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QT n. 4, aprile 2013 L’editoriale

M5S: disastro e speranza

I capigruppo del Movimento 5 Stelle al Senato e alla Camera, Vito Crimi e Roberta Lombardi

M5S: disastro e speranza Il Movimento 5 Stelle è nel pieno delle sue contraddizioni. Forse era prevedibile. Presentarsi sia come forza portatrice di cambiamento per via parlamentare che come movimento di puri, indisponibili al compromesso e vendicatori dei vizi passati della politica, non poteva che portare a deludere una delle due aspettative, o a non soddisfarne neanche una. Ed è quello che sta succedendo. Alla mancanza di conoscenza della prassi politica, pregio e difetto del movimento, non è seguita l’eliminazione delle caratteristiche più fastidiose del vecchio sistema dei partiti. Il Movimento è più attento a mantenere la sua identità e di conseguenza il suo consenso elettorale, piuttosto che farsi in quattro per attuare un qualche punto del suo programma; i suoi deputati litigano nelle loro riunioni a porte chiuse, salvo mostrarsi compatti ed ubbidienti al Capo quando incontrano gli altri in streaming. Persino il loro utilizzo di internet, al momento, non riesce neanche lontanamente, se non a cancellare, quantomeno a confondere i confini tra chi scrive e chi legge, o meglio, in questo caso, tra chi comanda e chi no.

Agli articoli e ai video che vengono postati sul blog di Grillo seguono migliaia di commenti, e non solo a questi non viene mai risposto, ma, a sottolineare ulteriormente la gerarchia, attraverso un post chi dissente viene definito un troll, un utente che insulta solo per provocare pagato da qualcuno. Come abbiamo scritto sul nostro blog, il Movimento è attualmente più verticale di un partito. È il leader a comandare, perché gli altri valgono tutti la stessa cosa (uno vale uno). Sono intercambiabili e sostituibili, ovvero non valgono niente. Così facendo, i grillini hanno opportunisticamente buttato alle ortiche la buona occasione offertagli dal centrosinistra. Quest’ultimo infatti, anche grazie alla pressione che viene dal successo del Movimento stesso, alla salutare presenza di SEL e ad una intelligente leadership di Bersani, si stava faticosamente trascinando verso qualche miglioramento dopo anni passati tra conservatorismo, austerità e tentazioni di inciucio. L’elezione di una Presidente della Camera come Laura Boldrini era un ottimo segnale. L’ostruzionismo dei 5 Stelle ha invece aperto nuovamente le porte ai tifosi del compromesso con Berlusconi nella nuova forma di “commissioni dei saggi” che ricorda vecchie e disastrose Bicamerali. Realizzando l’esatta espressione della vecchia politica come la intende Grillo, una nuova prova che tra i partiti c’è così poca differenza che possono governare assieme. E permettendo al Movimento di accomodarsi nella posizione di oppositore intransigente all’inciucio. Se tutto ciò si tradurrà in un aumento dei consensi (o nel loro mantenimento), è da vedere. Tanta cocciutaggine forse non servirà a trattenere quella parte di elettorato che li ha votati sperando in un reale e rapido cambiamento, e non in giochini per non perdere voti. Rimane una speranza.

Quella che il tempo che Napolitano ha concesso al nuovo Parlamento valorizzi le divisioni all’interno del gruppo a 5 stelle. Non è infatti ancora chiaro quale sia, in Parlamento, il vero rapporto di forza tra i fedelissimi di Grillo e del suo ambiguo progetto ed i parlamentari più indipendenti. Coloro che, insomma, rappresentano genuinamente quella voglia di rottura da un sistema disastroso che ha portato in Parlamento tanti cittadini comuni. Se e quando questi ultimi riusciranno a liberarsi dal farneticante paternalismo del leader, il Movimento potrebbe ancora proporsi non solo come guardiano della sobrietà e del radicale rinnovamento in politica, ma anche come sprone ad affrontare tutta una serie di temi, dalla green economy al conflitto d’interessi all’opposizione ad un modello insensato che investe sulla TAV e non sui regionali, su cui il centrosinistra, da solo, è troppo incerto. Una prospettiva oggi assai lontana eppur possibile, per un Movimento giovane e che di strada ne potrebbe fare ancora molta.