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QT n. 2, 26 gennaio 2008 Servizi

La terra ladina patrimonio della destra?

Dall’aborto del PD trentino agli errori dell’Unione Autonomista Ladina rischia di rispuntare... Malossini!

Fassa, una valle che nel dopoguerra ha visto scomparire la sua identità ambientale e naturalistica, oggi si sente anche priva di una qualsiasi bussola sul piano politico. Non che i protagonisti della politica rimangano fermi: infatti i più noti rappresentanti della U.A.L. (Unione Autonomista Ladina) stanno fiutando e riflettendo su dove sia più opportuno schierarsi. Ma di programmi e obiettivi non si legge una riga.

Giuseppe Detomas, già parlamentare dell'Ulivo.

Le elezioni politiche nazionali e quelle europee hanno confermato come l’elettorato locale trovi riferimenti stabili nei valori della destra italiana: in tutti i comuni questa area raccoglie oltre il 60% di consensi, mentre la sinistra è praticamente azzerata, con percentuali da decimali di punto. Alcuni mesi fa l’ex deputato del centrosinistra Giuseppe Detomas, l’uomo più rappresentativo della UAL, aveva preannunciato, quasi auspicato, un possibile distacco della UAL dal centrosinistra.

Anche la politica provinciale non aiuta riflessioni alte né decisioni. In Trentino non ci sarà il Partito Democratico, perché stoppato da Dellai, perché umiliato dalla pochezza dei DS; e non si capisce come questo ampio riferimento elettorale potrà trovarsi rappresentato alle prossime elezioni regionali, se aggregato a più liste civiche (le persone di buona volontà) o in nuovi gruppi che raccolgano storia e contenuti dei due maggiori partiti oggi cancellati, DS e Margherita.

L’ex consigliere regionale della UAL, Gino Fontana, sembra l’unico ad avere idee chiare. Oggi è sindaco di Vigo di Fassa; in Regione come assessore non ha lasciato traccia, un po’ come Detomas al Parlamento, ma l’ambizione e l’orgoglio troppe volte cancellano ogni capacità di autocritica. Fontana si è detto disponibile a far parte di un partito del centrodestra accusando, non privo di argomentazioni concrete e reali, la UAL di immobilismo, di assenza di un progetto politico e sociale della valle.

Luigi Chiocchetti, assessore regionale della UAL.

Il fiuto politico di Werner Pichler, altro personaggio discutibile della politica delle valli dell’Avisio, consigliere comunale a Molina di Fiemme, che fa riferimento all’Italia dei Valori del ministro Di Pietro, si è subito gettato nella campagna acquisti per raccogliere ogni svendita presente sul territorio. Proprio in valle di Fassa ha rilanciato la sua Associazione Cittadini Attivi che sta cercando persone da inserire in una ipotetica coalizione del "fare", sostenuto dal demagogico slogan "per la gente, con la gente" privo di qualunque contenuto che non sia l’antidellaismo. L’obiettivo è quello di trovare in Fassa un candidato forte, credibile, che sia alternativo a quello della UAL, ritenuta da Pichler comunque e stabilmente legata a Dellai. Solo l’attuale assessore regionale ladino Luigi Chiocchetti di Moena, è uscito pubblicamente a difesa della UAL. Mentre il sindaco di Moena Riccardo Franceschetti nel dichiarare la sua disponibilità ad una candidatura (non si chiarisce con chi, ma vuole garanzie), con franchezza elenca alcuni limiti politici del movimento ladino:

- il solo obiettivo della difesa della minoranza ladina oggi non è più credibile per un movimento politico. Sull’argomento in Fassa si è ottenuto quanto possibile (ed anche di più, in alcuni casi, specie nel pubblico impiego, dove si è arrivati a costruire situazioni discutibili, simili a quelle imposte dalla SVP in Alto Adige). Oggi serve un progetto nuovo per la valle.

- Ora, a livello di strutture, abbiamo tutto, e non siamo nemmeno capaci di gestire l’intero patrimonio.

- E’ necessario trovare un politico forte, che sappia andare oltre la gestione dell’assessorato alle minoranze linguistiche.

Se riusciamo a parlare di alcuni dei protagonisti certi del prossimo confronto elettorale, non altrettanto riusciamo a fare sugli argomenti in discussione.

Dal dibattito è totalmente assente la cultura ambientalista e della sinistra e la responsabilità di questo vuoto ricadono interamente sui comportamenti dei partiti trentini, DS e Verdi in particolare. La valle è stata totalmente abbandonata.

Ma va anche detto che il forte movimento ambientalista presente negli ani Ottanta è stato cancellato dalla devastante azione politica e sociale imposta dalla UAL. Fino a pochi mesi fa chi dissentiva dalle scelte invasive imposte dalla politica turistica (ampliamenti alberghieri, velocizzazione della viabilità, Val Jumela e sviluppo di ulteriori aree sciabili) è stato emarginato, o si è rassegnato a farsi assorbire dalla monotematica della UAL: la difesa della lingua ladina e la creazione di un insieme di privilegi elettoralistici e di precedenze sui posti di lavoro pubblici veramente discutibile. Ambiente e temi sociali sono stati cancellati dalla ricerca quasi ossessiva della identità linguistica, ma sono temi presenti sul territorio grazie ad alcune associazioni (fra le quali Transdolomites) e all’evidenza della insostenibilità della situazione della mobilità.

Sul piano politico Fassa sembra non essere capace di presentare un progetto politico autonomo. Si sta buttando a mare l’esperienza della UAL, ovviamente debole ma almeno presente. Si sono ormai cancellati i contenuti originari propri della cultura socialista vissuta e alimentata dal compianto onorevole Anesi o di Danilo Dezulian senza disporre di risposte a domande fondamentali per il futuro della valle.

Oggi, andando per tentativi, ci si chiede se sposare la destra qualunquista proposta da Pichler. Oppure se convenga appoggiare la cultura razzista della Lega.

O se rimanere nel centro sinistra; e se sì, come? Investendo in candidati presentati in più liste o mantenendo viva la specificità culturale della valle in un progetto più unitario?

Elaborando un progetto di autonomia reale o accontentandosi, come accaduto in questi anni, della distribuzione di contributi e promesse clientelari?

Erano temi interessanti che potevano trovare spazio all’interno della recente festa dell’Unità che si è tenuta proprio a Moena e che invece non sono nemmeno stati accennati.

Il nascente Partito Democratico qui non lo si sente neppure respirare. E’ più probabile che i protagonisti sopra citati non stiano attendendo da Trento alcun contenuto, ma abbiano portato la loro attenzione, come già accaduto ai tempi di Val Jumela, o con l’insabbiamento del progetto Marmolada, ad una politica di scambio.

Su questo terreno l’abilità di Mario Malossini non è seconda a quella di nessuno: infatti, l’investimento nel Supermario per gli albergatori e gli impiantisti di Fassa sembra essere ancora oggi la risposta più cruda ai tanti dubbi e ai personalismi che al momento agitano lo scenario politico ladino. E con buone probabilità la politica dei territori sulla quale Dellai ha investito non farà altro che assecondare e aprire uno sterile conflitto con il partito di Malossini.

Un conflitto basato sul numero di voti, non certo sui contenuti.