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Il Museo di San Michele non è “in affanno”!

Giovanni Kezich

Caro Direttore, leggo soltanto oggi la ribattuta San Michele: un museo in affanno a firma di Maddalena Di Tolla Deflorian, che forse non a caso appare su un numero intitolato "Male di vivere in Trentino", perfettamente interpretato dalla foto di copertina, che mi ritrae al volante poco dopo la lettura dell’articolo. 

Posso solo esprimerle la mia costernazione e il mio assoluto dissenso sul titolo, che non corrisponde al vero, e che serve solo a propalare, per il Museo, una nomea del tutto ingiustificata e dannosa, e sul modo specioso in cui si è cercato di contrapporre ad arte valutazioni mie e della Vicepresidente signora Cogo, nei confronti della quale non nutro la benché minima velleità di carattere polemico, particolarmente per quanto riguarda le relazioni tra Museo e territorio, che stiamo, come sempre del resto, perseguendo operativamente con appuntamenti quasi quotidiani, in piena sintonia con le indicazioni di indirizzo.

Dissento inoltre sul metodo seguito dalla Sua articolista, che ha ritenuto di potersi addentrare in argomentazioni così complesse - e che esulavano completamente, nelle mie intenzioni, dalle polemicuzze del giorno - sulla base di un’intervista fatta per telefono (sic!), a proposito di un Museo che non visita "da alcuni anni" (sic!) e sul taglio perentorio e saccente di alcune sue valutazioni, che appaiono francamente incomprensibili, se non
addirittura risibili.

Ma insomma: il Museo di S. Michele va a Lubiana, invitato a rappresentare l’Italia tutta in un importante Festival dei Musei etnografici europei, fianco a fianco con le maggiori istituzioni nazionali: Irlanda, Baviera, Croazia, Bulgaria, Finlandia, Estonia... Ciascun paese, nelle intenzioni dei colleghi sloveni, aveva il compito di proporre qualche oggetto, qualche tema etnografico che lo identificasse. In questa prospettiva, abbiamo scelto le malghe, che sono certamente, con la loro storia, la loro economia, la loro cultura, la loro realtà ancora attuale, uno dei blasoni maggiormente distinti dell’assetto antropico tradizionale del territorio trentino. Ad accoglierci, oltre ai colleghi etnologi di tutta Europa, le autorità diplomatiche italiane, il direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, il Presidente della Repubblica Slovena. Se aggiungiamo che il tutto si è svolto serenamente e senza particolari dispendi, quale testimonianza autentica del prestigio che il nostro Museo si è guadagnato in ambito panalpino in anni e anni di lavoro serrato - altro che "affanno"! - si può sapere che cosa c’è che non va?

Giovanni Kezich , direttore del Museo degli Usi e Costumi della gente trentina