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Il bullo e il professore

Prof. Vincenzo Bonmassar

Leggo gli articoli apparsi sui quotidiani locali rivolti alla conferenza dedicata al fenomeno del bullismo nelle scuole. Fra l’altro rilevo che, ancora una volta, da questa faccenda, come ormai da quasi tutte le altre, viene colto lo spunto per fare agli insegnanti un atto d’accusa.

Gli insegnanti, secondo certi interventi riportati dai quotidiani, sarebbero addirittura colpevoli di omettere le denunce agli organi di polizia o alla magistratura di fatti penalmente rilevanti commessi dagli alunni bulli.

Mi limito a fare presente che la scuola è luogo di educazione, e quanto meno reprime tanto meglio è. Siamo convinti, ormai da parecchi decenni, che il mestiere del docente non è esattamente quello dell’altrettanto importante, ma diverso, mestiere del tutore dell’ordine pubblico, il quale agisce con codice penale e norme procedurali alla mano.

Il bullismo non è una questione che carica di altre responsabilità la professione docente.

E’ evidente che in larga misura il bullismo è dipendente dalle condizioni famigliari. Con qualche paradosso, perché i colleghi segnalano che gli studenti maggiormente esposti appartengono a classi sociali estremamente diverse. Quello che domina sono i modelli economici di riferimento, l’immagine dell’affermazione a tutti i costi accompagnata dal disprezzo per la cultura conquistata a dura fatica. C’è poi l’idea di essere comunque tutelati dalle famiglie, che infatti trovano nei responsabili istituzionali un’attenzione ostentatamente eccessiva dettata anche da populismo.

In mezzo a tutto questo, gli insegnanti continuano a lavorare ed a trasmettere contenuti e valori.

Il Palazzo attiva linee verdi per raccogliere denunce anonime, i giovani pensano sempre più alla vita facile dei finti ricchi e la società valuta la scuola così come si valuta l’impresa. Cioè in funzione delle retribuzione degli addetti, di fronte alle quali è evidente che gli insegnanti escono clamorosamente sconfitti.

Vorrei invece che i nostri preposti all’ordine pubblico ed all’amministrazione della Giustizia aiutassero gli insegnanti e la scuola. Evitassero, per questo, di consolidare la falsa immagine per la quale il bullismo è, in qualche maniera, supportato dalle omissioni dei soliti insegnanti. Ci aiutassero, invece, a fare chiarezza rivolgendo alle famiglie l’appello alla assunzione piena del loro ruolo nel quale è compreso il senso del rispetto per la scuola e per gli insegnanti.

Chiedo che vogliano accogliere la proposta di inviare un chiaro messaggio ai responsabili provinciali per i quali, a tutt’oggi, la scuola è soprattutto occasione di esibizione di ruolo e manifestazione di poteri. Un pessimo modello dal quale i giovani non possono che prendere spunto per consolidare il convincimento che quel che conta è il ruolo che si può manifestare, indipendentemente dai valori che a questo si dovrebbero accompagnare.

Il cattivo esempio viene dall’alto, in questo come in quasi tutti gli altri casi. Ed accusare, più o meno esplicitamente, la scuola e gli insegnanti di correità nel bullismo vuol dire girare la testa dall’altra parte per non vedere quel che ha fatto e sta facendo la classe politica per formare una generazione di illusi, prepotenti e spregiudicati.