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Haiti, coscienza nera dell’Occidente

Toussaint Louverture, il vudù e il terremoto

Toussaint L’Ouverture

Ma quale tettonica a placche, la natura non c’entra niente: la colpa del terremoto di Haiti (212.000 vittime, un paese cancellato in pochi secondi) è degli haitiani stessi e di una loro vecchia e antipatica abitudine. Quella di essere adepti del vudù (dal termine africano vodu, che letteralmente significa “spirito”, “divinità”, o ancor più letteralmente “segno del profondo”), religione nata in Africa e portata ad Haiti dagli schiavi, considerata una delle più antiche dell’umanità.

Praticata da circa 60 milioni di persone in tutto il mondo, da poco divenuta religione ufficiale in Benin (con tanto di struttura ecclesiastica) e ad Haiti dove gran parte della popolazione ne è adepta contemporaneamente alla religione cattolica, viene ancora considerata una pratica satanica dalla Chiesa, che l’ha combattuta per quasi quattro secoli.

Gli haitiani, dunque, oltre che dover raccogliere i cocci del loro mondo andato in frantumi, devono pure portare il fardello di una maledizione, una di quelle vere, con tanto di “vade retro satana”, croce e acqua santa.

“Come si spiega - scriveva un lettore al Trentino lo scorso 22 gennaio - che il vudù e la magia nera (secondo i teologi, pratiche che sarebbero legate al satanismo) siano circoscritte in quel ristretto lembo di terra?”.

“Povertà sangue e voodoo”, titolava invece il 14 gennaio scorso La Stampa un articolo su Haiti di Lucia Annunziata, che scriveva: “Emozioni che si spiegano solo per questa anima arcaica e africana dell’isola: il suo essere, nel cuore dell’Occidente, l’isola degli schiavi che non sono mai riusciti ad affrancarsi”. Africa, arcaismo, vudù: l’equazione è lì bell’e fatta, ora basta aggiungere la ciliegina sulla torta, l’ultimo atto d’accusa - il più infamante - che pende sulla testa degli sfortunati abitanti di questa povera isola. L’Aids che - secondo l’espressione certo colorita ma pericolosa dell’Annunziata - Haiti avrebbe messo “in circolazione nelle vene dell’Occidente, passato ai bianchi benestanti del Nord, scesi a godersi a ore i piccoli e le piccole dee degli slums di Port-au-Prince”.

Nei primi anni ‘80 la scoperta negli USA di numerosi haitiani positivi al virus HIV portò a una fiammata di razzismo nei confronti della numerosa comunità di immigrati dall’isola caraibica, accusati di essere gli “importatori” della malattia negli Stati Uniti. In migliaia subirono discriminazioni, persero il lavoro o si trovarono senza casa. Oggi pare assodata nel mondo scientifico (si veda www.avert.org per una sintesi degli studi) la teoria secondo la quale Haiti sia stata la porta di ingresso del virus in Occidente, anche se sono in molti a contestare questa versione (si veda www.montraykreyol.org con i dubbi dei medici haitiani).

Malattia, disastri naturali, povertà e sofferenza, senza contare le sanguinarie dittature che hanno oppresso l’isola: è certo, non può che esserci una maledizione che pende sul capo di Haiti. Ne è convinto Pat Robertson, potente telepredicatore americano, il quale sostiene che “il terremoto di Haiti è stato provocato da un patto con il diavolo che il paese stipulò nel 1803 per ottenere l’indipendenza dalla Francia” (l’intervista si trova su http://blogs.abcnews.com).

Nel 1791 sull’isola caraibica - allora colonia francese - scoppiò una ribellione di schiavi di proporzioni mai viste: era figlia della Rivoluzione francese iniziata due anni prima, una lotta contro l’oppressione e per l’indipendenza iniziata oltre 200 anni prima delle lotte anticoloniali del secolo scorso. Contro gli insorti le armate inglesi e spagnole, che vennero nel 1794 sconfitte dal grande generale che guidò la prima rivoluzione nera della storia: Toussaint L’Ouverture, ex schiavo, che prese alla lettera le parole degli ex padroni, che con la Convenzione avevano dichiarato abolita la schiavitù.

Ma l’indipendenza non durò a lungo: eguaglianza, fraternità, libertà valgono soltanto per i bianchi. Nel 1803 Toussaint venne catturato a tradimento dalle truppe coloniali di Napoleone, arrivate sull’isola per ristabilire il potere bianco e morì in una prigione in Francia.

Alla Rivoluzione francese siamo soliti far risalire i principi universalistici su cui si basano le nostre democrazie. Un universalismo - ancora oggi - senza Toussaint e tutte le Haiti del mondo. “Con la mia deposizione - scriveva il generale nero - solo il tronco dell’albero della libertà dei neri è stato tagliato; i rami spunteranno di nuovo perché le sue radici sono numerose e profonde”.

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