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QT n. 15, 15 settembre 2007 Servizi

Folgaria: l’altra faccia del disastro

Immagini di uno scempio in nome dello sci.

Stefano Mayr
Valle delle Lanze: manifestazione per il blocco del cantiere nella primavera scorsa.

Queste immagini testimoniano uno scempio che si sta compiendo sul territorio dei comuni di Folgaria, in Trentino, e di Lastebasse, in Veneto.

Oltre a quello già realizzato, altri sei impianti di risalita sono previsti in una zona di grande valore storico e paesaggistico, dove questo tipo di infrastrutture è insostenibile sotto il profilo tecnico, ambientale ed economico. Ma si sa, la logica del profitto non ha confini, neppure quello del buon senso.

Valle delle Lanze: il tracciato delle piste attraverserà anche questo sito, la Madonna dei pastori, luogo di passaggio e di sosta, appunto, delle greggi, contrassegnato da questo vecchio bassorilievo, probabilmente un ex voto.

Queste immagini tuttavia, non si accompagnano alla semplice presa d’atto di una ennesima sconfitta in corso. Sugli altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna - che l’Apt locale sponsorizza con uno slogan piuttosto ipocrita, "Montagna con amore" – si sta infatti sviluppando un ampio e determinato movimento di opposizione a tali orrori, movimento capace di suscitare un vivace dibattito e stimolare una profonda riflessione collettiva su alcune questioni di fondo della vita in montagna (turismo, cementificazione del territorio, saccheggio delle risorse, disgregazione sociale).

Grazie alla presenza costante e credibile di poche persone, capaci di dare al malumore che accompagnava il progetto fin dall’inizio le ragioni, gli strumenti e le occasioni per diventare aperta contrarietà, la protesta è cresciuta.

Panorama di tralicci in Valle delle Lanze

Numerose sono state le prese di posizione da parte di associazioni, gruppi e singoli cittadini, sintomo della volontà diffusa e consapevole di cambiare rotta rispetto a un modello di sviluppo i cui effetti devastanti sono ormai riconosciuti. Una pluralità di interventi che ha permesso ad una parte della popolazione locale di comprendere come dietro il luogo comune del benessere per l’intera comunità si nasconda un grande affare per pochi, a danno delle tasche, della qualità della vita, e finanche dell’identità collettiva degli abitanti degli altipiani.

Qui sta la vera novità di ciò che quassù si è venuto a creare: la gente sta trovando le ragioni e i modi per reagire a un progetto inaccettabile sia per le sue caratteristiche che per il fatto stesso di essere stato imposto, con arroganza, dai pochi che reggono le sorti economiche e politiche di questa comunità.

Passo Coe, prossima vittima dei lavori.

La messa in discussione di scelte che sembravano obbligate e la volontà di riprendere in mano il proprio destino, è ciò che fa la forza di una protesta che va sostenuta per molte ragioni. Anzitutto perché portata avanti dagli stessi abitanti dei territori interessati e poi perché tocca alcuni nervi scoperti del Trentino di oggi, quali il sostegno pubblico agli investimenti nel campo di un turismo invernale in profonda crisi, o le dinamiche decisionali fortemente autoritarie caratteristiche di certe piccole realtà. E’solo l’inizio.