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Privato è bello?

Leggevo che i sostenitori delle scuole private si appellavano al "diritto di scelta", per rivendicare i finanziamenti pubblici. Questa è una cosa che non capisco molto bene, cioè se qualcuno vuole iscriversi ad una scuola privata può tranquillamente farlo. Si iscrive, paga, frequenta, sostiene un esame e il suo titolo è riconosciuto. Chi gli nega questo "diritto"?

Voglio dire, siamo in un’epoca (o forse sta già in parte passando…) in cui privato e privatizzazione sono state tanto magnificate, e il sistema dovrebbe funzionare così: qualcuno decide di mettere su un’impresa privata che produce beni o offre servizi. I clienti che arrivano pagano e ne usufruiscono. E’ il libero mercato. Non capisco perché poi le aziende si sentono in diritto di chiedere sovvenzioni pubbliche per fare andare avanti questa azienda, anche se si tratta di scuola.

Perché è un servizio pubblico? Ma allora chiunque offra un servizio, ovviamente rivolto al pubblico, di sua iniziativa privata dovrebbe poter chiedere un finanziamento pubblico, anche i negozianti, per esempio.

Lo so, non si tratta solo della scuola. Mi è capitato di dover fare una visita oculistica. Ho telefonato al centro di prenotazione. Se volevo fare la visita come mutuato dovevo aspettare tre mesi, se la volevo fare, nello stesso ambulatorio pubblico con lo stesso medico, ma da privatista pagando 80 euro, me la davano dopo tre giorni. Perché i medici impiegati nel pubblico possono usufruire delle strutture pubbliche per fare attività come privati? Non lo capisco.

Tornando alla scuola ho letto che è stato dato più volte del qualunquista a Beppe Grillo, promotore di una legge con tre punti ben definiti riguardo alla elezione dei candidati in Parlamento. Quello ha chiesto con chiarezza, ma è un qualunquista. Se poi al popolo trentino si chiede un intervento diretto come partecipare ad un referendum, risponde il 18% della popolazione. Chi sono i qualunquisti?

Gli alti esponenti della Chiesa cattolica continuano ad apparire sui media con interventi che esprimono la loro posizione sulle tematiche della contemporaneità, sostenendo che però loro non fanno politica. Poi il nostro vescovo invita a non partecipare al referendum per limitare il finanziamento alle scuole private, in gran parte cattoliche, quindi una scelta politica. E’ anche questo non far politica?

Lo so benissimo che i servizi pubblici non funzionano sempre tanto bene e sono spesso spreconi, ma ormai si è capito benissimo che non sono le privatizzazioni a farli funzionare meglio. E’ vero che nel pubblico ci sono delle fossilizzazioni di diritti che rendono trasformazioni e miglioramenti molto difficili, ma è così impossibile introdurre miglioramenti e controlli che permettano un progresso dei servizi pubblici, piuttosto che privatizzare, specialmente in Italia, dove poi le compagnie si autoproteggono dai mercati e dalla libera concorrenza facendo cartelli?

Ogni settimana, da alcuni mesi, mi chiama una diversa compagnia telefonica proponendomi piani tariffari che mi libererebbero dal canone Telecom. Io prendo tempo, guardo bene le proposte sui loro siti internet, faccio un po’ di conti e mi rendo conto che i risparmi non ci sono o sono minimi, anzi poi mi costringono a pagare un tariffa fissa mensile per l’Adsl, che risulta più cara del canone fisso. Qui non ti libera nessuno da niente. In passato se ti si guastava il telefono il tecnico dell’allora Sip ci metteva magari una settimana per venirtelo a sistemare. Una cosa insostenibile.

Due anni fa ho cambiato il modem Telecom: ci hanno messo tre mesi, e un’infinità di tempo per inviarmelo nuovo, però dopo il primo mese me lo avevano già addebitato sulla bolletta. Divertente, no?