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Università: la commissione della discordia

Lorenzo Dellai e il rettore Davide Bassi

Nuovo capitolo nel fidanzamento fra Provincia e Università, ovvero la storia d’amore con troppi interessi in mezzo.

Questa volta il pomo della discordia riguarda le nomine della Commissione statutaria, ovvero delle cinque persone (individuate principalmente dal rettore Bassi e dal presidente Cipolletta) che con loro due dovranno scrivere il nuovo statuto per l’ateneo.

Giorni fa il Dipartimento di Economia all’unanimità aveva invitato i vertici dell’ateneo a prevedere un’incompatibilità tra i docenti che negli ultimi anni hanno offerto consulenze alla Provincia e il ruolo di membro della Commissione. Un invito magari un po’ troppo scrupoloso a stare alla larga da possibili conflitti d’interesse, ma che avrebbe dovuto vedere tutti d’accordo.

E invece no: l’indomani Roberto Pinter (Pd) in un’intervista dice (timidamente) che la richiesta del Dipartimento non è sbagliata in sé, ma potrebbe rivelarsi una “norma capestro”, perché impedirebbe la nomina anche di chi ha collaborato non continuativamente ed organicamente conla Provincia. Ilrettore Bassi entra nel dibattito dicendo che questo conflitto di interessi esiste e va affrontato, ma non qui e non ora, bensì in futuro e nel codice etico. La risposta sta in piedi a fatica: soprattutto se si riconosce che il problema esiste: è importante che sulle persone incaricate di redigere un testo così importante non ci sia alcun sospetto.

Più scaltro Cipolletta, che rimane in un vago “terremo presente questa come altre segnalazioni nelle nomine per la Commissione”.

Ribadiamo: il rischio paventato dal Dipartimento di Economia non è strutturale e difficilmente avrà ripercussioni importanti, come anche hanno dichiarato gli altri direttori di dipartimento, che si affidano al buonsenso di Bassi. Ma ci chiediamo: è così difficile trovare dei docenti che negli ultimi anni non abbiano avuto incarichi conla Provinciae siano pure abbastanza bravi da scrivere uno statuto?

Arriva un’intervista di Dellai (del 24 giugno sul Corriere del Trentino) a zittire tutti. Non che dica qualcosa di risolutivo, per carità, le solite cose sull’”importanza del momento” e sulle “questioni non prioritarie”, come definisce l’incombente invadenza della Pat. Difatti, con veemenza, chiede ai professori di farsi un bell’esame di coscienza: “Da quando lo Stato ci ha dato la delega, abbiamo discusso per il 95% del tempo dei sistemi di garanzia [...]. Regole, bilanciamento, opportunità, garanzie, non invadenza: vogliamo finirla, un giorno o l’altro?” Il dibattito però si spegne.