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QT n. 7, 7 aprile 2008 Monitor

Un colorito Verdi a tinte fosche

Ottima la versione di De Rosa (diretta da Bisanti) del fosco Macbeth verdiano in scena al Sociale di Trento.

Al Sociale di Trento, domenica 30 marzo, pochi minuti prima del Macbeth di Verdi in platea si coglieva al volo qualche gossip: tema, la recensione negativa di un quotidiano locale alla prima dello spettacolo, il 28 marzo, per presunte o effettive défaillances di Olga Zhuravel (Lady Macbeth) durante la precedente rappresentazione. Nulla di rilevante, dunque: de gustibus non est disputandum, e qualche errore lo può commettere chiunque, specialmente nella difficile arte del canto (piuttosto che nella comoda veste del critico).

Che sollievo vedersi squagliare al calore del primo atto, grazie alla raffinata e "pittorica" regia di De Rosa, quelle glaciali voci di corridoio! Spettacolo di lunga durata, il Macbeth: 4 atti. Tuttavia, lo spettacolo è filato liscio fino alla fine, il che significa ritmo nella regia, polso nella direzione musicale, vivacità nelle coreografie, efficacia del disegno luci, suggestività della scenografia e gradevolezza dei costumi. Tutti elementi che hanno contribuito a rendere godibile quest’opera fosca, zeppa di omicidi a tradimento, teatro di sordide e vertiginose ambizioni di potere.

Il testo shakespeariano sembra fatto apposta per esaltare le tonalità predilette da Verdi: atmosfere gravi, situazioni di tensione, cori ora animati ora accorati, che il regista e il direttore Bisanti hanno saputo gestire in piena armonia, lasciandosi spazio l’un l’altro.

Quanto alle voci, va sottolineata, in particolare, la bella prova di Claudio Sgura (Macbeth), applauditissimo in scena e nel finale; di Francesco Palmieri, un efficace Banco, purtroppo destinato a soccombere prima del tempo; di Stefano Ferrari (Macduff) e, con buona pace di chi l’aveva ascoltata il 28 marzo, di Olga Zhuravel, il cui eccellente curriculum - ben illustrato nel programma di sala - avrebbe dovuto consigliare ai detrattori maggior comprensione.

Una menzione speciale va al Coro del Sociale, principale alleato in scena sia del regista che del direttore d’orchestra, grazie al quale l’azione scenica e la musica hanno potuto giovarsi di quell’esperienza e competenza che il Macbeth e Verdi richiedono. Degne di lode anche le sparute comparse che, in un affollatissimo palcoscenico, hanno saputo dare il loro prezioso contributo. La coreografia di Anna Redi è risultata molto efficace, soprattutto se si considera che, dovendo sorreggere in particolare l’intero III atto, è stata interpretata da giovanissime ballerine, alle quali va sì rivolto un elogio per il notevole e prolungato impegno profuso, ma anche una sincera raccomandazione di curare maggiormente i fondamentali e la coordinazione nelle prossime recite fuori porta.

Una cosa è risultata francamente insopportabile: possibile che la domenica il bar adiacente al teatro che ospita un’opera lirica debba essere chiuso? Qualcuno può porvi rimedio?

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