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La musica insegue l’attimo fuggente

Un concerto mattutino alla Filarmonica di Trento.

Dopo aver spaziato qua e là, il "Rondò venessiano" si concede una piacevole rimpatriata. L’occasione è offerta da un concerto, all’interno della rassegna musicale "Invito all’ascolto", che si terrà il prossimo 27 marzo presso la sala della Filarmonica, a Trento. Il lato interessante è costituito dagli interpreti: si tratta di due giovani musicisti che, dopo un brillante diploma di Conservatorio, non sono rimasti con le mani in mano, appagati dai pascoli soporiferi riservati ai professori di musica amanti del quieto vivere, ma hanno preferito darsi da fare per costruirsi una carriera concertistica.

Isabella Turso.

Il flautista Nicola Bighetti e la pianista Isabella Turso sono musicisti di talento, com’è del resto confermato dai loro curriculum, in cui si evidenziano esperienze musicali di tutto rispetto, stage, approfondimenti e perfezionamenti tecnici e interpretativi con i maggiori concertisti d’oggi, esibizioni in Italia e all’estero, sia come solisti che in gruppi da camera. In particolare la Turso vanta l’affermazione come prima classificata in prestigiosi concorsi pianistici quali Osimo e Roma Agorà 80.

Il programma del concerto è impegnativo, specialmente dal
punto di vista della tecnica esecutiva necessaria a renderlo piacevole, se si eccettua l’esordio con la Suite naïf di Nino Rota. (In fondo tutta la musica ascoltabile di Rota è naïf: nelle colonne sonore della "Strada", di "Amarcord" e di altri capolavori felliniani Rota ha offerto il meglio di sé grazie a temi semplici e ironici; quando ha provato ad allontanarsi dai congeniali registri scanzonati e disimpegnati ha fatto roba da dimenticare.)

Seguono la Sonata in sol minore di Bach e, in pieno clima tardoromantico, la Sonatine di Gieseking e la superba Sonata in la maggiore di César Franck, il pezzo forte del concerto: una sonata ciclica, costruita su un tema che si ripresenta con abiti sempre diversi; un tema che fa capolino da una porta e poi da un’altra, e quando irrompe sulla scena crea situazioni sempre nuove… Una sorta di vaudeville, fatto di sorprese e imprevisti, ma quantomai aggraziato ed elegante specialmente nel soave allegretto finale. La bellezza di questo brano (qui trascritto dall’originale per violino) aggiunge altri buoni motivi per assistere al concerto.

Buoni motivi contrappuntati dall’originale scelta di stabilire l’appuntamento, per tutti i concerti della rassegna, alle ore 9! Ragazzi, avete capito bene, non le 21, ma le nove del mattino.

E qui si impone una riflessione semiseria. Che la musica si ascolti meglio di sera, grazie ad un certo suo potere "ipnotico", lo sapevano anche i Greci, che attendevano il calar della luce per deliziarsi con pifferi e tamburi nelle sbronze collettive dei riti dionisiaci e nelle rappresentazioni tragiche. E sulle peculiarità evocative della musica esaltate dal fascino della notte ne hanno scritto un po’ tutti i poeti …

Ma non c’è bisogno di mettersi a fare gli intellettuali per far notare che la maggior parte di noi alle ore 9 A.M. di ogni giovedì lavora o comunque è dedita a una qualche attività pratica ed è antropologicamente e biologicamente giusto che sia così. Sia il sistema sociale che quello ormonale nel prosaico mattino di un comune giorno feriale ci indirizzano ad azioni e pensieri pratici, legati a quella concretezza dell’essere con cui non ci possiamo esimere dal fare i conti.

Poi però, verso sera, a differenza dei somari che quando comincia a far buio usano le palpebre come saracinesche e si mettono a ronfare, a molti uomini capita qualcosa di speciale: mentre la frenesia intorno tende a placarsi, il cervello spicca il volo verso un mondo dove le forme e i colori hanno contorni meno netti ma un poco sfumati e assai più interessanti, dove anche i suoni perdono quella fastidiosa connotazione di rumorosa estraneità e si lasciano pensare, interiorizzare…

Eccolo lì il momento buono per la musica.

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