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QT n. 6, giugno 2012 Monitor: Arte

Depero 1912

Un fortunato ritrovamento

All’origine della mostra, a cura di Nicoletta Boschiero (Rovereto, Museo Depero, fino al 2 settembre), c’è un fortunato ritrovamento, avvenuto nel 2009 nel corso di un trasloco dell’archivio del Touring Club Italiano, a Milano. In un angolo remoto del vasto deposito, tra carte, atlanti, guide, migliaia di lastre fotografiche e oltre centomila volumi a stampa, venne alla luce un album di fotografie di 46 fogli (in origine 55), titolato “La Valle di Fiemme nel Trentino”.

Il volume, dedicato dall’irredentista fiemmese Mario Rizzoli al Touring Club Italiano, propugnatore del rimboschimento d’Italia, presenta una serie di tavole fotografiche ornate da fregi monocromi di Fortunato Depero, il quale si è occupato anche del lettering delle didascalie, di gusto secessionista. Ulteriori ricerche hanno poi portato al ritrovamento di un altro gruppo di fotografie provenienti dall’album, purtroppo estrapolate dal contesto originario per essere riutilizzate come fonte iconografica per la rivista del Touring. Beffardo il destino: un’istituzione che fin dagli esordi ha collaborato con notevoli artisti per la propria rivista (Rivista mensile del Touring, poi Le vie d’Italia) - ricordiamo perlomeno Boccioni nel 1908, in seguito anche Cappiello, Diulgheroff, Dudovich, Nizzoli e Sacchetti - non sapeva di avere da un secolo nel proprio archivio una chicca giovanile di Depero...

L’album, fresco di restauro, costituisce il fulcro del percorso allestito nel secondo piano del Museo Depero; un allestimento che se da una parte approfondisce il contesto in cui l’album nacque - anche tramite il confronto con un album fotografico della Val di Fiemme di poco precedente, realizzato in occasione dell’Exposition Universelle di Parigi del 1900 -, dall’altra contestualizza l’intervento di Depero con selezionati saggi della sua produzione della prima metà degli anni ‘10, tutti appartenenti alle collezioni del Mart.

È nell’estate del 1910 che Depero tiene la sua prima significativa mostra, con 26 opere, nella vetrina della libreria Giovannini, in piazza Rosmini. In questi anni l’artista è anche apprendista presso lo scultore roveretano Scannagatta, attività documentata nel paesaggio urbano della città da due significative testimonianze: le cariatidi della Cappelleria Bacca in via Rialto e una Madonna orante sulla casa canonica di Santa Maria. Ben presto lo stile ancora accademico di Depero evolve in personalissime forme grottesche, in cui la deformazione fisica rispecchia le forti lacerazioni interne. Una delle opere-simbolo di questo nuovo sentire, e patire, è indubbiamente l’inquietante olio Il taglialegna (Il delitto), del 1912, esposto sempre alla libreria Giovannini nella personale del 1913. La robusta figura, mussoliniana ante-litteram, si staglia frontale, quasi in penombra, su un fondale naturalistico abbozzato per macchie; il suo profilo massiccio ritorna, in altri contesti iconografici, anche in un carboncino del 1913 (San Cristoforo), mentre una medesima espressiva plasticità segna anche altre opere inserite nel percorso, come Ritratto di donna (1912) e soprattutto il Ritratto di Alfredo Degasperi (1913).

Questo dialogo tra pensiero e segno grafico sfocia, nel 1913, nell’auto-edizione “Spezzature (impressioni-segni-ritmi)”. Nella premessa al volume Depero mette nero su bianco la nuova direzione intrapresa, ovvero il passaggio naturale da questo periodo di semplicità infantile a quello ricco, tumultuoso e pregno d’emozioni, disaccordo, tonfi, orge, delirÎ. L’accentuazione in chiave espressivo-grottesca introdotta da “Spezzature” è ben apprezzabile in opere del 1913 come Scomposizione di testa, Due figure, Grottesco e Presentimento pungente mordente e spaventoso, quest’ultima utilizzata nel volume come visionaria illustrazione.

Il percorso sulle opere giovanili di Depero, quelle per intenderci che precedono lo spirito giocoso del manifesto “Ricostruzione futurista dell’universo”, si conclude con un nucleo di lavori del 1913-1915 che aprono la sua fase astratto-futurista, inaugurata con l’arrivo a Roma nel dicembre del 1913. La figuratività, anche quella deformata e grottesca, si dissolve ora in forme astratte, talvolta vorticose, come in Simultaneità giro plastiche (1914), talvolta maggiormente meditate, come in Atleta per luci, Astrazione animale (sempre del 1914) o Compenetrazione di numeri (1915).