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Lettera aperta al SIULP

Amici del Chiapas di Trento

Uomini, cittadini e poliziotti del SIULP ! La vostra lettera all’Adige del 13 febbraio ha evocato in noi alcune riflessioni che abbiamo deciso di proporvi.

Ci ha colpito la vostra scelta di identificare come piaga, degna di cauterizzazione, l’attività dei "disobbedienti". Tralasciamo la lunga storia delle piaghe emananti dalla volontà divina per punire la trascuratezza e l’ingiustizia degli uomini nei confronti della divinità e degli altri uomini, intesi come frammenti di Dio. Uscendo da questa dimensione, ma non abbandonandola, per rimanere nelle parole che la piaga ci porta, non sfuggirà alla vostra riflessione di uomini e poliziotti che le stesse piaghe abbisognano di un minimo di classificazione e di gerarchia, dettate dalla gravità delle conseguenze sulla vita intera dell’organismo colpito da piaga e, come nella migliore tradizione, di una ricerca sull’eziopatologia della piaga. Al di là del grado di visibilità, e cioè al di là del fatto che sia facile vedere a occhio nudo l’origine della piaga, pensiamo che la stessa diventi sicuramente più visibile nelle conseguenze e se preferite nei sintomi.

Certo, i disobbedienti sono molto visibili e sono un tipo di piaga che sintomaticamente esprime e si fa carico delle sofferenze che la dittatura del denaro impone ai più deboli, in una società che classifica la forza come capacità di produrre, conservare e accrescere il denaro e il potere.

Senso della giustizia, senso della bellezza, senso della comune appartenenza alla specie umana e ai vincoli che questa ci impone, senso dell’onore, senso del dovere verso il prossimo, blu o arancione che sia, senso della cura amorevole verso la natura sempre più soffocata dalle polveri sottili, dai gas serra, dai metalli pesanti, dalle diossine e dai furani che si depositano e si depositeranno sul terreno, sulle piante e sugli animali entrando nel ciclo della riproduzione della vita: questo senso della generazione non può che scontrarsi con le regole del mercato in cui tutto si vende e tutto si compera. Questo è un esempio di piaga che si manifesta e determina conseguenze devastanti su tutto il globo.

Non sono piaghe escogitate da un pensiero catastrofista, astratto e ideologizzante, perché la piaga si manifesta sensibilmente anche a Trento, con un’evidente incapacità da parte delle istituzioni e delle autorità a immaginare soluzioni che non si sottraggano allo sviluppo così come lo immagina la dittatura del denaro.

Un’idea di sviluppo che considera l’aria che respiriamo una piaga minima, un prezzo da pagare per il benessere. Bel paradosso. Una piaga che ci ha proiettato ai vertici delle statistiche per l’incidenza di un certo tipo di cancro. Questa è una piaga che ha per così dire il pregio di essere meno visibile dei disobbedienti, ma che - converrete - si manifesta in forme molto più gravi e con conseguenze molto più gravi. Però non si vede. Questo per noi è un fenomeno che richiede realisticamente il nome di piaga.

Un altro esempio: che dire dell’incapacità di incontrare, dando e ricevendo dignità, l’esodo disperato e dolente, umiliato e umiliante che già segnò la vita dei nostri padri e dei nostri nonni ? Stiamo parlando dei migranti, per lo più disprezzati nella loro umanità se non nelle loro capacità produttive. Rinchiusi alla bisogna in centri che ricordano i lager nazisti, per il momento senza camini. Questa incapacità praticata attualmente dal governo Berlusconi e da una parte non minima della popolazione, per noi è una piaga in quanto offende la dignità dell’uomo.

Da quello che diciamo si capisce che le piaghe hanno bisogno di memoria, hanno una loro memoria e servono alla memoria.

Uomini, poliziotti e cittadini del SIULP, non sappiamo se questa nostra maniera di classificare le piaghe possa essere per voi un’occasione di riflessione, come per noi è stata la vostra lettera. Speriamo di sì, e per rendere più profondo l’auspicato esercizio riflessivo, diciamo che, se non considerate una piaga la tortura, la violenza, l’umiliazione e la paura inflitte da chi ha il potere a chi non ne ha, specialmente da parte di uomini delle istituzioni che dovrebbero avere, anzi che hanno come primario impegno la difesa della dignità dell’umanità del cittadino, povero o ricco, blu o giallo, migrante o stanziale che sia; se vi sentite pervasi dalla ideologia che la dittatura del denaro suggerisce e sottilmente impone; se non considerate come una piaga le fantasie, le idee e le azioni di quei vostri colleghi, indegni senza appello, che a Genova come in Argentina o come ad Abu Ghraib hanno fatto scempio della comune umanità; se vi sentite dei superuomini al di là di qualsiasi regola che non sia la vostra, fautori di una umanità a sola vostra immagine e somiglianza, in questo caso invochiamo la memoria perché ci soccorra, per continuare la lotta. Ci sentiamo infatti devoti eredi delle donne e degli uomini che riscattarono l’onore della patria dall’infamia del fascismo alleato del Terzo Reich della razza superiore, rischiando la vita per la libertà, la giustizia sociale e la democrazia. Così come siamo devoti eredi di quei milioni di lavoratrici e lavoratori che con le loro lotte ci hanno permesso che le 8 ore di lavoro, le ferie e le malattie retribuite e il diritto di organizzarsi fossero riconosciuti in ogni ambito, anche tra le forze di polizia.

Vi salutiamo con l’augurio che un altro mondo sia possibile e che il futuro sia migliore per voi e per noi.

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