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Forno crematorio: dove?

Abbiamo accolto con soddisfazione la notizia del blocco alla costruzione del forno crematorio da parte del TAR, perché speriamo che con questo nasca nei nostri amministratori un doveroso ripensamento sulla via della difesa del poco terreno agricolo ancora rimasto nel territorio comunale e per il necessario risparmio delle nostre risorse finanziarie.

E’ da ricordare come la localizzazione proposta fu dovuta alla contrarietà da parte di Iniziative Urbane, la società che gestisce le costruzioni nell’area ex Michelin, la quale considerava la vicinanza dell’impianto di cremazione come elemento che avrebbe determinato perdita di valore agli edifici progettati in prossimità.

Questo motivo, assai debole allora, perde ogni fondamento in data odierna nella nuova pianificazione dell’area, che prevede un’ampia zona verde tra gli edifici e la ferrovia e quindi ancora maggiore distanza tra i fabbricati ed il camino, che nell’ultimo progetto dell’ arch. Marchegiani era condotto a nord fino alla direttrice per il Palazzo delle Albere e quindi fuori dell’area ex Michelin.

Considerazione pretestuosa per la quantità irrilevante di emissioni (l’impianto previsto nel cimitero ottenne l’approvazione incondizionata a tutti i livelli, compreso quello dell’Istituto Superiore della Sanità).

Il costo dell’impianto nel cimitero centrale è inoltre molto minore rispetto a quello della struttura decentrata, perché si può usufruire di vari elementi di supporto già presenti, quali camere frigorifere, locali per gli addetti, ambienti per il pubblico, ecc.

La scelta su "Pavione", antidemocratica ed irrazionale, comporta altre negatività:

- la struttura si inserirebbe con notevole impatto in un ambiente nell’insieme paesaggisticamente ancora poco danneggiato, uno degli ultimi rimasti lungo le sponde dell’Adige in comune di Trento, un ambiente di valenza unica e preziosa per la città, frutto della millenaria azione della natura e dell’uomo. La sua occupazione e lo sfruttamento fin dai tempi più remoti ne testimonia la ricchezza e il valore di risorsa che l’uomo vi ha riconosciuto da sempre.

- la costa tra Piedicastello, Belvedere e Ravina ha quindi un grande significato storico ed ambientale e questo patrimonio deve essere conservato anche in considerazione del risanamento/riutilizzo dell’area dell’Italcementi, della rivitalizzazione del quartiere di Piedicastello, del vicino collegamento col parco fluviale in sponda sinistra: ampie possibilità culturali e turistico-ricreative si possono aprire per quest’area.

Cosa rimane ancora di abbastanza integro sulle sponde del fiume?

Certo estensioni assai limitate, da difendere con i denti, a meno che non si voglia deturpare il nostro territorio come in sponda sinistra da Lavis a Mattarello.

Su questo quesito e su tanti altri attendiamo da chi ci amministra risposte precise; in particolare speriamo in un attento ripensamento sull’effettiva necessità di edificare sui terreni agricoli, già così pesantemente compromessi da un’incontrollata espansione abitativa e terziaria sia a nord che a sud di Trento e dalle previsioni di costruzione di nuove caserme, casello autostradale, svincoli, campo sportivo e altro.

ing. Paolo Mayr,
Presidente della Sezione trentina di Italia Nostra

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