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QT n. 17, dicembre 2008 L’intervista

Se la sinistra cerca casa

Dopo lo sfratto istituzionale del 9 novembre, la sinistra trentina cerca casa. In Val di Non c’è n’è già una: si chiama, appunto, “Casa della Sinistra e degli Ecologisti”. Gianco Zueneli, uno degli “abitanti”, ci ha raccontato come è nata, come opera e dove vuole arrivare.

Gianco Zueneli

Potevamo rinchiuderci dentro il recinto dell’ennesimo partito, ma avremmo limitato il nostro spazio di ricerca e di azione. Serviva un luogo, anche fisico, di aggregazione e di confronto,aperto alla partecipazione di tutti. Non c’era, e così ce lo siamo creato da soli.

Ascoltando le prime parole con cui Gianco Zueneli inizia a spiegarci com’è nata in Val di Non la “Casa della Sinistra e degli Ecologisti”, ci sembra di immaginarlo, il tepore di quella casa. Forse perché fuori fa freddo, e se poi il tuo cuore batte a sinistra, in questo momento puoi avere anche più freddo degli altri. Entriamo in Casa, quindi, e proviamo a scaldarci.

E’ cominciato tutto nella primavera del 2007. Stava per nascere il PD, la mozione di Fassino spopolava nelle sezioni DS di tutta Italia. L'Unità di Base Valle di Non, però, andava controcorrente, e solo uno su quattro decise di appoggiarla. Preso atto che il PD non ci interessava, discutemmo a lungo sul da farsi, e scartammo l’ipotesi di entrare nella Sinistra Democratica. Non volevamo un partito, volevamo un luogo diverso per fare politica”.

E cosa avete fatto?

Abbiamo costituito prima un’associazione, la Mario Pasi, nel settembre 2007, poi, nel dicembre dello stesso anno, abbiamo aperto la Casa della Sinistra e degli Ecologisti a Cles, in località Spinazeda. Per restare indipendenti, i 400 euro d’affi tto al mese li paghiamo autotassandoci.

Dopo le pareti, serve l’arredamento: come la riempite questa casa?

Siamo gente di sinistra, il che signifi ca che ci opponiamo frontalmente al modello di sviluppo attuale, che sacrifi ca tutto alla crescita economica, e che ci battiamo per un modello che invece sia sostenibile sia sul piano sociale che ambientale. Ma non vorrei teorizzare troppo, vorrebbe dire commettere l’errore che ha portato la sinistra a spariren dalle istituzioni.

Ovvero?

Parlare diffi cile, parlare da sola. Servono modi nuovi di fare politica a sinistra, o la gente si dimenticherà persino il signifi cato stessob del termine.

E quali sarebbero questi modi nuovi di fare politica che volete praticare?

Prima vi dicevo che il modello di sviluppo attuale va contrastato perché è insostenibile, in quanto sacrifi ca tutto alla crescita economica.

Ma detta così è una frase che capiamo io e voi, e pochi altri. Per farsi capire dalla gente, per tornare ad essere “sinistra popolare”, bisogna fare il percorso inverso: partire dai problemi concreti cercando di risolverli, e solo in un secondo momento arrivare a ragionare sulla radice comune di quei problemi, cioè sull’idea che il modello attuale è insostenibile e che si debba rifondarlo attorno a concetti nuovi, come quello della decrescita.

Puoi fare un esempio concreto, visto che parliamo di “farsi capire”?

Guardiamo proprio alla Val di Non. Molta gente sta discutendo da qualche tempo del problema sanitario dovuto all’uso dei fitofarmaci nella coltivazione delle mele. E’ nato un comitato che si batte per il diritto alla salute, col quale la Casa della Sinistra dialoga fi ttamente.

C’erano due strade per aff rontare, da sinistra, il problema. La prima: dire che bisogna cambiare il modello di sviluppo, che l’agricoltura intensiva porta all’insostenibilità ambientale e sociale, e via discorrendo.

La seconda, che è poi quella adottata dal comitato: coinvolgere le mamme, e dire che i fi tofarmaci danneggiano soprattutto la salute dei loro figli, e poi fare foto, girare fi lmati, commissionare analisi, per documentare a tutti l’uso illegale dei fitofarmaci. Nel primo caso, avrebbero capito in dieci. Nel secondo, il messaggio è arrivato a centinaia di persone. Che pensano come persone di sinistra, vogliono la decrescita nei fatti, ma se glielo chiedi non lo sanno.

Linguaggio nuovo, dunque.

Esatto. Bisogna togliere alla Lega e a Berlusconi il monopolio dell’efficacia comunicativa, aggiungendo un elemento in più, su cui la destra, per ragioni ad essa connaturate, non può fare leva fino in fondo: quello dell’ascolto, della partecipazione, non ridotta al momento plebiscitario, ma attiva e continuativa.

Che iniziative avete realizzato finora, e con che risultati?

Abbiamo operato a tre livelli. Il primo è quello finalizzato a sviluppare aggregazione sociale: abbiamo organizzato cene, mostre, partecipato alla marcia della pace Perugia-Assisi e a quella Malè-Cles per i diritti civili, e quest’estate siamo tornati ad organizzare in valle, dopo tanto tempo, una festa della sinistra. Siamo soddisfatti del livello di partecipazione, soprattutto da parte dei giovani.

Puntate su iniziative caratterizzate da una certa facilità d’accesso, dunque.

Certo, ma non vogliamo rinunciare all’approfondimento e all’analisi.

Così, ad un secondo livello d’azione ci muoviamo per formare e informare la gente. Abbiamo organizzato decine di serate dibattito, ed altrettante ce ne sono in calendario, sui più svariati temi, affrontati per quanto possibile guardando alla dimensione locale: dal giornalismo all’immigrazione, dall’ambiente alla salute, dalla condizione femminile all’economia, al lavoro.

E l’azione strettamente politica che fine fa? La lista che sosteneva Agostino Catalano alle provinciali, cui avete preso parte, ha fallito miseramente...

Si è trattato di una scelta molto discussa al nostro interno. Entrare nelle istituzioni non è un obbligo, per noi, ma nemmeno un tabù. Abbiamo voluto provarci, e un risultato minimo l’abbiamo forse ottenuto, se è vero che la sinistra è crollata quasi ovunque rispetto al 2003, mentre mqui in Val di Non ha tenuto.

La Casa della Sinistra e degli Ecologisti può quindi diventare un modello di “azione a sinistra” replicabile anche al di fuori della Val di Non?

Direi di sì, e aggiungerei che si tratta forse dell’unico modo per tenere in vita la sinistra in Trentino. Abbiamo già cominciato a guardarci attorno, vogliamo allacciare contatti con tutti i soggetti che agiscono sui temi dell’ambiente, della socialità e dei diritti civili. In questa prima fase, il dialogo e il confronto sono fondamentali. Vogliamo capovolgere la logica con cui è nato il PD, che ha messo il contenitore davanti a tutto. Noi vogliamo cercare prima i contenuti, intesi sia come soggetti che come tematiche, e poi, se ci sarà modo, penseremo al contenitore.

In questa ricerca guardate anche fuori Provincia?

Sarebbe un grave errore non farlo. E guardiamo soprattutto a nord. Se la sinistra trentina non trova un modello per la montagna – che la sappia far vivere senza trasformarla in un dormitorio, che le sappia garantire uno sviluppo equilibrato, nella socialità e nel rispetto dell’ambiente – se rinuncia a questo, la sinistra, in Trentino, rimarrà sempre fuori gioco.