato dal suo avvocato, non voleva ridarmi i soldi della caparra, aggrappandosi ad una serie di pretesti e solo dopo che mio padre ha contattato il proprietario di casa, dicendogli che avrebbe sporto denuncia, ho potuto riaverla indietro".

Daniela studia giurisprudenza e vive nel centro storico: "Appena arrivata a Bologna, tre anni fa, ho cercato casa tramite agenzie, proprio perchè volevo evitare le spiacevoli sorprese dei subaffitti o dei contratti in nero. Purtroppo però il giorno prima di trasferirmi, quando avevo già firmato il contratto e pagato 3.500 euro tra provvigione per l’agenzia, prima mensilità e deposito cauzionale, la signorina dell’agenzia mi ha chiamato dicendomi che la proprietaria della casa non voleva pagare i bolli e quindi il contratto doveva rimanere in nero. Io ero già pronta per trasferirmi e i corsi erano già iniziati da qualche settimana, e quindi ho dovuto accettare questo compromesso.

Ora mi trovo vincolata da un contratto che non è valido, ma che devo rispettare come se lo fosse. Nel caso arrivasse la polizia a controllare devo dire che sono amica della proprietaria che lavora all’estero e che sono in comodato gratuito. Credo che a Bologna, come in molte altre città, l’università e il Comune dovrebbero far conoscere agli studenti quelli che sono i loro diritti e aiutarli ad affrontare nel modo più giusto queste situazioni."

Francesco studia storia e vive a Bologna da quattro anni: "Ho cambiato vari appartamenti da quando studio a Bologna, ma l’esperienza più incredibile è stata l’ultima. L’anno scorso mi sono trasferito a casa di due amici che avevano una stanza libera; pagavo 300 euro al mese, ma il contratto non c’era. Il proprietario, un ricco bolognese, ci aveva assicurato che era tutto in regola e che stava solo aspettando alcune carte dal suo avvocato prima di procedere alla stesura del contratto. Sembrava tutto tranquillo, ma una mattina mi sono ritrovato un poliziotto in casa che scattava fotografie e mi faceva mille domande sul perché fossimo lì. Quel giorno siamo venuti a sapere che il proprietario, per pagare meno tasse, aveva dichiarato che quello in cui vivevamo era un ufficio e quindi, giustamente, come ci diceva la polizia, non avrebbero dovuto esserci né letti né cucine. Da quel momento è stato tutto un casino. Il proprietario non voleva che ce ne andassimo e noi da un momento all’altro non potevamo certo cercare un’altra sistemazione. Ci siamo venuti incontro e abbiamo dovuto simulare un trasloco nel caso si fosse ripresentata la polizia. Siamo stati costretti a spostare la cucina in un’altra stanza da cui si accedeva tramite la mia camera e per mesi abbiamo avuto scatoloni ovunque. In più l’appartamento era stato diviso in due e dall’altra parte vivevano due ragazzi che non avevano neanche le valvole dei gas. Ce le avevamo noi nel nostro appartamento e quando a Natale la caldaia si è rotta e noi non eravamo a Bologna, loro sono rimasti per due settimane senza riscaldamento. Alla fine dell’anno siamo riusciti a trovare un’altra sistemazione, ma prima di allora è stato impossibile studiare e fare una vita tranquilla".

U n’alternativa agli appartamenti privati sono gli studentati. A Bologna l’Arstud (Azienda Regionale per il diritto allo Studio Universitario) ne gestisce diciotto, tra cui Io studentato Irnerio, in Piazza Puntoni.

Abbiamo incontrato Giulia, una ragazza di Napoli, che ha vissuto i suoi primi anni a Bologna in questo studentato. "La maggior parte degli studenti che vivono negli studentati - ci dice Giulia - sono assegnatari di borsa di studio. Questa può esserti attribuita sia a causa del tuo reddito, sia nel caso in cui tu ti renda disponibile ad assistere uno studente disabile. Visto che non ci sono controlli così frequenti, mi è capitato però anche di conoscere figli di liberi professionisti facoltosi che, dichiarando un reddito inferiore al reale, sono riusciti ad usufruire non solo di un posto nello studentato, ma anche della borsa di studio.

Nel mio caso, non rientrando nelle fasce di reddito basso, ho fatto richiesta all’Arstud come assistente volontaria e automaticamente sono stata inserita in graduatoria. Il primo anno è stato quello in cui ho beneficiato maggiormente della borsa di studio, che consisteva in 400 euro annui più un contributo mensa. Già dagli anni successivi però, nonostante io abbia continuato a fare assistenza, mi hanno tolto il contributo mensa. I servizi offerti inoltre hanno iniziato a scarseggiare. Per esempio, fino all’anno scorso, nel caso ci fosse stata disponibilità di una stanza, si poteva ospitare fino a tre volte al mese la stessa persona, mentre da quest’anno gli ospiti sono costretti a pagare 30 euro a notte. Bisogna inoltre dire che a Bologna, a Natale, rimane aperto solo uno studentato, mentre gli altri riaprono quasi tutti intorno al 9-10 gennaio, anche se a me come a molti altri studenti è capitato molto spesso di avere degli appelli fin dal 4 gennaio. Quindi se in quel periodo lo studentato in cui vivi chiude e tu hai necessità di rimanere in città sei costretto a trasferirti in un altro studentato pagando circa 30 euro a notte; ma saresti costretto a pagare anche nel caso in cui fosse il tuo studentato a rimanere aperto, come un ospite, con l’unica differenza che la stanza è la tua!"

Rita, una ragazza non vedente, è iscritta al primo anno di lingue e da ottobre vive allo studentato Irnerio: "Fino ad ora la mia esperienza in questo studentato è stata tutto sommato positiva. Essendo non vedente, ho la possibilità di usufruire delle agevolazioni della borsa di studio, la quale però dal prossimo anno, come per qualsiasi altro studente, mi verrà assegnata solo per merito. I servizi offerti sono piuttosto buoni: in ogni stanza c’è un computer con l’accesso ad Internet, anche se la rete dello studentato è piena di virus e il mio computer, quando sono arrivata, non era attrezzato per i non vedenti. Per quanto riguarda la presenza di barriere architettoniche, posso dire che riesco a muovermi liberamente in ogni spazio, fatta però eccezione per la cucina, che è sempre sovraffollata e quindi per mangiare devo chiedere aiuto ai volontari per andare in mensa. La struttura è sicuramente meno attrezzata per gli studenti in carrozzina: sia la lavanderia che le stanze del quindi piano per loro non sono accessibili."

Anche Elisa ha trascorso i suoi primi anni di università allo studentato Irnerio, dal quale ha deciso di andarsene a causa delle stesse problematiche messe in evidenza da Giulia. Da settembre di quest’anno condivide con una sua amica una stanza doppia in una casa in affitto. "Non ho mai visto il contratto d’affitto della casa in cui abito attualmente a Bologna. – ci dice - So per certo però che questo contratto esiste, anche se non ne ho mai conosciuto l’intestatario, e che le ragazze che mi hanno affittato la stanza pagano meno di me, pur avendo la camera singola. Anche se alla fine quella di rimanere a vivere là è una mia scelta, sia perché l’appartamento è in centro, sia perché l’affitto è tutto sommato ragionevole, devo dire che sono molto infastidita da questa situazione. Voglio dire: finche è il padrone di casa ad approfittare degli studenti posso anche capirlo, ma che gli studenti facciano la cresta agli altri studenti per me è inammissibile".

Da questa piccola inchiesta possiamo concludere che dal 2005 ad oggi la situazione purtroppo non sembra affatto cambiata.