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Guerra dove capita, purché sia guerra

Luigi Francesco Traverso

Leggo ormai da un mese articoli e lettere che trattano la guerra in Iraq. Si tratta di un’aggressione, di un aiuto umanitario, di un’operazione di polizia internazionale, di un’azione antiterrorismo, di una guerra per portare democrazia, distruzione e pace. Ognuno la chiama con un nome diverso per adeguarla al proprio pensiero ed alla propria fede politica. Qualcuno cerca di trovare con tanti giri di parole una giustificazione alle distruzioni ed alle morti che questo "intervento umanitario" ha portato e continua a portare in Iraq.

In pochi parlano, cercando di individuare le colpe, dei saccheggi, delle distruzioni, dei depauperamenti di testimonianze storiche. Nessuno approfondisce sui tanti reperti che sono spariti dai musei che il dittatore, fino alla sua caduta, aveva preservato dalla distruzione. Chissà, forse una parte dei reperti archeologici saranno diventati bottino di guerra per gli americani, che è risaputo, invidiano queste testimonianze storiche all’Europa e all’Asia.

Ho visto in televisione mezzi blindati che sfondavano portoni di ottima fattura e di chissà quale pregio artistico per entrare in palazzi popolati unicamente da fantasmi. Nessuno spreca una parola sulla biblioteca di Baghdad che conteneva, fino all’avvento dei liberatori del regime, molti millenni di storia della civiltà Mesopotamica.

Nessuno ha ancora trovato (chissà se ci saranno) gli arsenali di armi di distruzione di massa.

Io l’azione angloamericana in Iraq la chiamo guerra e basta.

Forse le preponderanti forze della coalizione non hanno messo in preventivo gli effetti che avrebbe avuto l’invasione di uno Stato sovrano e non avranno ritenuto opportuno prevedere azioni di polizia all’interno di quelle terre che dicono di aver liberato ma che io per ora vedo come "occupate". Sicuramente il popolo irakeno non aveva bisogno di devastazioni inutili. Era già povero abbastanza.

Ma non voglio parlare di troppe cose, verrei sicuramente tagliato o cestinato, quindi non farò che un accenno agli interessi che hanno fatto compiere questo ennesimo atto di guerra. Forse si tratta del petrolio? Forse invece mi sbaglio. Agli angloamericani serviva della sabbia… Forse serviva rinnovare gli arsenali (svuotandoli)? Forse invece si vuole imporre un modello di vita occidentale a chi un suo modello di vita, magari opinabile, ce l’ha da millenni?

Forse gli angloamericani vorranno adottare il sistema che è stato usato con i nativi d’America?

La cosa a cui voglio accennare è un’altra. E’ quel mazzo di carte (da poker o da scala) che gli Stati Maggiori della Coalizione hanno fatto stampare e distribuito alle truppe.

Mi è sembrata una trovata veramente di pessimo gusto e di massimo disprezzo per la parte antagonista.

Forse però sono troppo sensibile. Io credo ancora nella dignità della gente, di quella che ha servito, magari convinta oppure per errore, un tipo di "regime". Penso che mettere le effigi dei responsabili irakeni su un mazzo di carte, (e magari giocarci) sia un brutto modo per stemperare gli animi. Chissà, forse con questi comportamenti si vogliono fomentare gli animi per creare qualche nuova opportunità di una "guerra giusta" e magari "santa", ed allora veramente l’Occidente si andrà a cacciare in guai grossi.