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QT n. 12, 14 giugno 2008 Servizi

Un orientamento etico

Trento, piazza Duomo, 6 giugno. Se oggi, per le vie della città, in cammino per costruire un Trentino della convivenza e della fraternità, saremo non in dieci ma cento, non in cento ma mille, già oggi Walter potrà un poco ri-vivere. Ri-sorgere, nel linguaggio dei credenti in Dio. Sarà presente, anche se non lo vediamo più al nostro fianco o, forse, non lo vediamo ancora. Cammineremo insieme, chi ha fiducia negli uomini e nelle donne, nei bambini e nei giovani, e chi crede (anche) in Dio. Che ha nomi e profeti diversi per rivelarsi: Mosè, Gesù, Mohammad, e altri ancora. 

Di questa speranza, di un Trentino plurale, più giusto e accogliente, parlavamo la settimana scorsa con Walter, nella biblioteca comunale, alla presentazione del libro di Piergiorgio Cattani "Cara Valeria". E ascoltavamo con tremore le parole affaticate di quel giovane intellettuale, immobile sulla carrozzella, senza sapere della ferita che minava lui, Walter, attivo e vigoroso. Io gli ho regalato, e lui ha accolto con gratitudine, l’ultimo numero de "L’Invito", dedicato al dialogo fra cristiani e musulmani. Fra la Chiesa e la Moschea. Il contributo che, fra resistenze interne e ostacoli esterni, la Comunità di S. Francesco Saverio cerca di dare: intrecciare, sull’unica corda dell’umanità (e dell’unico Dio), i nodi delle culture (e religioni) diverse.

Qualche giorno fa ha scritto su l’Unità Giorgio Ruffolo, un economista e filosofo caro ad entrambi: "L’unico modo di rispettarsi reciprocamente tra credenti e non credenti è di non dialogare sull’argomento". Invece la morte improvvisa di Walter ci spinge a pensare, a dialogare, e a collaborare, perché il mondo risorga ogni giorno un poco più libero e giusto. Un impegno capace di dare senso alla vita. Nell’attesa, per chi è chiamato a credere in Dio, nella risurrezione completa, finale. Una chiamata, tali sono le colpe che la Chiesa cattolica accumula lungo la storia, di cui talvolta io farei volentieri a meno. Persino Matteo, il pubblicano, quando Gesù lo invita seguirlo, sorpreso, vorrebbe reagire: Caravaggio lo dipinge in colori che fulminano. Anche il socialismo, da Marx in poi, è gravato di colpe: ma è la chiamata a cui Walter non ha voluto sottrarsi, fino alla fine. Interrogandola anche dal punto di vista del Cristo delle beatitudini. Nessuno può separare, con purezza, il grano dalla zizzania.

Un dialogo, fra credenti e non credenti, che non punta al proselitismo, alla conversione dell’altro. Ma capace di svelare, nelle rispettive fedi, nell’uomo e in Dio, quegli elementi di idolatria, di trionfalismo, di rassegnazione, che continuano a deturparle. Un dialogo capace di renderle un poco più autentiche, e impegnate sui sentieri della storia.

Quella di Walter è una morte capace di esercitare la funzione di orientamento etico, in chi gli sopravvive per qualche giorno. E di legare le generazioni fra loro, i giovani e gli anziani, in una totalità storica significativa. Come dovrebbe essere sempre, ma non è quasi mai, perché la folla che si riunisce attorno al defunto è episodica, destinata a sciogliersi alla fine del rito. Siamo qui come le foglie. Ma Walter è un seme che può fruttificare, già oggi, in Trentino. A conforto, un poco, per chi ha amato e gli ha corrisposto.