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Il cattivo esempio

Scuola: a comportarsi male non sono solo gli studenti...

Bullismo, sballo, You Tube, fragilità, stupefacenti, second life, cellulare, discoteca...: gli strumenti e i sintomi del disagio giovanile li conosciamo. E sappiamo anche che all’interno di una terapia di intervento dovrebbe figurare in primo piano l’esempio degli adulti, a cominciare dal mondo della scuola. Che succede invece?

Succede che al concorso tenutosi a Trento per 25 posti di dirigente scolastico e affrontato da 158 docenti, sei professoresse sono state espulse dall’aula perché - c’informa il Trentino del 12 dicembre - "trovate in possesso di bigliettini e temi già scritti".

Circostanza naturalmente riprovevole, oltre che sputtanante. Ma si può fare di peggio: negare l’evidenza e partire addirittura al contrattacco, e così le signore hanno fatto: "E’ stata una porcheria, questo concorso è stato irregolare. Gli addetti alla vigilanza si sono comportati in modo arrogante, con un atteggiamento terroristico... I trentini sono stati agevolati, mentre chi veniva da altre regioni era preso di mira dalla vigilanza... Faremo una denuncia penale per chiedere un risarcimento per i danni fisici (le hanno anche menate? Non risulta..., n.d.r.), psicologici ed economici che abbiamo subito".

E nonostante il clamore suscitato dall’episodio, l’indomani la cosa si è ripetuta: altri due concorrenti sorpresi a copiare e cacciati.

Sembra scritto per questi educatori il corsivo che, su Repubblica del 19 dicembre, Michele Serra dedica a Luciano Moggi, parlando di quella "auto-assoluzione che è la risorsa nazionale più inconsumabile. Crederci innocenti e vittime eterne di torti e persecuzioni, sia come individui che come categorie, lobbies, caste e famiglie, è quanto ci rende immortali: se lo segnino bene quelli del New York Times".

Saliamo di livello: da (aspiranti) dirigenti scolastici a un presidente di Provincia in attività, Dellai, che non vuole applicare in Trentino la sacrosanta riforma del ministro Fioroni che, dopo la farsesca esperienza dei debiti formativi, punta a ripristinare gli esami di riparazione preceduti da corsi di recupero da effettuare durante l’estate. Motivo: "La soluzione proposta non affronta le vere cause della questione", mentre la controriforma di Dellai, che sostanzialmente mantiene il metodo attuale (interventi di recupero nell’anno scolastico successivo) sarebbe "un modo per evitare che in estate famiglie, studenti e insegnanti siano costretti a rinunciare alle vacanze per consentire agli alunni di partecipare ai corsi voluti dal ministero".

Le valutazioni di Dellai si basano sull’analisi svolta dallo SGRUSF, acronimo fantozziano che sta per Servizio Gestione Risorse Umane Scuola e Formazione, per capirci la vecchia Sovrintendenza. Da questa analisi emerge che uno studente su tre non salda i debiti formativi, il che "è un dato serio su cui riflettere, ma non siamo in presenza di un’emergenza". Dopo di che, ribaltando bellamente la frittata, si conclude che "quello proposto dal ministro è di fatto un ritorno al passato, ad un istituto che già a suo tempo si era rivelato iniquo e inadeguato ai nuovi compiti".

Prevedibili e giustificate le reazioni: contrari i sindacati, contrari con percentuali schiaccianti i primi collegi docenti che si sono espressi in merito. Qualcuno parla di "leggina da campagna elettorale: tutti promossi, nessuna rogna familiare in estate", mentre Gloria Bertoldi (CGIL) chiarisce in poche parole la situazione: "L’obiettivo della riforma ministeriale è quello di ridare credibilità al sistema scolastico pubblico, ponendo fine alle barzellette dei debiti non saldati, e questo è un principio che tutti dovrebbero condividere".

Andiamo ancora più in su, da un presidente di Provincia a due parlamentari, Maurizio Fugatti e Sergio Divina (Lega Nord). I quali si occupano di scuola andando a contare i presepi installati nei vari istituti. Con un esito scandaloso: il 60% delle scuole materne ed elementari di Trento e il 30% di quelle di Rovereto non ha fatto il presepe. E così la Lega "lancia nuovamente l’allarme", per i gravi danni all’identità culturale padana che questa omissione comporta.

"Lo scorso anno – ricorda Fugatti - decidemmo di intervenire e di allestire noi stessi, all’esterno degli edifici scolastici che avevano scelto di non fare il presepio, una piccola celebrazione della natività. Nel caso del crocifisso (ricordate il caso dell’ITI ‘Buonarroti’ di qualche mese fa?) il nostro comportanento fu uguale e ne regalammo uno al preside dell’istituto. Adesso stiamo valutando come muoverci".

La gravità della questione richiede evidentemente la presentazione di un’interrogazione in Consiglio Provinciale. Ma ci sono poche speranze: "Lo scorso anno – dice Divina - presentammo la stessa interrogazione, ma la risposta di Dellai fu evasiva".