Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

La messa al posto della scuola?

Gloria Bertoldi

Apprendiamo dalla stampa locale di martedì 10 giugno che la Lega si è molto arrabbiata, presentando persino una interrogazione in Consiglio Provinciale, con l’Istituto Comprensivo di Cavalese, perché ha deciso di svolgere regolari lezioni anche l’ultimo giorno dell’anno scolastico; avrebbe preferito che gli alunni anticipassero le vacanze estive partecipando alla messa. La Lega se la prende soprattutto con la Flc Cgil, che a suo dire avrebbe protestato "sull’abitudine della messa".

L’argomento non è nuovo e, come sempre, apre una ferita mai rimarginata sulla laicità della scuola.

Ad essere precisi, la Flc Cgil è intervenuta, perché sollecitata, presso il dirigente scolastico per la messa di inizio anno, sempre in orario scolastico e quindi in sostituzione delle lezioni; abbiamo chiesto informazioni sulla procedura adottata dall’Istituto e sulle motivazioni didattiche.

Allo stesso tempo, ci siamo permessi di ricordare i compiti dei vari organi collegiali della scuola: il consiglio dell’istituzione approva il progetto di istituto sulla base di quanto deliberato dal collegio docenti e "il consiglio di classe definisce le attività della classe curricolari ed extracurricolari, tenendo conto del progetto d’istituto e della programmazione dell’attività didattica ed educativa deliberata dal collegio dei docenti".

Siamo quindi intervenuti avanzando una richiesta di informazioni ed esponendo il nostro punto di vista.

Una posizione, la nostra, che trova ragione sia in svariate norme legislative (per esempio l’ art.311 del Decreto legislativo 16 aprile 1994 n.297, l’articolo 9 della legge n.449/1984, applicativa della intesa tra Tavola Valdese e Stato Italiano o altre intese, firmate negli anni successivi con altre religioni, quali l’Unione Italiana delle chiese cristiane avventiste del 7° giorno, le Assemblee di Dio, l’Unione delle Comunità ebraiche italiane), e vari pronunciamenti del TAR, tra i quali citiamo la sentenza 250/93 del Tar dell’Emilia-Romagna il quale, con molta chiarezza, ha dichiarato illegittime quelle deliberazioni dei consigli di circolo che avevano consentito l’inserimento, al posto delle normali ore di lezioni, di attività (tra cui la messa) del tutto estranee alla scuola e alle su finalità istituzionali.

La sentenza afferma che lo Stato italiano assicura l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole della Repubblica proprio perché riconosce il valore della cultura religiosa e insieme che i princìpi in particolare della religione cattolica sono parte del patrimonio storico del popolo italiano; chiarisce, però, che solo l’insegnamento della religione è cultura religiosa, mentre non lo sono certamente gli atti di culto, le celebrazioni di riti e le pratiche religiose.

Il ragionamento svolto dai giudici del Tar prosegue con altre sfumature, ma quello che qui interessa si riassume in poche righe: le pratiche religiose e gli atti di culto non possono rientrare nell’orario scolastico, cioè negli orari destinati alle normali lezioni, perché costituiscono un fatto antigiuridico.

Sarebbe bene che questo paese lasciasse alle spalle vecchi ed immaturi comportamenti, entrasse in una fase di crescita civile e laica, nel diritto di tutti a convivere democraticamente senza continui tentativi di egemonie culturali.

Articoli attinenti

In altri numeri:
Laicità dello Stato, opportunismi e religiosità
Vincenzo Bonmassar

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.