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QT n. 5, 8 marzo 2008 Monitor

“Non è un paese per vecchi”

Pellicola forte e coinvolgente dei fratelli Coen, superbamente interpretata: sulla violenza (siamo nel West), l'etica che si dissolve, i vecchi ultimo tragico baluardo di antichi valori.

Il romanzo è una storia di violenza ambientata nel West, intervallata da straordinarie parti in corsivo, la voce riflessiva di uno dei protagonisti della narrazione, lo sceriffo Bell. Si va quindi al cinema con l’aspettativa di vedere un film di paesaggio, con una voice-over che prende altre strade rispetto al racconto. Sarebbe andata benissimo una scelta così, ma Joel e Ethan Coen hanno voluto fare un film diverso, concentrandosi, più che sul pensiero, sui personaggi, sui dialoghi e sull’azione – secca. Anche nel libro, il disteso commento dell’uomo di giustizia al limite della pensione è già nelle cose: non è filosofia, è buon senso, moralismo e attaccamento alla realtà. I Coen le cose la mostrano. E sentono così di poter rinunciare al corsivo: attraverso la visione, la realtà entra direttamente nella retina. Le immagini – in particolare i volti, le espressioni – sono commento esse stesse.

Il "Non è un paese per vecchi" dei fratelli Coen è fedelissimo al libro di Cormac McCarthy, ma allo stesso tempo fa una serie di scelte che se ne discostano, personalizzandolo. Si può leggere prima il libro o vedere prima il film, nell’ordine che si preferisce. E’ uno di quei rari casi in cui si arricchiscono l’uno con l’altro.

La pellicola punta tutto sulla forza del racconto, teso, coinvolgente come pochi. E sulla grandezza degli attori. Javier Bardem ha vinto un Oscar come attore non-protagonista per l’interpretazione di Chigurgh. Ha una pettinatura improbabile e la faccia satanica. La sua cattiveria va al di là del bene e del male. Chigurgh ha un tremendo senso di giustizia che lo spinge a fare azioni non richieste, apparentemente inutili, a spargimenti di sangue di solo principio. "Non sei obbligato a farlo", gli dicono le sue vittime prima di essere ammazzate. Ma Chigurgh la vive come una missione.

Questo senso del dovere – dovere di rispettare dei principi "etici" del tutto personali – lo rende un personaggio morboso e pieno di fascino. Il super-cattivo ha nel film un peso davvero notevole, al punto che definirlo non-protagonista è limitante. Ci sono infatti tre co-protagonisti: Chigurgh, lo sceriffo Bell, e Moss, l’inseguito. Anche quest’ultimo rifulge di una splendida interpretazione di Josh Brolin, animale in fuga, braccato da Chigurgh, lo sceriffo e i messicani. E’ un reduce del Vietnam e un cacciatore. Non è Rambo ma nemmeno una preda. Sa scappare e sa attaccare. La sua abilità rende avvincente il confronto tra lui e chi lo cerca. In mezzo tra Chigurgh e Moss c’è lo sceriffo esistenzialista, Bell.

Tommy Lee Jones (classe 1946) negli ultimi anni ha infilato un altro paio di interpretazioni straordinarie: il ranchero de "Le tre sepolture" (regia sua, 2005) e il padre tragico di “Nella valle di Elah” (2006). Ha trovato una caratterizzazione fortissima nell’interpretare il personaggio di frontiera frastornato dal cambiamento dei tempi che si erige a difensore di vecchi valori. Nel film dei Coen ha un ventre prominente e orecchie lunghe da vecchio.

Dove ci porta, quindi, questa storia, che cosa vuol dire quel titolo, "Non è un paese per vecchi"? Il primo significato sta nello sguardo dello sceriffo, solidamente conservatore e nostalgico. Quel paese non fa più per lui, quando in giro ci sono persone "con capelli verdi e ossa nel naso". Il suo ruolo è quello del moralista. Oltre a dire quello che non va, ci comunica anche, indirettamente, quali potrebbero essere i sistemi per far girare meglio il mondo, per renderlo adatto anche a chi non si rassegna all’ingiustizia – come ad esempio i vecchi: lo sceriffo e un suo zio che vive isolato, con cui Bell ha un intensissimo colloquio nel finale. Le ultime parole di Bell, nel film e nel libro, riportano un sogno. Lo sceriffo sogna suo padre, un’altra generazione. Sogna che lui e suo padre stiano attraversando una montagna, di notte, in mezzo alla neve. Suo padre va avanti, lo supera. In mano ha una fiaccola ricavata da un corno che manda una fiamma del colore della luna. "E nel sogno sapevo che stava andando avanti per accendere un fuoco da qualche parte in mezzo a tutto quel buio e a quel freddo, e che quando ci sarei arrivato l’avrei trovato ad aspettarmi".

E’ un legame perfetto con il libro successivo di Cormac McCarthy, il capolavoro "La strada", che parla di un padre e di un figlio smarriti e in fuga per le strade di un mondo dove non esiste più la civiltà:

"Ce la caveremo, vero, papà?

- Sì. Ce la caveremo.

"E non ci succederà niente di male".

- Esatto.

"Perché noi portiamo il fuoco".

- Sì. Perché noi portiamo il fuoco."

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