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Poveri pini!

Amici della Terra dell’Alto Garda e Ledro

Abbiamo letto con un sobbalzo sulla sedia le “buone” intenzioni per il 2007 dell’assessore di Riva Giancarlo Tonelli, che parla di “sostituzione graduale dei pini marittimi situati nei vari viali di Riva del Garda, le cui radici creano problemi al manto stradale, con altre piantumazioni, a partire da viale Rovereto”.

Abbiamo letto con divertita soddisfazione il sapido intervento in difesa delle piante di Paolo Togni, nonché il nuovo intervento, che vorrebbe essere rassicurante, dell’assessore. Solo le piante che creano problemi saranno sostituite, assicura, ed in maniera graduale a partire da viale Rovereto.

Ma veniamo ad esaminare un po’ meglio il problema.

I pini Marittimi, o Italiani, o Domestici che dir si voglia, sono da almeno 50-60 anni il biglietto da visita della città di Riva per il visitatore che entri da est (viale Rovereto) o da nord (viale Trento). Per quantificare meglio la situazione, abbiamo perlustrato i viali cittadini e censito gli alberi e i danni da questi provocati. Trovandone 35 su viale Rovereto, di cui 7 con danni al marciapiede e 3 con danni sulla carreggiata stradale; 29 in largo Caduti delle Foibe (Rione Degasperi), dei quali nessuno causa danni al marciapiede o alla carreggiata stradale; 7 in via Trieste (Rione Degasperi), dei quali 3 provocano danni ad un parcheggio; 7 in via Riccamboni, di cui 1 provoca danni alla carreggiata stradale; 1 in via Galas, che non crea alcun problema; infine ben 65 in viale Trento, dei quali 12 provocano danni al marciapiede e 13 alla carreggiata stradale.

In tutto quindi, a questo sommario inventario, ben 144 alberi, dei quali solo 22 provocano danni a marciapiedi o parcheggi, e 17 con danni alla carreggiata stradale. Questi ultimi non vanno sommati tra loro, poiché quasi sempre lo stesso albero provoca danni sia al marciapiede che al manto stradale, e sono in tutto pertanto una trentina, in maggioranza su viale Trento, in particolare nel tratto più vicino all’Inviolata. Va anche aggiunto che si tratta di danni tutto sommato modesti e che non danno intralcio alla circolazione pesante e leggera, trattandosi di qualche dosso ai margini della carreggiata o su marciapiedi o parcheggi con asfalto già sconnesso per l’usura del tempo. Inoltre, gli alberi che creano danni sono quasi sempre quelli più grandi, più antichi e di maggior pregio.

Sembra pertanto che, al di là del valore ambientale di questi alberi ad alto fusto, la cui utilità nel pulire l’aria cittadina è ampiamente e scientificamente accertata (molto di più degli inutili blocchi agli Euro 0 o 1), al di là del valore estetico, che in una città turistica ha una importanza semplicemente enorme, al di là del valore affettivo (i rivani si sono affezionati a questi grandi amici), i danni da questi arrecati siano comunque decisamente scarsi e facilmente riparabili, e comunque più piccoli dei danni dovuti all’incuria degli amministratori pubblici, come bene evidenziato proprio in questi giorni dal dossier fotografico di Bozzardi.

Che la soluzione del problema “asfalto” sia poi risolvibile con metodi meno draconiani della motosega, lo si legge nella relazione tecnica di uno dei maggiori esperti italiani del settore, il prof. Francesco Ferrini, docente di Coltivazioni arboree e ornamentali alla Facoltà di Agraria di Milano (http://it.geocities.com/arcipelagotos), il quale per la sistemazione del piano stradale sotto i pini ha proposto varie soluzioni, che “hanno tutte come principio-base, quello di migliorare le caratteristiche del terreno, areandolo e, al contempo, aumentare il volume a disposizione delle radici”.

Ciò “mediante la rimozione della pavimentazione in asfalto e la sua sostituzione, previa creazione di uno strato isolante costituito da sabbia e pietrisco, che può …ovviare al problema del sollevamento del manto stradale da parte delle radici degli alberi. Si tratta, in sostanza, di creare uno strato “ostile” alla crescita radicale che, in questo caso, avviene negli strati più profondi del terreno e non interferisce col manto d’asfalto”.

Da quanto sopra detto, si possono trarre le seguenti considerazioni:

1. i problemi causati dai pini marittimi a Riva sono tutto sommato modesti, e non pregiudicano minimamente la circolazione, né pesante né leggera; in particolare, non vi è alcuna emergenza in viale Rovereto;

2. i piccoli problemi causati dai pini possono essere facilmente risolti senza tagliare alcun albero;

3. si pensi, sostituendo anche pochi alberi, al danno estetico (una fila di pini interrotta da altri tipi di alberi è sicuramente meno bella, per di più sui viali di ingresso alla città) e alla peggiorata qualità dell’aria, dovuta alla mancata azione di filtro;

4. si pensi che ci vogliono 15-20 anni per ripristinare piante come quelle che si andrebbero a tagliare;

5. l’intervento prospettato dall’assessore è, in conclusione, ingiustificato e dannoso per la città.

Concludiamo ricordando quanto scrisse Pietro Citati in un suo articolo su Repubblica di qualche tempo fa, dal titolo emblematico “Requiem per gli alberi in città”, nel quale, ricordando gli straordinari esempi di viali alberati che “proteggevano d’ombra il passo dei viandanti”, annota “l’immensa idiozia degli urbanisti e dei Comuni degli anni Cinquanta e Sessanta” con la sistematica distruzione degli alberi in città e la sconsolata visione di come “i grandi viali verdi, che erano stati l’orgoglio dell’urbanistica ottocentesca, sono ormai le pallide ombre scheletriche di se stessi”.