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Rifiuti: tutti gli elementi da considerare

Italia Nostra

Le recenti dichiarazioni del Presidente Dellai su come si intende aggiornare il Piano provinciale di smaltimento dei rifiuti rappresentano sicuramente un avanzamento in positivo rispetto agli obiettivi ed ai dimensionamenti tuttora in vigore.

Ricavando dalla stampa i dati principali: si ipotizza una riduzione del rifiuto annuo pro capite da 218 kg nel 2004 a 175 kg nel 2009; si prevede un aumento della raccolta differenziata dall’attuale 43% al 65% nel 2009; si abbassa la potenzialità dell’inceneritore dalle 170.000-190.000 tonnellate annue a 100.000.

Il risveglio del Presidente della Giunta fa molto piacere, ma tutti i passaggi della sua dichiarazione devono essere approfonditi. Nel complesso comunque si può affermare fin d’ora che possono essere raggiunti risultati migliori nella raccolta differenziata e nella riduzione dei rifiuti, come dimostrano di saper fare molti comuni del Trentino e di regioni del nord Italia.

Prima che i comuni trentini s’incontrino e decidano, assieme alla Provincia, come affrontare il problema dei rifiuti, è necessario che possano acquisire la consapevolezza di tutte le implicazioni sia tecniche, che economiche, in modo tale da individuare democraticamente la strategia più corretta . Tra i tanti elementi da valutare citiamo i seguenti:

E’ da tener conto che la percentuale media provinciale della raccolta differenziata può realisticamente crescere fino al 75%, come, a monte, la quantità di rifiuti può calare ancora considerevolmente.

E’ da considerare che l’inceneritore è una macchina rudimentale, assai poco flessibile. Una volta costruito, con ingente spesa, ha bisogno di un quantitativo costante di rifiuti e di determinata qualità.

C’è poi il problema dei costi dell’impianto, e delle opere accessorie, che ai sensi del Testo unico delle leggi provinciali in materia di tutela dell’ambiente dagli inquinamenti, riformulato dopo l’approvazione della L.P. 10/2004, verranno ripartiti tra tutti i comuni. E’chiaro che questi potranno essere determinati solo quando l’inceneritore fosse ultimato; saranno comunque molto elevati, dell’ordine delle centinaia di milioni di euro.

La redditività, dovuta alla produzione di energia elettrica, non sarà entusiasmante a causa delle dimensioni contenute dell’impianto; quando poi, nel rispetto di una disposizione europea, verrà tolta la truffaldina massiccia maggiorazione nel pagamento da parte dell’Enel dei Kwh prodotti (l’energia ricavata dalla combustione dei rifiuti è equiparata a quella prodotta da fonti rinnovabili quali il sole, il vento, le biomasse!), avverrà un vero fallimento e quindi ne deriveranno pesanti costi gestionali, che si assommeranno a quelli di ammortamento. E ciò si ritiene possa avvenire tra pochi anni. E’ da valutare con attenzione la fattibilità di un sistema di teleriscaldamento, sotto il profilo tecnico ed economico, stante l’assenza nelle vicinanze di insediamenti industriali con fabbisogno di acqua calda, nell’intero arco dell’anno.

Con l’eventuale entrata in funzione dell’inceneritore non si potranno affatto chiudere le discariche, in quanto in esse dovranno confluire le ceneri di combustione (circa il 25-30% del peso dei rifiuti), ad elevato indice di inquinamento. E sempre per il citato Testo unico, i comuni, i consorzi di comuni o i comprensori dovranno riprendersi quantità di ceneri pari a quelle prodotte dai loro rifiuti. Su ciò sembra che il Presidente abbia sorvolato, come pure nulla è stato riportato sulla necessità di localizzare sul territorio provinciale, in accordo con i comuni, idonee aree nelle quali realizzare impianti di compostaggio dell’organico, seri, in ambiente chiuso, in depressione e quindi a basso impatto ambientale. La loro costruzione è inderogabile, rappresentando l’organico più del 30% del totale.

Perché allora, per le ragioni sinteticamente esposte, non si approfondisce il ciclo della riduzione, differenziazione, bioessiccazione e produzione di compost? Il residuo, circa il 25% a basso potere inquinante, potrebbe essere trasformato in combustibile da rifiuti, il CDR, sperimentato, inerte, trasportabile, commerciabile; si realizzerebbe una tecnologia molto più flessibile rispetto a quella dell’inceneritore. IL CDR, infatti, avente un potere calorifico discreto (circa 4.500 Kcal/kg), potrebbe essere avviato ai combustori dei cementifici e delle centrali termoelettriche, che bruciano peraltro combustibili molto più inquinanti, o essere impiegato in centrali di cogenerazione (produzione di energia elettrica e teleriscaldamento ), localizzate strategicamente in zone industriali.

In provincia di Trento abbiamo tre cementifici ed ampie zone industriali, quindi possibilità e condizioni favorevoli all’uso del CDR Si potrebbe in tal modo ottenere, inoltre, una migliore distribuzione delle emissioni.

E’opportuno e necessario, quindi, che vengano affrontati e confrontati tutti i vari sistemi possibili; per questo occorre tempo, impegno, convincimento e libertà intellettuale.

Ing. Paolo Mayr,
Presidente della sezione trentina di Italia Nostra