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Vero teatro?

"Vero West" di Sam Shepard per la regia di Sergio Maifredi con D'Elia e Ferrini, grandi aspettative, ma solo sulla carta: al Cuminetti pubblico sparuto, attori disimpegnati, testo così così.

Metti in scena due ottimi attori, Corrado d’Elia e Jurij Ferrini, diretti da un regista esperto, Sergio Maifredi, e cos’altro può sortirne, se non uno spettacolo eccellente? "No, ragazzi, avete sbagliato", dice più o meno il narratore collodiano all’inizio del celeberrimo Pinocchio. E’ anche possibile che con buoni ingredienti non si confezioni un prodotto altrettanto buono. Fuor di metafora, proviamo a capire cosa non ci ha convinto di "Vero West", opera teatrale di Sam Shepard, noto drammaturgo statunitense.

Il regista Sergio Maifredi.

La storia narra di due fratelli, uno sceneggiatore di successo e un ladruncolo, che nel corso dello spettacolo a poco a poco apprendono l’uno qualcosa dall’altro, sulla vita e sul necessario rapporto da intrattenere con la realtà esistenziale. Il "vero West" è metafora della vita reale; nei discorsi dei due personaggi il deserto appare come il luogo dell’autenticità, contrapposto alla finzione della vita quotidiana condotta dallo sceneggiatore, che peraltro campa scrivendo precisamente finzioni. Senza addentrarci nelle implicazioni "filosofiche" del testo, che vorrebbero confonderci e (ri)iniziarci alla complessità del rapporto tra "finta realtà" e "vera finzione" (non così appassionanti come potrebbero sembrare), vogliamo ritornare alla messa in scena vista al teatro Cuminetti il 17 aprile, unica rappresentazione, davanti a un pubblico sparuto.

Ebbene, sarà stato forse proprio per la scarsa presenza di spettatori – ma un professionista non dovrebbe badare a questo – che i due attori sembravano poco impegnati, come se in scena operasse il personaggio, e loro fossero altrove; abbiamo avuto l’impressione che il dialogo tra i due personaggi mai prendesse realmente vita, proprio per l’assenza dei due attori. Forse il testo non è un capolavoro, e questa potrebbe essere una seconda e decisiva spiegazione: ma allora, perché sprecare tempo e talento per metterlo in scena? Memori di ben altre interpretazioni (Rostand per d’Elia, Shakespeare per Ferrini), archiviamo questo spettacolo senza particolare emozione.

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