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Moena: un’arida stagione bianca

Mauro Defrancesco

Insieme a Navalje e al polo scolastico, il nuovo Piano Regolatore si presenta dopo la sua "allegra" approvazione, come uno dei maggiori scandali urbanistici, nella storia di Moena.

Il Piano è in sostanza una semplice zonizzazione, con alcuni goffi tentativi di valorizzazione delle aree di pregio, a fianco di pesanti interventi speculativi. Cementificare e asfaltare, creando dei posti macchina significa portare traffico, gas di scarico e inquinamento acustico, in un luogo dove le persone cercano solitamente un contatto con l’ambiente naturale e costruito tradizionale di montagna.

Di solito nei paesi civili le zone di pregio sono valorizzate, il paesaggio è considerato un valore altissimo e di conseguenza vincolato e tutelato. Spesso nella nostra storia la speculazione edilizia è stata il motore della nostra economia. In questo caso però non si giudica solo una bassa operazione di macelleria territoriale, cosa data per scontata da tutti, ma la mancanza completa di una progettualità innovativa, un’idea di futuro migliore per tutti gli abitanti di Moena.

Questo piano decreta in sostanza la fine di Moena come paese di montagna, la sua completa trasformazione in un sottoprodotto di periferia urbana, un orribile organismo mutante, asservito esclusivamente alla rendita di alcuni operatori economici.

Penso che una proposta urbanistica, debba nascere da una profonda e onesta analisi, attenzione e valorizzazione di ogni aspetto del territorio, così come il piacere di vivere oppure visitare un paese di montagna, nasce dal rispetto degli aspetti antropologici, dalla continuità degli spazi fisici e psicologici che ne determinano le caratteristiche uniche.

Moena non è un villaggio turistico, è un paese di montagna che con il lavoro, la sua storia, la lingua e le sue tradizioni vive in simbiosi con il turismo.

Le disposizioni provinciali puntano verso un turismo compatibile con l’ambiente naturale e il rispetto dei beni culturali e della storia delle realtà locali. Come studioso della pianificazione territoriale provo amarezza per la scarsa cultura urbanistica; come uomo provo tristezza per la poca sensibilità dimostrata dall’amministrazione uscente.

Le vicende recenti dimostrano ampiamente la confusione, la difficoltà nel capire e gestire la nuova idea della città contemporanea, ma - ancora più grave - l’incapacità di interpretare correttamente dei semplici ragionamenti tra costi e benefici a lungo termine.