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QT n. 11, dicembre 2009 Servizi

Sinti, una legge di Comunità

In Trentino nascono le microaree

Le foto. L’autore degli scatti presenti in questa pagina, che documentano i quattro giorni di Mattia Civico in camper con i Sinti, è Il fotografo trentino Alessio Coser. Coser, attivo ormai da molti anni sulla scena fotografica nazionale, ha una particolare predilezione per il reportage fotografico: recentemente ha vinto un importante riconoscimento al FIOF Professional Photography Awards di Orvieto.

Senza alcun dubbio la legge 43 sull’integrazione dei gruppi Sinti e Rom residenti in Trentino, approvata dal Consiglio provinciale lo scorso 22 ottobre, è una delle leggi più significative sul piano sociale di questo scorcio di legislatura, forse anche una delle più importanti - per originalità e novità, che le danno un respiro nazionale - votate negli ultimi anni.

Prima di tutto perché pone finalmente con decisione l’obiettivo dell’eliminazione dei due campi nomadi, quelli di Trento e Rovereto, una ferita sul corpo sociale della comunità trentina.

Poi perché in accordo con le più recenti sperimentazioni - portate avanti da architetti e associazioni che hanno studiato “l’urbanistica della discriminazione” - questa legge propone lo sviluppo di un abitare più vicino alle reali esigenze dei gruppi sinti presenti sul territorio.

Infine perchè - grazie al coinvolgimento degli stessi Sinti - essa cerca di creare un circolo virtuoso tra dignità dell’abitare e integrazione con la società maggioritaria. Che non significa assimilazione, come molti ancora faticano a capire.

La legge nasce in camper

Interpellato dalle associazioni dei Sinti trentini, che dal 2005 si sono battute per far entrare le microaree nell’agenda politica, Mattia Civico ha accettato l’invito di un capofamiglia (“Perché gli inviti non si rifiutano”), Mirco Gabrieli, a passare la Pasqua in camper nell’area abusiva dove la sua famiglia allargata si è stabilita. Il consigliere provinciale del Pd, proveniente dal mondo delle cooperative sociali e del volontariato, ha potuto sperimentare per quattro giorno la vita senza acqua, luce, gas, ai margini della società.

“Al netto di qualsiasi polemica - racconta Civico - le condizioni nelle quali sono costrette a vivere queste famiglie sono al di sotto della soglia di dignità”. Da questa constatazione la decisione di impegnarsi per una nuova legge che sostituisse la ormai sorpassata legge 15 del 1985 (“Norme a tutela degli zingari”), e che prevedesse le microaree.

Una scelta non certo popolare per un politico, con i tempi che corrono: “Non siamo impegnati in politica per dare carezze a chi è più bello - risponde il consigliere del Pd - ma per dare giustizia anche a chi bello non è”.

Come lo ha sostenuto il suo partito? “È stato un avvicinamento a tappe, fatto insieme, con un’ampia condivisione. Mai nessuno mi ha chiesto di occuparmi di altro”.

Quattro giorni che sono stati utilizzati - oltre che per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla condizione dei Sinti trentini - per parlare con le istituzioni, con le associazioni e per mettere a punto un programma di lavoro insieme alla comunità Sinta, che ha portato alle prime stesure della legge, presentata poi in commissione.

Adesioni inattese

Dopo un lungo lavoro di discussione, alla ricerca di una mediazione con le minoranze consiliari e di discussione all’interno della maggioranza (il Patt non è precisamente disposto ad accettare di considerare i Sinti come parte della comunità trentina...), la legge è arrivata in aula, con alcuni cambiamenti di sostanza, e qui è stata approvata. Non senza gli immancabili deliri leghisti ma anche con inattese adesioni: “Ci sono stati molti più consensi informali rispetto a quanto mi attendevo, di politici che si scusavano dicendo ‘non possiamo dirlo pubblicamente’”.

Il motivo è semplice: la costruzione delle Aree residenziali di comunità (questo il nome dato alle microaree) previste dalla legge rappresenta una soluzione di buon senso, economica e giusta, che non potrà che portare a un miglioramento delle relazioni tra le comunità.

Le aree residenziali di comunità

La legge prevede l’istituzione di una Consulta provinciale per la promozione e l’integrazione dei gruppi Sinti e Rom. “Il suo compito - spiega Civico - sarà quello di valutare quanti sono i gruppi familiari allargati e quanti di essi hanno bisogno di una soluzione abitativa diversa da quelle tradizionali”. Inoltre la consulta dovrà individuare le zone atte alla realizzazione delle microaree e fare un piano in stretta connessione con i comuni interessati attraverso “un processo partecipativo che coinvolga tutti”.

Le aree di comunità avranno una superficie che sarà compresa tra i 500 e i 2000 metri quadrati, a seconda dell’ampiezza della famiglia (alcuni nuclei possono comprendere fino a 30 persone). Ma quante saranno le aree di comunità e dove saranno collocate?

“Sarà la consulta - spiega Civico - a stabilirlo. A Trento ci sono in tutto circa otto nuclei familiari, una decina a Rovereto, un paio di nuclei nell’Alto Garda e uno in Alta Valsugana”. In tutto una ventina di microaree, dunque, anche se “non è detto che otto nuclei vogliano dire otto microaree a Trento o a Rovereto”.

Realisticamente, però, saranno i due comuni maggiori a doversi accollare maggiori responsabilità: il campo nomadi di Trento verrà con ogni probabilità trasformato in quattro microaree; per Rovereto le cose paiono più complicate: lì c’è un rapporto più logorato con i gruppi sinti.

Ma poi alcune microaree dovranno essere “spalmate” sul territorio, dunque dovranno essere coinvolti anche altri comuni: il Consorzio dei comuni ha già dato il suo appoggio convinto alla legge, ma non è difficile immaginare come alcune amministrazioni non abbiano nessuna intenzione di collaborare. “Non c’è nessuno strumento di imposizione - sottolinea il consigliere provinciale del Pd - semplicemente ora i Comuni hanno gli strumenti legislativi per affrontare la questione.”

Una volta individuate le aree, il piano verrà presentato alla Giunta, che lo approverà trasformandolo in delibera. A quel punto “Si partirà con gradualità, non si faranno 15 aree nello stesso tempo, ma due o tre come in Alto Adige”.

La microarea conviene

Una volta stabilito che i Sinti, trentini da centinaia di anni, non sono “stranieri” e che sono qui per restare, si pone il problema di come dare loro una abitazione dignitosa, al pari di qualsiasi altro cittadino.

Facciamo due conti: in ogni nucleo familiare allargato accolto in una microarea ci sono circa cinque-sei nuclei ristretti. Dare un appartamento Itea significherebbe una spesa - per ognuno di essi - di almeno 300mila euro. Una microarea costa (oneri di urbanizzazione compresi) tra i 60 e gli 80 mila euro. Ed evita i problemi dati da una convivenza forzata in appartamento.

Se a questo si aggiunge che ogni anno la Provincia spende 250mila euro per la gestione dei due campi nomadi e che i Sinti pagheranno l’affitto e i costi di gas, luce e acqua, la convenienza di questa soluzione appare evidente ed ha contribuito a convincere anche i più ritrosi.

Le ombre

Ma anche le buone leggi hanno delle ombre. In questo caso l’aspetto meno condivisibile è quello che lega l’ottenimento da parte di un nucleo familiare allargato di una microarea a una serie di condizioni. La prima prevede che almeno due dei suoi componenti lavorino o abbiamo una pensione. Inoltre la legge stabilisce che la metà dei componenti del clan familiare debbano immediatamente rendersi disponibili alle offerte formative dell’Agenzia del lavoro. Condizioni che nessuno si sognerebbe mai di imporre a un inquilino Itea, al di fuori del contratto di affitto.

“Nella prima stesura della legge - spiega Civico - questo non era previsto e anche per me è uno degli aspetti più controversi della nuova norma, che potrebbe sembrare discriminatorio. Dall’altro lato però può essere una buona cosa legare l’abitare al lavoro e alla formazione, rispettando però l’approccio dei Sinti”.

Addirittura qualcuno voleva impedire la concessione di un’area di comunità a clan con persone con precedenti giudiziari: “Mi sono opposto con decisione”, sottolinea il consigliere del Pd.

Nonostante il passo avanti reale fatto con questa legge resta il fatto che i Sinti sono sotto esame due volte: a loro - appartenenti a un gruppo minoritario che ha subito nella storia ogni genere di sopruso - non è consentito sbagliare.