Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 18, 27 ottobre 2007 Cover story

Dopo le primarie

L’inaspettato numero dei votanti e la qualità del voto, aprono nuovi problemi. Soprattutto alla Margherita, i cui elettori, in barba alle indicazioni dei leader, si sono ripartiti sulle tre liste. Dimostrando di credere loro, più dei capi, al nuovo partito. Da un’analisi del voto, l’insperata risposta dei cittadini e delle valli. E adesso?

Si è spenta in fretta l’eco delle primarie del Partito Democratico, sovrastato dai continui convulsi accadimenti della politica italiana. Ne soffre probabilmente la riflessione del ceto politico, stressato da sempre nuove urgenze; e ne soffre di sicuro la riflessione collettiva, la possibilità per i cittadini di elaborare opinioni, di essere pienamente partecipi, prima e oltre il momento del voto.

Per questo approfondiamo l’argomento, soffermandoci sulle primarie trentine, che a nostro avviso, pur se depotenziate dalla discutibile scelta di non fare il PD locale, hanno rivestito un significato ancor più rilevante di quello nazionale, perché hanno ridisegnato l’intero quadro politico.

Il Trentino infatti si è distinto, rispetto al panorama nazionale, per un dato fortemente caratterizzante: le tre liste avevano una specifica caratterizzazione, Veltroni come lista dei DS, Letta della Margherita, Bindi degli outsider. Al di là di alcune candidature incrociate poco significative o in posizioni defilate (difatti dei candidati cross-over, la sola Detorre, sottosegretario della Margherita nella lista Veltroni, è stata eletta), per Veltroni si è spesa la macchina (ansimante) dei DS, per Letta si sono spesi i grossi calibri margheritini, a iniziare da Dellai, Betta e Grisenti; per la Bindi l’associazione per il Partito Democratico di Gianni Kessler.

PRIMARIE: LE LISTE NEI TERRITORI

Seggi e loro territori VELTRONI LETTA BINDI
Val di Fiemme 148 33,3% 226 50,8% 71 16,0%
Primiero 138 41,1% 113 33,6% 85 25,3%
Bassa Valsugana 296 31,1% 360 37,8% 296 31,1%
Alta Valsugana 678 36,2% 697 37,2% 497 26,5%
Val di Fassa 34 46,6% 22 30,1% 17 23,3%
Valle di Cembra 91 21,5% 276 65,1% 57 13,4%
Collegio di Borgo 1385 33,8% 1694 41,3% 1023 24,9%
Trento 3345 45,7% 1350 18,5% 2621 35,8%
Aldeno , Cimone , Garniga 111 55,8% 45 22,6% 43 21,6%
Valle dei Laghi 219 44,9% 160 32,8% 109 22,3%
Collegio di Trento 3675 45,9% 1555 19,4% 2773 34,6%
Lavis e Piana Rotaliana 430 46,5% 211 22,8% 283 30,6%
Altopiano della Paganella 29 26,4% 72 65,5% 9 8,2%
Valle di Non 564 45,0% 402 32,1% 286 22,8%
Valle di Sole 237 42,9% 219 39,6% 97 17,5%
Valli Giudicarie 525 42,8% 421 34,3% 282 23,0%
Collegio di Lavis 1785 43,9% 1325 32,6% 957 23,5%
Alto Garda e Ledro 964 50,8% 505 26,6% 428 22,6%
Rovereto 1134 51,2% 339 15,3% 740 33,4%
Vallagarina 1211 51,6% 467 19,9% 671 28,6%
Altipiani Folgaria, Lavarone e Luserna 104 57,8% 28 15,6% 48 26,7%
Collegio di Rovereto 3413 51,4% 1339 20,2% 1887 28,4%
Totali in TRENTINO 10258 45,0% 5913 25,9% 6640 29,1%

Bene, in questa situazione, apparentemente ingessata, i risultati sono invece stati eclatanti: l’elettorato ha votato di testa sua, facendo vincere Veltroni, davanti a Bindi e Letta.

In particolare gli elettori di sinistra si sono divisi fra Veltroni e Bindi, mentre quelli della Margherita, infischiandosene degli ordini di scuderia, come pure l’elettorato fluttuante, si sono ripartiti tra tutte tre le liste.

"Beh, il risultato in fin dei conti rispecchia il dato nazionale: primo Veltroni, seconda Bindi, terzo Letta" - dice qualcuno, nel tentativo di minimizzare. Ma sono storie: prima del voto in pochissimi si aspettavano una vittoria di Veltroni, e nessuno il prevalere di Rosy Bindi su Enrico Letta, ossia di Kessler su Dellai o, se vogliamo, della sconosciuta Chiara Simoncelli sul potentissimo Silvano Grisenti.

Per proseguire il nostro ragionamento, vediamo meglio i dati delle primarie. Nella tabella sottostante, vengono confrontati i risultati delle primarie attuali, con quelle del 2005, che hanno nominato Prodi a capo dell’Unione. Di queste, poi, abbiamo scorporato i voti ricevuti da Prodi, in quanto nel dato complessivo delle primarie del 2005 erano compresi i voti di forze politiche (Rifondazione, Verdi, Italia dei Valori) estranee al Partito Democratico. Bene, in Trentino hanno votato nelle primarie del 2007 23.045 persone, contro le 25.330 che due anni prima avevano votato per Prodi, il 91%.

Il voto in Trentino: le due primarie a confronto
20052007Confronto 2007-2005
seggiovoti totalivoti per Prodivoti totaliDiff. Voti
2007-2005
Diff. Voti
2007-Prodi
% voti
2007-Prodi
Collegio di Pergine
Cavalese244165229-1564138,8%
Tesero177130106-71-2481,5%
Predazzo140108116-248107,4%
Fiera di Primiero418326293-125-3389,9%
Canal S. Bovo474747
Borgo Valsugana687516502-185-1497,3%
Castello Tesino12492111-1319120,7%
Strigno287218276-1158126,6%
Grigno717171
Frassilongo159159159
Pergine1100773694-406-7989,8%
Civezzano290219176-114-4380,4%
Baselga di Pinè237174200-3726114,9%
Caldonazzo518394277-241-11770,3%
Levico Terme405305385-2080126,2%
Cembra23219032997139173,2%
Segonzano159111101-58-1091,0%
Moena25120875-176-13336,1%
Totale526939294147-1122218105,5%
Collegio di Trento
Trento1121287967375-3837-142183,8%
Vezzano469365306-163-5983,8%
Lasino213213213
Aldeno256194201-557103,6%
Totale1193793558095-3842-126086,5%
Collegio di Lavis
Lavis660508458-202-5090,2%
Mezzolombardo240186189-513101,6%
Mezzocorona443349288-155-6182,5%
Molveno12588111-1423126,1%
Cles330260485155225186,5%
Revò209209209
Romeno253210232-2122110,5%
Taio523422337-186-8579,9%
Malè306246283-2337115,0%
Pellizzano314256276-3820107,8%
Giustino277222173-104-4977,9%
Tione454355426-2871120,0%
Storo445343402-4359117,2%
Lomaso395329242-153-8773,6%
Totale476537744111-654337108,9%
Collegio di Rovereto
Riva1186880641-545-23972,8%
Arco1168873691-477-18279,2%
Dro359263277-8214105,3%
Molina di L.288222142-146-8064,0%
Nago246185171-75-1492,4%
Rovereto358727992227-1360-57279,6%
Ala542407394-148-1396,8%
Avio216162108-108-5466,7%
Mori1014788571-443-21772,5%
Ronzo Chienis333333
Brentonico352290254-98-3687,6%
Folgaria235183181-54-298,9%
Villa Lagarina911729643-268-8688,2%
Volano682491359-323-13273,1%
Totale1078682726692-4094-158080,9%
Totale generale327572533023045-8188-316091,0%
Nota: per avere una migliore copertura territoriale nelle primarie 2007 gli organizzatori
hanno inserito, rispetto a quelle del 2005, cinque seggi in più.

Un dato inaspettato, in tempi di antipolitica e di complessiva delusione dell’andazzo nazionale. Ma su questo già molto si è scritto. Il fatto nuovo è da dove provengono questi voti. Infatti la tabella mostra inequivocabilmente come nelle città si sia arretrati: a Trento e a Rovereto hanno votato per il PD in molti di meno di quelli che avevano votato per Prodi (rispettivamente l’83% e il 76%); mentre nelle valli i voti sono aumentati: del 105% nel collegio di Borgo (Valsugana, Fiemme e Fassa) e del 109% nel collegio di Lavis (valli di Non, Sole, Giudicarie e Rendena).

Ora, è pur vero che nelle città ha votato, rispetto al totale dei potenziali elettori, un maggior numero di persone che nelle valli (anche perché il seggio se lo trovavano abbastanza vicino, non dovevano prendere la macchina e magari farsi 10-20 kilometri). Però la tendenza è indubbia: nelle periferie le primarie per il PD hanno incontrato diffuse, larghe, nuove adesioni. Il che vuol dire due cose: che la Margherita in queste primarie si è effettivamente impegnata (in molte di queste zone i DS semplicemente non esistono, o se ci sono, come a Cles, sono della corrente Mussi, che nel PD non è confluita); e che i valligiani hanno risposto e che il progetto Partito Democratico ha incontrato consensi veri.

Un risultato ancora più significativo se si considera la differente molla che ha spinto la gente ad andare alle urne: "Nel 2005 si votava per mandare a casa Berlusconi, adesso per costruire un partito nuovo, e in tempi di antipolitica" - sottolinea il diessino Giuliano Andreolli, anima dell’organizzazione.

Ritorna allora la domanda: come mai la Margherita, che è riuscita a portare tanta gente alle urne, non è riuscita a condizionarla? Perché, ripetiamolo, se anche il segretario Lunelli si è mantenuto super partes, tutti i grossi calibri, da Dellai ad Amistadi, si sono spesi per Letta.

"Era l’elezione di un segretario nazionale, e su questo campo è difficile contrastare le dinamiche appunto nazionali, con Veltroni già incoronato sui media, e la Bindi che appariva l’unico contraltare – ci risponde il senatore Mauro Betta, già segretario della Margherita e tuttora influentissimo, e responsabile proprio della campagna per Letta – Noi queste dinamiche le abbiamo solo influenzate, tenendo Veltroni sotto il 50% e Letta al 25%, invece che al 10%".

La risposta ha del vero. Ma secondo noi non è esauriente. Infatti nelle altre elezioni nazionali la Margherita poteva vantarsi di far vincere il centrosinistra comunque, anche in controtendenza rispetto ai risultati del resto del Nord e nazionali. E ora, come mai in Val di Non, dove di DS non ce ne sono, contro le indicazioni margheritine, vince Veltroni? E soprattutto, come mai l’eretica Rosi Bindi, senza alcun apparato dietro, stacca Letta, sostenuto da governatore, sindaci, assessori, consiglieri provinciali?

Un primo motivo è che "ormai la paura dei comunisti non esiste più. Nelle valli i margheritini hanno votato, come loro segretario, l’ex-comunista Veltroni (già responsabile della Propaganda nel PCI, n.d.r.), senza problemi – ci dice l’on. Gianni Kessler, promotore della lista Bindi - Con il che cade uno dei pretesti che la nomenklatura della Marghrita accampava per non fare il Partito Democratico anche in Trentino. ‘Nelle valli non capirebbero’ dicevano. Storie".

Un altro motivo, decisamente positivo e che rafforza il primo, ce lo fornisce Luca Zeni, candidato a segretario all’ultimo congresso della Margherita, e tra i promotori della campagna per Letta in Valsugana: "Molti hanno votato Veltroni, che già si sapeva avrebbe vinto, per dare più forza al segretario del nuovo partito". Con il che le vecchie appartenenze sono disintegrate.

Ma c’è un altro aspetto, forse ancora più di fondo. Forse la Margherita come partito dei sindaci, inteso come partito della clientela spicciola, non ha funzionato. Non funziona più. Il suo esponente di maggior rilievo, l’ex-assessore Silvano Grisenti, promosso/rimosso nel dorato esilio della presidenza dell’A22 proprio perché troppo ingombrante, e fiero avversario dei comunisti e del PD, si era comunque, all’ultimo momento, inserito nelle primarie. E la cosa non è piaciuta, proprio nella Margherita.

Vi raccontiamo questo episodio. I margheritini di Cles avevano deciso di non appoggiare alcuno dei tre candidati. Ma quando gli era stato chiesto di inserire una donna per la lista Letta del Collegio di Lavis, avevano volontieri segnalato il nome di una dei loro. "Ma quando poi abbiamo saputo che in lista c’era anche Grisenti, il nominativo lo abbiamo ritirato". E a Cles ha vinto Veltroni.

"C’è larga insofferenza verso il partito della clientela – ribadisce Kessler – Ce lo hanno ripetuto tutti".

"Sì, il partito dei sindaci funziona solo quando c’è in gioco il voto provinciale. E comunque non convince più – afferma il senatore Giorgio Tonini, dei DS, probabilmente il più accreditato a Roma tra i 23 neocostituenti trentini del PD testé eletti -

Mi ha decisamente sorpreso il malumore nella base margheritina: c’è una convinzione profonda del nulla cui sta portando la politica del contributo. E di qui una nuova esigenza: ‘C’è bisogno del PD – mi hanno detto in tanti – perché dobbiamo parlare di politica complessiva, locale, nazionale ed estera. Altrimenti non andiamo da nessuna parte".

"La gente sulle primarie era disinformata. Ma non appena abbiamo parlato della nuova politica che vogliamo mettere in campo, abbiamo subito ottenuto vivo interesse. E i risultati si sono visti" - afferma Luca Zeni.

"All’interno dei momenti organizzativi, abbiamo fatto tante riunioni di lista, tra le liste, sempre assieme diessini e margheritini: e si è sempre parlato tanto, di problemi nazionali e locali, con un confronto molto positivo, tanta voglia di discutere e innovare" – conferma Giuliano Andreolli.

E ora? Il grande successo delle primarie, e il parallelo plof della lista Letta ha aperto una serie di prospettive che sono anche problemi. "Si è visto che avevamo ragione noi!" ha subito sentenziato il segretario diessino Remo Andreolli, pensando di potersi annettere i voti per Veltroni. Che invece sono voti per un nuovo partito, non certo per il suo sgangherato gruppetto di potere.

Il fatto è che a settembre DS e Margherita avevano firmato un accordo: niente PD trentino fino al 2009; alle provinciali del 2008 si andrà con una Margherita rinnovata e dei DS (unico sopravvissuto in tutta Italia) con un nuovo nome e un nuovo look. Un’operazione di cosmesi politica, che l’esito delle primarie "ha di fatto stracciato" ci dice Kessler; "ha superato" dice Tonini; "ha lasciato sostanzialmente inalterata" afferma, con qualche perplessità, Betta.

Le tre posizioni, come si vede, sono molto diverse.

Il punto di partenza è la crisi della Margherita, che a sua volta si è innestata sulla crisi dei DS, reduci da una disastrosa legislatura in cui hanno finito col perdere una già incerta credibilità. Di qui la spinta diessina al cambiamento, forzato, da ultima spiaggia.

A questo ora si aggiunge la necessità della Margherita di "cambiare il proprio modello di partito. E di farlo in corsa. Il che non è facile – dice Tonini – Hanno di fronte due possibilità: tenere fermo l’accordo di settembre e andare alle elezioni con due partiti. Ma è un rischio, perché se noi riusciamo a fare una cosa nuova, creata dal basso, attraverso delle primarie, possiamo diventare noi la prima lista del centro-sinistra. D’altra parte, se fanno il PD rischiano di perdere il pezzo di Margherita legato ai vari Amistadi. E’ una scelta non facile. Anche se il cambiamento dovrebbe pagare: in queste primarie ho visto una vera innovazione, con strati sociali moderati interessati all’ipotesi Veltroni".

"Tutte le indicazioni e i sondaggi, ci invitano alla prudenza. – replica Betta – Rischiamo di consegnare anche il Trentino al centro-destra. Dobbiamo mantenere i nervi saldi, e confrontarci, discutere con tutta la nostra coalizione e con gli autonomisti. Non possiamo sbagliare".

"A noi (Associazione per il PD, n.d.r.) entrare in qualche lista che sia il vecchio riciclato, non interessa proprio. Siamo disponibili solo per il Partito Democratico, che vuol dire DS più Margherita (o buona parte di essa), più altri. Noi lavoriamo per questo. Se non ci riusciremo, non escludo che potremmo presentare una nostra lista. Ma è da vedere se sarebbe collegata a Dellai o non invece con un proprio candidato presidente. Siamo assolutamente contrari alle coalizioni composte da mille partitini: vogliamo rimediare alla frammentazione, non accrescerla".