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Perché le ho voluto bene

E’ scomparsa Hilde Zach, prima donna sindaco di un capoluogo di regione

Nel marzo dell’anno scorso, Hilde Zach ha dovuto lasciare, dopo sei anni, il posto di sindaca (e leader della lista civica “Per Innsbruck”), per ragioni di salute. Ora ha perso la sua ultima battaglia, contro il cancro. È morta 10 mesi dopo il suo ritiro.

Era entrata nel consiglio nel 1994, con l’emergenza della lista civica popolare di Herwig van Staa, e subito diventata assessora alla cultura e all’economia Poi nel 2000 divenne vicesindaca, e nel 2004, quando van Staa divenne Capitano, prima sindaca in un capoluogo regionale nella storia dell’Austria. Ha ricoperto posti importanti anche nell’associazione delle città austriache ed europee, e nella Camera dei comuni e delle regioni del Consiglio d’Europa.

Quando, da presidente del mio gruppo, ho dovuto preparare il mio discorso per la seduta di lutto del Consiglio, mi son reso conto che per questa “dama di ferro” non c’è stato soltanto rispetto (dovuto sia al ruolo istituzionale che a chiunque, anche dall’altra parte della barricata), ma molto di più. Poiché barricate, per lei, non c’erano state mai, nemmeno nei momenti più duri di battaglia politica e di discussioni avvelenate. La Zach ha sempre lottato per quel che pensava fosse giusto, ma allo stesso tempo non ha mai dimenticato che forse anche gli avversari potevano aver ragione, almeno secondo loro. Insomma, era impossibile non volerle bene.

Perché ha dimostrato che una sindaca fa una differenza grande come un macigno: vedi il numero di dirigenti femminili in costante aumento e l’organizzazione del lavoro cambiata per favorire la compatibilità fra lavoro (e carriera) e doveri familiari. Ad esempio: un posto d’organico per un dirigente della sezione giuridica della direzione generale diviso fra due donne part-time tornate al lavoro dopo una breve pausa di maternità. Prima, ciò era impensabile, naturalmente per semplici necessità organizzative.

Perché sapeva, dalla presidenza, svegliare la platea sonnolenta (alle 9 del mattino) e prevalentemente maschile dell’associazione delle città al grido di “Avete visto come la nuova coalizione governativa ha scelto la nostra rappresentanza all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa? Due terzi di maschi! Peggio della Romania. Siete sicuri di vivere nel ventunesimo secolo?”

Perche le sue lettere ai colleghi di Bolzano e Trento ha voluto firmarle “La Sindaca”, in barba alla grammatica tradizionale che prescrive “Il Sindaco, la signora...”

Perché a lei il movimento gay non faceva paura né dava fastidio: anzi, dava soldi pubblici anche ai centri di informazione ed incontro di gay e lesbiche.

Perché non disdegnava di passeggiare per il centro della città mano nella mano con l’uomo con cui conviveva senza matrimonio né civile né religioso. E scusate se è poco, in questo Tirolo dove tutti i grandi peccatori pubblicamente fanno i chierichetti.

Perché a quanti ironizzavano sulla sua precedente carriera imprenditoriale in una famiglia di macellai, con un bar-ristorante vicino al mercato generale, rispondeva semplicemente: “Embe? Far bene un mestiere onesto è un male?”

Perché non abbiamo soltanto un teatro regionale con produzioni che attraggono perfino i critici da Monaco, ma i piccoli teatri ed i centri di cultura, anche alternativa, sono cresciuti e si sono moltiplicati. E perché ha creato, dal nulla, un concorso autogestito per l’arte nello sviluppo urbano, con decine di migliaia di euro ogni anno per interventi artistici.

Perché le piacevano le ruspe e le gru, poiché aveva capito che una città non è un museo di se stessa, deve crescere e ri-crearsi ogni giorno.

Perché durante un dibattito accanito sul suo modo di governare una seduta, mi poteva dire, con un sorriso disarmante: “Insomma, hai ragione tu, del regolamento ti intendi molto più di me”.

E anche perché ha voluto che durante la messa funebre in duomo non ci fossero i discorsi di rito della sindaca in carica, del Capitano o del presidente di turno, ma soltanto un discorso di addio da parte della direttrice artistica del teatro regionale, Brigitte Fassbaender.

Proveniva dai ranghi dei commercianti nel partito conservatore, ed è diventata la sindaca di un processo di modernizzazione, di una società civile diventata più pluralistica di prima. “Cambiare tutto per non cambiare” alcuni valori fondamentali: Sì, era conservatrice, ma aperta al nuovo, al cambiamento. Ci mancherà.