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Il Corano a scuola?

Flavio Ceol, Flc Cgi

Invece di parlare di un’ora di insegnamento delle religioni che si aggiunge all’attuale curricolo, sarebbe più opportuno ragionare su un’ora in meno di insegnamento confessionale.

La proposta di insegnamento del Corano nelle scuole pubbliche, fatta da esponenti della Chiesa cattolica, è sicuramente coerente con l’attuale impostazione dell’insegnamento della religione cattolica, che prevede questa ora come spazio gestito essenzialmente dall’istituzione religiosa e nella quale l’insegnamento è sottoposto a vincoli speciali derivanti dal codice canonico nella scelta dei docenti.

Ma proprio per questa sua coerenza con un quadro non condivisibile è, però, anche negatrice di istanze più generali che aspirano a non sottoporre nessun insegnamento a selezioni di tipo confessionale e cerca solo di correggere una situazione esistente, che si sta rivelando oggettivamente imbarazzante come privilegio di una particolare fede religiosa nei confronti delle altre.

E’ anche, finalmente, una dichiarazione di fallimento rispetto a quanto sempre proclamato della natura dell’insegnamento della religione cattolica come servizio per tutti, indipendentemente dalla fede religiosa proclamata o meno.

E’ necessario, quindi, superare tale situazione, ma in una direzione diversa e opposta a quanto proposto.

Bisogna, invece, ripensare tutta l’impostazione confessionale dell’insegnamento del fenomeno religioso come derivata dal Concordato e riproporlo in chiave critica e con un suo spazio all’interno del normale curricolo, dove nelle ore delle diverse discipline potrà trovare momenti di studio ed analisi con l’ausilio di docenti preparati e non sottoposti a nessun vincolo di fedeltà confessionale. Tale modifica è anche coerente con quanto affermato dalla Corte Costituzionale rispetto al "principio supremo della laicità dello Stato", che "implica non indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni ma garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale".

L’alternativa proposta di una presenza generalizzata di esperti scelti dalle diverse chiese produrrebbe un effetto di moltiplicazione dei momenti di insegnamento diviso e ghettizzato contrario ad ogni politica di integrazione e rispetto reciproco.