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Dipendenti provinciali e doppio lavoro

Luigi Francesco Traverso

Ho cercato di far decantare tutto quello che mi è passato per la testa quando in agosto ho saputo la notizia. Mi sono posto domande e non mi sono dato risposte. Ho cercato di dare un senso a questa “novità” ma non ci sono riuscito. Probabilmente non riesco a comprendere una situazione del genere perché parto da una considerazione di base che deriva dai dati forniti dall’Istat sulla disoccupazione, soprattutto quella giovanile, che nel maggio scorso ha toccato il 29,5% (il massimo dal 2001).

Il permettere il doppio lavoro mi sembra veramente una novità che va in rotta di collisione con gli sforzi che chi ci governa ed amministra dice di fare per creare nuovi posti di lavoro. C’è gente che ha un posto di lavoro (in questo caso mi riferisco ai dipendenti provinciali) da leccarsi i baffi, e fra questi ci sono coloro che, per svariate ragioni, hanno deciso di fare part-time e con questa nuova norma succede che lavoreranno da due parti. Tutto questo rientra nelle regole del gioco, soprattutto partendo dall’avidità di ogni essere umano, che alla faccia dei principi cristiani pensa sempre più a se stesso dimenticandosi di tutti gli altri. Quindi posso capire, ma non condividere l’operato di chi, per voler arrotondare ulteriormente uno stipendio che tanta altra gente neanche si sogna, decida di fare un secondo lavoro, magari relegando il primo ad un momento di riposo. Quello che non riesco invece a comprendere è come il fatto venga visto di buon occhio, anzi elogiato, dai sindacati. Non posso proprio comprendere come si esalti come traguardo una norma che probabilmente incrementerà la disoccupazione giovanile a vantaggio di chi invece avrà due attività. Di contro, magari, verranno organizzati cortei e manifestazioni per promuovere l’occupazione giovanile.

Sono proprio in rotta ostinata e contraria. Vorrei tanto che in Italia esistesse una legge che obbligasse tutti, dico tutti, a non occupare incarichi pubblici oltre i settanta anni di età. Vorrei tanto che tutti coloro che, molte volte per meriti di parentela o di sponsorizzazione, abbiano nomine pubbliche si limitassero a due incarichi. Vorrei tanto vedere un cinquantenne Presidente della Repubblica, ma ho la vaga impressione che per vederlo dovrò trasferirmi all’estero, in qualsiasi Paese che non sia l’Italia. Nel frattempo mi accontenterò di vedere il Paese governato da arzilli vegliardi e le percentuali di disoccupazione giovanile aumentare, e chi ha già un lavoro pronto a farne due. Poveri noi.

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