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L’ asino di Cattelan

Giusi Ferrari, LAV di Trento

E' seduto. La testa leggermente inclinata, le orecchie aperte, come piccole ali sul dolore del mondo. Appoggia le zampe sul prestigioso marmo di un’università, luogo eccelso in cui l’umana ragione allena le sue facoltà... Ti chiedi perché non si muova, perché non trovi la forza di scappare dall’artificio in cui è stato collocato, ma se lo guardi negli occhi comprendi... che è morto!

E’ morto l’asino di Cattelan, è morto perché lui, Cattelan, possa chiamarsi artista; è morto perché lui, l’asino, possa essere considerato un’opera d’arte... Lui, scelto tra mille, potrebbe valere due milioni di euro, ma forse di più, magari perché è seduto e non appeso come l’altro glorioso morto cavallo.

Qualcuno mi ha detto che agli artisti tutto è permesso; allora mi permetto di scandalizzare i benpensanti, e di scandalizzarli veramente, chiedendomi come mai i bimbi impiccati siano invece dei fantocci. Mi chiedo se il genio di Cattelan si sia dovuto arrendere alla morale che lo circonda e che condanna il delitto, e quindi limitare le possibilità espressive della sua arte, oppure se gli sia sembrato naturale che la vita umana abbia un valore che va oltre qualsiasi esigenza artistica.

E qui arriviamo noi, gli animalisti, a rivoluzionare un pensiero e a condannare l’uccisione di un asino, perfetta opera d’arte di Madre Natura, per poterlo impagliare, per potersi definire artista, per buttare in faccia alla società i suoi orrori. E per farlo certo bisogna uccidere, far uccidere.

Tutti i giorni, ogni giorno, le associazioni di volontariato denunciano le aberrazioni che ci circondano, potrebbero riuscire a farlo con la poesia e altre forme d’arte e qualcuno di noi ci riesce, senza uccidere e senza guadagnarci proprio niente.

Cattelan con l’asino, Katarzyna Kozyra con la "Piramide di animali", ma "gli unici esseri sulla terra a saper di morire" sarebbero gli esseri umani. Questo commento del direttore della Galleria Civica di Arte Contemporanea, Fabio Cavallucci, la dice lunga sulla mancata conoscenza umana delle facoltà animali, la dice lunga sulla mancata considerazione che animali siamo pure noi, ed infine la dice lunga su quanto l’uomo possa invece essersi allontanato dall’idea della morte.

Gli animali conoscono il dolore e sanno che tutto può avere una fine. Negli allevamenti intensivi la mucca urla per giorni quando le viene strappato il vitello, perché sa che non lo rivedrà; nessun animale nei macelli si è mai immolato spontaneamente ed il solo odore del sangue li induce a fuggire. Per sottrarre il cucciolo di una scimmia a sua madre, nei laboratori di vivisezione, non bastano tre persone; le formiche compiono piccole operazioni chirurgiche, e non credo che lo facciano per diletto. Sì, ma certo, l’obiezione è sempre che si tratti di puro istinto. Disquisire sulle ragioni di una consapevolezza, mi sembra ridicolo quando è la sola presenza di questa capacità che ci accomuna, a dirci quanto ci assomigliamo.

Gli orrori che questa società non vuole riconoscere, sono anche nella possibilità di uccidere esseri di altre specie, di sfruttarli, di ridicolizzarli e di costringerli in attività che ne ledono la dignità. L’asino è un animale dignitoso, ma certo non lo può essere nel contesto voluto da Cattelan.

I tempi sono maturi perché l’uomo possa finalmente scegliere. Scegliere di dare il giusto valore alle cose, scegliere la strada che ci riconduce all’essenza, la strada della pace che non sia solo una bandiera, la strada della liberazione da tutto ciò di cui non abbiamo bisogno.

Ma vogliamo aprire gli occhi sulla verità? Rammento la favola de "I vestiti nuovi dell’Imperatore: tutti a lodare un vestito che non esisteva, a farlo per non essere inferiori agli altri. La libertà sta in un’autonoma capacità di critica, nella fedeltà ad un proprio profondo sentire, nel coraggio di urlare l’indignazione che ci sale dentro. Non possiamo sempre permettere che ci prendano in giro.

Commenti (1)

Che schifo! Paolo

Forse non sono abbastanza colto o dotato della necessaria sensibilità artistica per capire queste cose( mi riesce difficile chiamarla arte ) . Il mio è sicuramente un giudizio semplicistico ma sono assolutamente convinto che Cattelan avrebbe fatto meglio ad andare a zappare la terra ( anche questo gli sarebbe riuscito male! )
Mi vengono in mente altre sculture , penso al colonnato del Bernini , alla Pietà di Michelangelo , alle sculture di Bouraine, D. H. Chiparus , Lipchitz, Bugatti ..... Potrei andare avanti ...
Non riesco a trasmettere tutta la mia indignazione per queste forme " d'arte" e soprattutto il mio disappunto per tutti coloro che in un modo o nell'altro contribuiscono a diffondere tali COSE quando invece dovrebbero solo essere destinate all'oblio!!!
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