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I disastri della sanità trentina

Marta Rossaro

Altro che guasti (come dal titolo del servizio I guasti della sanità trentina e i suoi perché sull’ultimo numero di Questotrentino!).

Ci sono autentici disastri che rendono risibili le dichiarazioni di assessori ed altri rappresentanti istituzionali secondo cui la sanità trentina è di buon livello, con punte ottimali. Il clima aziendale è asfissiante. La riconferma dei direttori, oltre al raggiungimento degli obiettivi, si basa sul rapporto fiduciario del direttore generale. Ciò significa (e lo si vede nei fatti) che i direttori (primari) e il loro sindacato sono schiavizzati al pensiero unico della dirigenza.

Gli altri dirigenti medici non esistono. Il risultato è che tutti se ne fregano (sono crollate le pubblicazioni scientifiche) e si è innestato un meccanismo di spasmodica ricerca dell’euro attraverso l’attività privata o l’accesso ai progetti discrezionali di Favaretti che vengono concessi agli adulatori di turno.

La sanità trentina è conosciuta in tutta Italia per il più vergognoso esempio di clientelismo! Il direttore generale, invece che ricoprire immediatamente i posti di direttore, ricorre allo "scavalco", illegittimo in quanto non previsto dal contratto nazionale del comparto sanitario medici. Ciò significa che il direttore di una unità operativa lo è anche di un’altra che può distare un’ora di strada. Ne deriva che i malati usufruiscono della professionalità del direttore per un tempo limitato e quindi i loro diritti sono calpestati.

L’illegittimo scavalco è durato per due anni con il dottor Ioppi, primario a Rovereto e ad Arco, e perdura per il dott. Ripamonti, primario a Trento e a Rovereto, per il dott. Dal Ri , primario a Trento e a Mezzolombardo. Lo scavalco ha creato enorme notorietà in Italia per il caso Caciagli. L’Unità Operativa di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale S. Chiara di Trento ha il posto di primario vacante dal 1996 (quasi 10 anni: incredibile!), al direttore dell’ U. O. del Laboratorio presso l’Ospedale di Pergine, dott. Caciagli, è stato conferito sin dal 1996 l’incarico di direttore a scavalco della Microbiologia del centro S. Chiara di Trento, pur non essendo lo stesso Caciagli in possesso del requisito di specializzazione in microbiologia richiesto dal DPR 484/97. Un evento mai successo in Italia. Una palese illegittimità tollerata prima dall‘assessore Magnani e ora da Andreolli. Il concorso deliberato dal direttore generale non è mai stato bandito. E’ una domanda diffusa in tutti gli ospedali: chi protegge Caciagli?

Ad Arco l’arroganza del primario chirurgo ha distrutto il servizio di Endoscopia Digestiva, che fino a pochi anni fa era il più efficiente della Provincia, così come un servizio analogo e molto apprezzato è stato distrutto a Cavalese.

Esempio raro di inefficienza sono i punti nascita. Quelli di Arco, Cles, Cavalese, Borgo, Trento, Tione, Rovereto e San Camillo. Con decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997 i requisiti minimi organizzativi del "punto nascita-blocco parto" erano vincolati alla presenza sull’arco delle ventiquattr’ore di almeno un medico ostetrico e di una ostetrica.

Tali requisiti minimi erano recepiti da un decreto del Presidente della Giunta Provinciale 27 novembre 2000. A tutto oggi i punti nascita di Arco, Borgo, Cles, Cavalese e Tione sono privi di tali requisiti organizzativi minimi.

Da tale carenza di personale deriva la possibilità di eventi lesivi sia per le partorienti che per i neonati.

L’ospedale Santa Chiara di Trento è privo di specialità come Ematologia, Endocrinologia, Diabetologia, presenti in quasi tutti gli ospedali provinciali italiani. La Neurochirurgia, posta da Andreolli come obiettivo da raggiungere entro il 2005, sicuramente non verrà realizzata per mancanza di spazi nel nuovo edificio derivante dalla ristrutturazione ,oltre che dall’impossibilità di reperire entro fine anno almeno 5 neurochirurghi. Continuerà così il calvario dei traumatizzati cranici.

La fuga di malati ortopedici e chirurgici verso ospedali extraprovinciali continua ed aumenta. Le ore di attesa al pronto soccorso di Villa Igea durante i fine settimana sono un insulto a chi soffre.

L’apertura della piastra a Rovereto dovrebbe incrementare il numero di posti letto a minima dotazione in Rianimazione di cui il Trentino ha assolutamente bisogno, essendo una delle Province con il minor numero. Ma c’è anche totale indifferenza dei vertici aziendali a reperire tempestivamente nuovo personale infermieristico e medico, in forte flessione il primo e da incrementare il secondo, con la probabilità che tale aumento rimanga sulla carta. Se un’urgenza gastro-enterologica colpisce malati afferenti a tutti gli ospedali del Trentino escluso il Santa Chiara, c’è il rischio che possa essere fatale per la perdita di tempo di trasferimento presso il servizio di Endoscopia del Santa Chiara, l’unico ad essere coperto nella notte e nei weekend da un gastroscopista reperibile. La classe medica in gran parte prevalente è compresa tra i 45 e i 60 anni.

Di fronte all’arroganza dei vertici aziendali si è radicata l’indifferenza che potrebbe continuare fino al pensionamento se non vi sarà una svolta dei vertici aziendali nell’incentivazione e nella promozione delle responsabilità.