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Egregio sig. Giuliana..

Osvaldo Maffei

Su alcune cose lei ha probabilmente ragione: Che Guevara non amava gli omosessuali e Pasolini non ha avuto vita facile con il PCI di allora. Per rincuorarla le suggerisco di aggiungere alla lista un altro personaggio censurato alla memoria dagli ambienti politico-culturali, che non hanno fatto nulla, in questa zona, per celebrare il suo anniversario. Giovanni Testori è mancato dieci anni or sono nel limbo di una sofferta appartenenza ad una Chiesa che non ha accettato di riconoscere l’espressione piena della sua umanità, sospetta ed incarnata nel "peccato".

Lei sostiene che omosessuali e alcolisti sono dei "malati": ma che cos’è, per lei, il significato di salute se la malattia cui allude toglie il diritto di vivere liberamente la propria sessualità e di partecipare al dibattito intorno ad esse? Forse il soggetto sano è colui che ha il potere e la forza di limitare tali libertà?

Il tono delle sue offese omofobiche non merita commenti, perché si autoqualificano da sole; più grave, forse, è l’indifferenza di politici e istituzioni.

Il secolo appena trascorso ha visto l’Europa (solo per rimanere in casa nostra) confrontarsi con alcuni grandi esempi d’alterità: i diversi, gli ebrei, le donne, i malati di mente, gli omosessuali. Se molte donne e malati hanno vissuto, nel quotidiano delle loro case, la sofferenza e la repressione, gli omosessuali hanno condiviso con gli ebrei il confino, la deportazione e lo sterminio. E’ forse perché assieme a queste vittime c’erano anche dei comunisti e perché il Vaticano non fece abbastanza di veramente efficace per impedire simili aberrazioni, che lei giustifica con spicciole categorizzazioni il suo atteggiamento? Chi la ascolta in apparente neutralità non si rende conto che il suo disprezzo continua a perpetuare il fuoco che ancora cova sotto le ceneri della storia?

Non credo che siano in molti a darle retta, come non credo che al suo stesso partito convenga appoggiare apertamente una simile strategia; anche perché, in certi momenti, l’appartenenza ad uno schieramento o ad un altro passa in secondo piano. E’ per questo che non la biasimo più di tanto, almeno non più di quanto io biasimi chi, per opportunismo, vede le persone solo come percentuali statistiche da aggiungere o togliere al conto dei voti, o peggio ancora chi per quieto vivere vede nel potenziale emotivo delle persone esclusivamente la valenza positiva o negativa, a seconda che essi siano bravi cittadini, buoni consumatori o pecorelle da riportare all’ovile.

Per concludere, quello che esigo dal ruolo che lei riveste in sede istituzionale, è solo questo: rispetto per le persone e le famiglie che vivono nel loro intimo tale condizione, rispetto per coloro che hanno il coraggio di vivere apertamente la loro "alterità", rispetto per il dibattito politico di questi ultimi mesi, visto il suo ruolo di consigliere e visto i luoghi in cui esprime le sue esternazioni.

Per quanto riguarda la sua compassione, suvvia non sia cosi generoso, la tenga per sé: un giorno potrebbe farle comodo.