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Elezioni: chi ha vinto e chi ha perso

Il risultato della elezioni politiche ha fotografato gli orientamenti dei cittadini in questo momento. Scelta che non appare effimera, ma potrebbe durare nel tempo. La destra di Berlusconi, Fini e Bossi ha vinto. Il Partito Democratico di Veltroni ha perso. La sinistra radicale è scomparsa. Perché?

Prima di rispondere vorrei ribadire che la destra italiana non è liberale né democratica: non ha assimilato la lezione degli  economisti anglossassoni (Smith, Ricardo) ma neppure quella di Einaudi. A sua volta il Partito Democratico e i suoi antenati (PS, PDS, Ulivo,ecc) hanno gettato al macero la cultura socialista e la sua esperienza ( Marx, Engels, Bernstein, Kautsky, insieme a Salvemini, Turati e Gramsci) e hanno guardato con sufficienza ai modelli socialdemocratici dei Paesi nordici. La Sinistra radicale ha imbalsamato le vecchie bandiere e le ha esibite mummificate e inconcludenti, anche durante la campagna elettorale.

Credo si possa dire che tutte le correnti politiche sono state contagiate dalla pubblicità, in particolare dallo spot che dice: "Life is now!" che è penetrato in profondità nella coscienza collettiva. Lo spot può essere tradotto così: ora e subito! La vita non è progetto ma attimo fuggente. Vale per tutti, anche per il miserabile che non sa se arriverà a sera e dormirà sotto un ponte avvolto in stracci e cartone.

A maggior ragione per i ricchi e potenti, che ora e subito vogliono accrescere i loro profitti, a qualunque costo, senza tener conto dell’interesse collettivo. L’Italia è stata fatta, ma gli italiani non ancora. Su tutto prevale l’interesse ‘particulare’ (Guicciardini’). La coscienza di classe è svanita da tempo e si va vanificando la coscienza della comunità. La televisione ha diseducato la gente: ciò che conta è ‘apparire’, non ‘essere’. Romano Prodi, per esempio, non è stato né amato né apprezzato perché non è un tycoon, non è un miliardario, non è un seduttore, un macho, ma una persona normale che, trovandosi al centro di uno dei poteri della finanza (IRI), non ha rubato né prima né dopo, al Governo. Il suo esempio fa diventare pazzi di rabbia quelli che di ogni incarico pubblico fanno un affare privato, un’occasione per rubare.

Se queste considerazioni sono valide, non c’è da stupirsi se le elezioni hanno premiato la destra, che ha raccolto quello che aveva seminato: il populismo demagogico, le promesse a cascata mai mantenute. A malincuore dobbiamo dire che ha vinto lo spot pubblicitario, la telenovela insulsa, la stupidità, l’ignoranza, il conflitto di interesse. Hanno vinto la mafia e la camorra. Il boss Mangano, condannato a tre ergastoli, lo stalliere di Berlusconi e suo uomo di fiducia, è stato definito un eroe dal senatore Dell’Utri, manutengolo di Berlusconi. Hanno perduto invece coloro che vivono del proprio lavoro e pagano le tasse. Hanno perso gli onesti, i giovani coi loro sogni, tutti coloro che credono nella democrazia, nella giustizia, nella solidarietà.

Non bisogna tuttavia rassegnarsi alla sconfitta e alla disperazione. L’Italia ha ancora persone oneste e capaci, a cui sta a cuore l’interesse collettivo e sono pronte a battersi per l’applicazione  dell’articolo 3 della Costituzione: "Tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge….E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini e impediscono l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese". Solo questa può essere la rotta per la rinascita della Sinistra e per innervare un programma politico.

Occorre una rivoluzione culturale, lunga e difficile, anche per il Partito Democratico e per ciò che resta della la sinistra radicale se vogliono diventare  un punto di riferimento serio per chi vuole trasformare la società . Se sapremo essere determinati e uniti, i vincitori di oggi cadranno sotto il peso della loro mala politica.