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QT n. 20, 27 novembre 2004 Documenti

Due canzoni

Io son povero disertore

Questo canto di protesta del primo Ottocento, presumibilmente di origine veneto-trentina e diffuso in tutto l’arco alpina, entrò a far parte anche dei canzonieri della prima guerra mondiale. La versione che riproduciamo (registrata nel Vanoi nel 1990 da M. Brian) è riproposta in una bellissima raccolta recente di canti veneti della Grande Guerra, "Col primo colpo Asiago l’è stato colto", edita in un doppio CD della Bandabrian (chi fosse interessato può ordinarlo al Museo del Risorgimento e della Resistenza di Vicenza).

Io son povero disertore
abbandonai le mie bandiere
per Ferdinando l’imperatore
che mi ha perseguità.
Io passai giorni felici
mari e monti li traversai
ed una sera m’addormentai
e mi svegliai ero legà.
Mani e piedi m’avevano legato
in una prigione m’avevan trasportato
ed il pretore m’ha domandato
per qual fine io ho disertà.
Io risposi francamente
che un bel giorno in una foresta
ed un pensiero mi viene in testa
di non fare mai più ‘l soldà.
Povero padre perché sei morto
e perché non vivi ancora
sol per vedere tuo figlio a la malora
condannato senza ragion.

Il disertore

Scritta negli anni ’50 da Boris Vian, scrittore francese anticonformista e di talento, questa canzone è stata rilanciata nel 1991 in Italia da Ivano Fossati, nella traduzione di Giorgio Calabrese.

In piena facoltà egregio presidente
le scrivo la presente che spero leggerà.
La cartolina qui mi dice terra terra
di andare a far la guerra quest’altro lunedì.
Ma io non sono qui egregio presidente
per ammazzar la gente più o meno come me.
Io non ce l’ho con lei sia detto per inciso
ma sento che ho deciso e che diserterò
Ho avuto solo guai da quando sono nato
e i figli che ho allevato han pianto insieme a me.
Mia mamma e mio papà ormai son sotto terra
e a loro della guerra non gliene fregherà
Quand’ero in prigionia qualcuno mi ha rubato
mia moglie, il mio passato la mia migliore età.
Domani mi alzerò e chiuderò la porta
sulla stagione morta e mi incamminerò
Vivrò di carità sulle strade di Spagna,
di Francia e di Bretagna e a tutti griderò
di non partire più e di non obbedire
per andare a morire per non importa chi.
Per cui se servirà del sangue ad ogni costo
andate a dare il vostro se vi divertirà
e dica pure ai suoi se vengono a cercarmi
che possono spararmi io armi non ne ho.

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Disertori e monumenti
In altri numeri:
Il popolo scomparso

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