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QT n. 2, febbraio 2011 Monitor: Teatro

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Un sempreverde che sa rinnovarsi

Quando si legge che uno spettacolo ha avuto ben 35 anni di costante successo, si rimane sempre incuriositi su quali possano mai essere gli ingredienti di una ricetta tanto riuscita; quando poi lo spettacolo è una commedia musicale, variazione casareccia dei più impegnativi musical americani, si è quasi certi che il successo sia dovuto a temi e musiche nazionalpopolari.

È con questo spirito che ci siamo seduti in sala, aspettando di capire che cosa appassionasse tanto le folle, che da giovedì a domenica hanno letteralmente invaso il Sociale di Trento. E infatti, incredibilmente, dopo solo pochi minuti, ogni spettatore suo malgrado si è ritrovato completamente avvolto dalle atmosfere nostrane, vitali e frizzanti della commedia musicale di Garinei e Giovannini, inserendosi in ogni minimo stacco per poter applaudire, e addirittura cantare assieme ai protagonisti.

Gli elementi di tale successo sono tanti: il testo è ben collaudato e inserisce la solita storia d’amore impossibile in un contesto di vita quotidiana. Quanto ai personaggi, non spiccano per particolari doti: don Silvestro, oltre ad essere un bravo curato, non possiede certo doti carismatiche ed il sindaco Crispino non è molto diverso dai tanti primi cittadini di un piccolo paese, un personaggio modesto, di cui spicca solo l’eterna competizione con la Chiesa. Ciascuno di noi, insomma, riesce a riconoscere e riconoscersi. Le splendide scenografie di Coltellacci, rotanti, praticabili e curate nel dettaglio, hanno poi contribuito sicuramente molto nella resa dell’ambientazione.

Ma il merito maggiore va all’interpretazione degli attori e all’affiatamento della compagnia intera, con artisti affermati che hanno saputo recitare la propria parte senza voler sopraffare i meno noti. Rivelazione del musical, la giovanissima Valentina Cenni (che ha dato vita ad una Clementina vitale, innamorata e sognatrice, mantenendo un alto livello sino a fine spettacolo) e Marco Simeoli nella parte di Toto, che ha reso senza cadere mai nel cliché. I due giovani interpreti sono riusciti ad entrare nello spirito della commedia mantenendo il clima popolare che la contraddistingue, grazie ad una recitazione non contraffatta, spesso sostenuta da un linguaggio medio-basso.

Un musical che insomma ha saputo rinnovarsi, ma che ha anche valorizzato la propria tradizione, con la regia di Johnny Dorelli, un don Silvestro interpretato da Gianluca Guidi (che nella voce ricorda il padre nello stesso ruolo trent’anni prima) e la voce di Dio di Renato Turi.

Quando si guarda al contemporaneo tenendosi però legati alle proprie radici più profondamente popolari, è difficile sbagliare: ecco il motivo centrale di tanto consenso di pubblico.

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