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E vai col cinese!

Dopo un annuncio alla stampa nel semestre precedente e un precipitoso rinvio per cause a noi non note, il corso di lingua e cultura cinese è finalmente iniziato.

Può sembrare una notizia di poco conto, o, al contrario, forse sorprendente: ma come, non c’era già? Non sono in atto da qualche anno i corsi di cinese - tra gli altri - del Centro Linguistico Universitario?

Torniamo alla cronaca, una risposta arriverà tra qualche riga. La lezione era fissata per le 12, vale a dire incuneata tra le lezioni dei corsi ordinari, esattamente a cavallo della pausa-pranzo. Digiunare o rinunciare. Abbiamo scelto la prima opzione, per ragioni visibili e per altre più nobili.

Una piccola folla di studenti si ingrossa via via che ci avviciniamo all’ora X, qualcuno mi chiede se sono io il prof. Iniziamo male. Credevo di potermi mimetizzare... effettivamente miei coetanei ne vedo pochi, non appena prendiamo posto.

L’aula è piena, quattordici in prima fila, per otto-dieci, fate il conto voi. Il preside di Lettere e Filosofia, il prof. Cambi - che deve avere dei sosia in giro, al fine di poter presenziare a tutto: alle tre dovrebbe essere con Gianni Vattimo all’Irst - inaugura il corso con un breve discorso di ringraziamento, riassumendo in poche dense parole la soddisfazione, l’impegno, l’utilità, le aspettative e le prospettive inerenti il corso incipiente. Poi cede la parola al pro-rettore, la prof.ssa Locatelli, la quale si dilunga invece un po’ troppo ad esprimere sostanzialmente gli stessi concetti sintetizzati dal suo collega.

Il quadro dettagliatamente dipinto dalla prof. Locatelli risulta così essere il seguente, citando a memoria:

- la Cina va riconosciuta come interlocutore economico e culturale da privilegiare;

- l’Ateneo di Trento ha rapporti stretti con varie importanti università cinesi;

- l’insegnamento e lo studio della lingua e cultura cinese devono diventare istituzionali;

- dalla risposta degli utenti dipenderà il prosieguo dello sforzo organizzativo e degli investimenti in tal senso.

Salutando in cinese i presenti, la prof.ssa Giuseppina Merchionne ha espresso il suo ringraziamento al preside Cambi e al pro-rettore Locatelli, a sua volta sottolineando, data "l’imprescindibilità della Cina dal punto di vista politico, sociale ed economico", la necessità di "andare incontro" a questo importante Paese, per conoscerlo al di là degli stereotipi e dei luoghi comuni.

A questo spirito, ha concluso la prof.ssa Merchionne, sarà improntato il corso di lingua e cultura cinese che terrà il giovedì e il venerdì, dalle 12 alle 14, coadiuvata dal prof. Gu Yi Jong, lettore di lingua cinese, il quale si occuperà del laboratorio linguistico.

Gli studenti hanno dinanzi la prospettiva di dover imparare almeno 2000-3000 caratteri della lingua ufficiale cinese, il putonghuà, per poter essere in grado di leggere un testo con buona probabilità di comprenderlo; dovranno fare i conti con i quattro toni vocalici possibili, con i numerosi termini omofoni, ma anche - per fortuna una notizia più incoraggiante - con una struttura morfologica molto più semplice di quella dell’italiano. In questa singolar tenzone ci aiuterà il sistema di trascrizione dagli ideogrammi in caratteri latini, il pinyin. Ma non bisogna farsi illusioni, la prof.ssa Merchionne su questo è molto chiara: alle 60 ore complessive di corso dovrà necessariamente corrispondere almeno il doppio di ore di studio a casa, pena l’insuccesso.

Siamo avvertiti, e chi resisterà, saprà.

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