Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 1, gennaio 2010 Monitor: Teatro

Il Festival di regia teatrale “Fantasio Piccoli”

Critica e pubblico finalmente d’accordo

Euripide

Fra le tante iniziative che rendono ricco il panorama degli spettacoli in Trentino, il Festival di regia teatrale è uno dei più stimolanti. Compagnie da tutta Italia (e ora anche dall’estero) si cimentano con un medesimo testo teatrale, in genere un classico, da rendere con la massima libertà in soli 18 minuti. Dalle sei compagnie del ‘98 si è giunti alle 250 di quest’anno, 15 delle quali sono approdate per la finale a Trento, dopo una serie di selezioni in tutta Italia oltre che in Spagna e Germania. Il premio in palio - 2000 euro - non attrae certo né i grandi nomi né le grandi produzioni; ma, coniugato con la formula evidentemente felice e la fama che il Festival ha ormai raggiunto, è in grado di attrarre, come si è visto, centinaia di giovani compagnie, desiderose di cimentarsi in un non facile confronto. E negli anni scorsi le quindici compagnie ammesse alla finale trentina dopo una selezione così lunga e severa, avevano messo in scena delle produzioni di livello semplicemente entusiasmante.

Era “La baccanti” di Euripide il testo scelto quest’anno. Scelta difficile e coraggiosa, anche troppo. È la storia del dio Dioniso che, non riconosciuto come tale da Penteo re di Tebe, ne rende folli le donne, trasformandole in scatenate baccanti che letteralmente fanno a pezzi lo stesso re. Una tragedia a tutto tondo quindi, sanguinaria, spietata; il cui epicentro è la visione disincantata della divinità, entità amorale, perfida nel ristabilire la propria autorità attraverso l’efferatezza (sarà Agave, la madre di Penteo, a sbranare il figlio e a portarne la testa come trofeo). Tema lontanissimo quindi dalla nostra cultura e sensibilità, le quali, se pur possono, a denti stretti, riconoscere il trionfo della malvagità, non possono però accettare di esserle devotamente sottomesse, e per davvero, senza infingimenti. In questo stridente scarto culturale stava, a nostro avviso, la grande difficoltà della messa in scena.

Per tale motivo, probabilmente, le 14 performance non hanno globalmente molto convinto; senz’altro non al livello delle scorse edizioni. C’è stato infatti chi ha eluso il tema, magari mettendo in scena una semplice danza evocativa del baccanale; e per converso chi è rimasto molto legato al testo, non riuscendo però a fornirne una reinterpretazione adeguata.

Sono spiccati i due lavori provenienti dalla Germania. Il vincitore è risultato Poyraz Turkay, di origini appunto turche: dopo una prima parte ironica, cabarettistica, apparentemente avulsa dal clima dell’incombente tragedia, in realtà funzionale a far scattare più violenta la successiva reazione emotiva, ne seguiva, attraverso originali registri registici una seconda, cupa, che diventava lancinante quando rappresentava lo strazio di umanità perpetrato dal dio ai danni di Agave, madre resa assassina. Molto aderente al testo invece il lavoro arrivato secondo, di Wolf Rahlfs: qui giocava una grande capacità evocativa di una recitazione molto stringente, che per quanto in tedesco (e senza sottotitoli, ma ormai dopo tre giorni il testo era noto), riusciva ad avvincere il pubblico.

Una nota infine sulle scelte della giuria. “Farete, come d’uso, i fenomeni? A premiare il lavoro più strampalato, per sottolineare la distanza tra voi e il pubblico?” provocavo durante un intervallo un esponente della giuria. “Ma no, figurarsi... Il nostro sarà un giudizio allineato a quello di questo bel pubblico”. La domanda mi era sorta dopo lo sconcertante esito del recente “Festival Cinema Zero”, dove non solo i giudizi critica\pubblico erano risultati diametralmente opposti, ma i critici erano incorsi in una gaffe fantozziana: il regista premiato, “anche per la coraggiosa scelta di sporcare fino all’incomprensibile l’audio dei dialoghi”, confessava: “Sono contento del premio, anche perché proprio non ci speravo: infatti ci eravamo sbagliati, e vi avevamo inviato una copia difettata, con l’audio incomprensibile...”.

Al Fantasio Piccoli, invece, la giuria tecnica, quella giovanile e le votazioni del (competente) pubblico sono state perfettamente concordi. Chi l’ha detto che cultura fa rima con snobismo?