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QT n. 6, 21 marzo 2008 Quindici giorni

Appalti e imprese “territoriali”

Lorenzo Dellai: la sua impudenza nel propugnarsi paladino anti-speculazione sull'area Michelin; la sua visione di un Trentino di imprese amiche, solidali, dipendenti.

Già le ruspe stanno lavorando all’ex-Michelin per i lavori preliminari del nuovo quartiere progettato dallo studio di Renzo Piano. E si è conclusa la gara d’appalto con l’assegnazione del primo lotto di lavori (125 milioni) a una cordata lombarda.

In merito si notano due esternazioni del Presidente della giunta provinciale Lorenzo Dellai, a nostro avviso estremamente indicative.

L'area ex-Michelin alla vigilia dei lavori.

Nella prima egli rivendica a se stesso particolari meriti: "Ricordo che l’ente pubblico (cioè il comune, cioè il sindaco di allora, cioè io) ha dato un contributo fondamentale per riconvertire l’area, sottraendola alla speculazione". Qui l’uomo è impudente. Perché nella realtà è accaduto l’esatto contrario: grazie a lui l’area è stata sottratta al pubblico, non alla speculazione. Ricordiamo: il Comune aveva sull’area una prelazione a un prezzo di favore (49 miliardi di lire, 25 milioni di euro); il sindaco Dellai disse che il Comune non aveva i soldi (per convincere meglio il consiglio comunale riferì in aula di un costo più che doppio, 100 miliardi) e mise insieme i poteri forti locali, banche, assicurazioni, cooperative, in una società (Iniziative Urbane) che subentrò al Comune nell’acquisto.

Altro che "abbiamo sottratto l’area alla speculazione"! Come dai calcoli che abbiamo presentato sul n° 4 di QT dello scorso febbraio (Ex-Michelin: i conti finali), alla fine l’ente pubblico spenderà comunque, nell’area, esattamente 25 milioni per acquistarne una piccola parte per il prossimo Centro della Scienza e per tutta una serie di infrastrutturazioni necessarie a rendere più splendente il quartiere di Piano, mentre i privati hanno fatto una affarone, perché il solo terreno ora, secondo la valutazione nei bilanci, non vale più 25 milioni di euro, ma 110.

E qui si apre un problema di democrazia: come può un politico rovesciare così impunemente la frittata? Far passare per lotta alla speculazione una perdita secca per il pubblico e un guadagno colossale per gli amici privati? Senza che nessuno – stampa e opposizione distratte – abbia alcunché da obiettare?

Nella seconda esternazione il Presidente si rammarica per la vittoria andata a imprese extra-provinciali: "La considero una scelta sbagliata. Non è stata utilizzata l’occasione per far crescere le imprese trentine… è mancato un ragionamento di sistema".

Se nel primo caso ci troviamo di fronte al politicante che cambia le carte in tavola, qui invece l’uomo è sincero. Questa è la sua visione dell’economia e del Trentino. Una comunità sostanzialmente chiusa, un consesso di amici che risolve al proprio interno i rapporti economici: io do a te il terreno pubblico, tu dai a lui l’appalto.

E’ il sistema degli appalti spezzatino, con cui l’ente pubblico aggira le normative europee spezzettando i lavori in tanti piccoli lotti per non dover procedere a una gara, e mantenere i lavori in famiglia. Oppure, se proprio una gara bisogna farla, c’è il sistema delle varianti: tu, impresa amica, ti presenti con un prezzo stracciato; poi noi indiciamo una variante in corso d’opera, su cui non c’è gara, e lì potrai rifarti. Un sistema in cui contano le amicizie, le contiguità, e, naturalmente, la "territorialità": "Così difendiamo le imprese trentine". Che diventano espertissime in relazioni politiche, più che in organizzazione del lavoro, a questo punto problema secondario.

Riteniamo esemplare il commento del presidente della Sgr Castello (così si chiama ora la società che gestisce il business sull’area) Giovanni Pegoretti, professore alla facoltà di Economia: "Siamo certi che favorire le imprese trentine nelle gare, sia la strada giusta per farle crescere? Sono convinto che non sia così – afferma sul Trentino del 13 marzo – Come sono certo che le imprese trentine che si aggiudicano gare fuori provincia non si vergognino di vincere sulle concorrenti. E’ così che si cresce, confrontandosi, non contando sull’economia di relazione".

Dellai non la pensa così, e non è un caso: un sistema di imprese che sappia contare sulle proprie capacità e non su appoggi ed amicizie, avrebbe meno bisogno della politica.

E il "partito territoriale" postula il contrario.