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Il Bondone saccheggiato

Francesco Borzaga

Recentemente ha avuto luogo, dinanzi alla terza commissione del Consiglio provinciale, un’audizione relativa a ben 5 disegni di legge in materia di parchi naturali e protezione della natura. Il più corposo fra questi è di iniziativa della Giunta. La notizia testimonia un interesse politico per l’argomento, il che fa bene sperare per il futuro.

Ma il presente, con la sua rapida evoluzione in senso contrario a quello desiderato, mi preoccupa non poco. Mi riferisco in particolare al monte Bondone, il più importante e vicino a Trento fra tutti i parchi in divenire e in progetto. Di fronte a dichiarazioni di intento assai consolanti, sta una realtà che col concetto di parco ha assi poco a che fare.

Dei grandi valori naturalistici e delle singolarità ambientali della montagna di Trento si è parlato e discusso a sazietà. Sorprende quindi che per l’ennesima operazione di rilancio il tema presentato come ancora di salvezza sia l’illuminazione notturna delle piste. Per il resto, la musica non sembra cambiare. In località Vason è quindi in progetto un “Villaggio Alberto” proposto da un imprenditore noneso a nome di una “Società Bondone Triveneta s.n.c” destinato ad appesantire un corredo residenziale e cementizio di cui non mi sembra ci sia bisogno. Per inciso, la Giunta provinciale, rovesciando secondo la sua consuetudine il parere negativo della Commissione Comprensoriale per la Tutela, ha rilasciato il proprio via libera con prescrizioni. Insomma, niente di nuovo sotto il sole.

In una montagna tanto malamente massacrata qual è il Bondone, il punto maggiormente dolente è la trasformazione in corso, ormai molto avanzata, della preziosa piana delle Viote in un unico grande complesso turistico-sportivo. Al centro delle Viote si è collocato malauguratamente, a dispetto di ogni protesta, un enorme e sovradimensionato parcheggio. Per la nuova opera, evidentemente molto costosa, sono stati operati enormi sbancamenti, con pesante stravolgimento del luogo. A qualche distanza da lì c’è ormai da qualche anno un centro sportivo e di ristoro dedicato al fondo, che mi risulta posto in luogo quanto mai delicato sotto l’aspetto idrogeologico. Non sono sicuro che da tale collocazione non derivino conseguenze per la sottostante torbiera e per l’intero sistema idrico della montagna.

La Giunta provinciale di Dellai ha diligentemente provveduto ad allontanare dal Bondone - in pratica a demolire - il Centro di Ecologia Alpina, unica vera garanzia di una corretta gestione ambientale della montagna. Si sta ora passando all’incasso, con la svendita in corso delle belle casermette austriache, già sede del Centro. Si tratta di un “recupero in senso turistico” degli edifici per un investimento di parecchi milioni di euro. Cinque casermette sono di proprietà del Comune di Trento, 6 della Provincia. La delicata operazione di svendita è affidata naturalmente a “Patrimonio del Trentino Spa”, che in apparenza è cosa diversa dalla Provincia, ma in realtà coincide con essa. L’ing. Claudio Bortolotti, presidente di “Patrimonio”, spiega che l’obiettivo è quello di arrivare ad una valorizzazione delle caserme, ma a costo zero per il bilancio pubblico. Non è purtroppo specificato quale sia il costo per il nostro patrimonio ambientale.

Mi chiedo quale tipo di valorizzazione e quale tipo di turismo si promuova con operazioni sciagurate di questo tipo. Ho potuto in questi giorni esaminare le “misure di conservazione - parte del piano di gestione della rete delle riserve del monte Bondone-Soprasasso”, elaborate dai signori A. Bertolli e F. Rizzoli. Si tratta di un elenco particolareggiato ed esauriente, con utili consigli di provvedimenti di tutela. Come possono queste conciliarsi con il sacco in corso delle Viote? Quale futuro immaginano per il Bondone la Provincia e il Comune di Trento?

Alla fine della storia resta una sgradevole sensazione di presa in giro.

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