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QT n. 4, 26 febbraio 2005 Scheda

Tutte le sigle della liberalizzazione dei commerci

Antonio Graziano

Il 1° gennaio 2005 doveva essere un evento storico per il continente americano. Per quella data sarebbe dovuta entrare in vigore l’area di libero commercio delle americhe, conosciuta comunemente come ALCA.

L’accordo rappresenta lo strumento per la liberalizzazione del commercio di beni e servizi nell’ambito di 34 stati latino-americani, ad esclusione di Cuba, attraverso l’eliminazione dei dazi alle importazioni. Tale accordo costituisce, da un lato, ciò che l’Organizzazione Mondiale del Commercio vuole realizzare a livello planetario, ovvero l’apertura globale delle frontiere commerciali; dall’altro si configura come un ombrello sotto il quale sono contenuti altri trattati regionali all’interno del continente americano. Ma l’Alca non è stata ratificata come previsto grazie alla forte pressione popolare

Il suo precursore è l’accordo di libero commercio del Nord America (TLCNA o NAFTA), entrato in vigore nel 1994 tra Messico, Stati Uniti e Canada. L’effetto immediato è stato l’aumento della concorrenza e la possibilità per le aziende di investire all’estero. In aggiunta, i contadini messicani hanno dovuto assistere ad un notevole abbassamento dei prezzi dei propri prodotti. Attualmente il rendimento medio di produzione di mais negli USA è di 8-10 tonnellate per ettaro, mentre in Messico oscilla tra 2 e 5 e in Chiapas (uno degli stati della confederazione messicana) solo tra 1 e 3. Inoltre, grazie ad una legge promulgata nel 2002, gli Stati Uniti concedono ad ogni agricoltore una cifra pari a 52,30 dollari al giorno come sussidio alla produzione, mentre il Messico dà appena 1,8 dollari. La produzione del mais messicano costa quindi 181,9 dollari la tonnellata, ma il prezzo al mercato internazionale é di 123,18 dollari. Il governo messicano e le corporazioni transnazionali possono, in ultima analisi, comprare il mais dagli USA a minor prezzo includendo anche le spese di trasporto. In aggiunta, la svalutazione del peso messicano, avvenuta per attirare investimenti stranieri dopo l’apertura delle frontiere, ha portato 8 milioni di famiglie della classe media al di sotto della soglia di povertà.

Negoziati successivi al NAFTA, relativi ai paesi centro-americani con l’obiettivo di creare un’area di libero commercio nell’intera regione, hanno dato luogo alla creazione del Plan Puebla Panamà (PPP) e del Corridoio Biologico Mesoamericano (CBM). Il PPP interessa l’area che va dallo stato messicano di Puebla fino a Panamà, e comprende altri 8 stati del sud-est messicano e gli altri paesi centro-americani. L’obiettivo dichiarato del progetto è quello di favorire lo sviluppo dell’area con la creazione di infrastrutture per i trasporti commerciali ed interconnessioni energetiche e favorire lo sviluppo. In questo modo le aziende transnazionali saranno in grado di controllare le materie prime e le altre risorse naturali, soprattutto nel sud del Messico, dove si riscontra il 65% delle riserve petrolifere del paese, il 94% di produzione di greggio, il 54 % di produzione di gas ed il 90% della produzione di prodotti petrolchimici.

Il CBM coinvolge invece una striscia di terra compresa tra la Selva Lacandona, in Chiapas, e lo stato di Panamà, e dovrebbe permettere di controllare e gestire in maniera sostenibile le risorse ambientali presenti. L’area in questione racchiude il 10.35 % della ricchezza genetica di tutto il pianeta e, secondo l’accusa mossa dalle molte organizzazioni sociali e contadine che si oppongono al progetto, esso altro non è che "una strategia per brevettare le ricchezze della regione, le piante e gli animali che gli indigeni hanno utilizzato nei propri riti e nella propria vita quotidiana per migliaia di anni, e ciò causa molteplici danni che possono essere individuati a partire dal concetto di biopirateria".

Sebbene siano presentati come azioni distinte ed indipendenti tra l’oro, PPP e CBM sono due strumenti che fanno parte di una stessa strategia la quale, insieme al NAFTA e ad ulteriori accordi regionali e macroregionali, hanno l’obiettivo ultimo di concretizzare una liberalizzazione delle frontiere su scala continentale.