Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 5, maggio 2013 Trentagiorni

Spese pazze 1

Avanti tutta

Ugo Rossi

L’era dellaiana è stata notoriamente caratterizzata da un’ampia disponibilità di fondi, e contemporaneamente da un’ancor più ampia voluttà di spesa. Quanto questo sia stato fatto a debito lo sapremo solo quando una nuova amministrazione, meno continuista di quella targata Pacher, guaderà ben bene nei conti provinciali, per ora gelosamente custoditi dal dirigente generale Ivano Dalmonego, che dovrebbe essere in pensione, invece è stato blindato dall’uscente Dellai nel ruolo di guardiano delle più segrete chiavi interpretative dei bilanci. Ma, pur prescindendo dall’incombente debito, è chiaro che tutta una serie di spese fuori di testa, oggi, con disponibilità finanziarie molto più ristrette, dovrebbero essere messe da parte: Metroland, il Centro Congressi alle Albere, le scuole a Piedicastello, il Nuovo Ospedale ecc. Tra di esse riteniamo vada messa la Nuova Scuola di Medicina. Progetto poco sensato, dispendioso, che rischia di assottigliare i fondi per l’Università. Il Dellai dei tempi delle vacche grasse si era già distinto, in ambito universitario, in un altro progetto molto discutibile: la seconda (!!) Università del Trentino, da realizzarsi a San Michele, sbeffeggiata come “ridicola” “velleitaria” e “nociva”, in quanto giocoforza concorrente con l’Università vera, quella di Trento. La razionalizzazioneimposta in campo universitario da Roma (della serie: quando l’Autonomia si fa del male) che ha tagliato di brutto le mini università proliferate ovunque in Italia, all’ombra di campanilismi e clientelismi, ha gettato al macero anche il demente progetto di San Michele. Ma è rimasta la spinta di fondo: sperperare soldi, depotenziare l’università, al fine di crearsi centri di spesa clientelari.

La rettrice Daria De Pretis
Di qui l’idea pazzoide di istituire una Facoltà di Medicina a Trento, abortita perché semplicemente impossibile (costerebbe quasi quanto l’insieme delle altre attuali facoltà, che evidentemente dovrebbero chiudere); sostituita però dalla più modesta, ma sempre molto onerosa Scuola di Medicina, da realizzarsi “perché in Trentino non ci sono abbastanza medici” come se, in caso di penuria di banane, ci si mettesse a impiantare bananeti. L’Università ha risposto con contrarietà, ma a decidere è piazza Dante. Dove, anche nel post Dellai, le idee balorde vanno avanti. Ecco allora nei giorni scorsi, la nuova rettrice Daria de Pretis, che sulla Scuola aveva già detto peste e corna, avanzare la proposta di istituire una scuola di medicina dell’Università di Trento, in collegamento con la Facoltà di Innsbruck, e in alternativa a quella della Pat (che si dovrebbe realizzare attraverso un’inedita alleanza con l’Università di Ferrara). La mossa è evidentemente strumentale, tesa a smascherare il costoso dilettantismo della proposta provinciale. E difatti da Piazza Dante sono arrivate risposte molto piccate. L’assessore Ugo Rossi proclama: “Siamo pronti a confrontarci con tutti, anche se mi pare chiaro che la voce in capitolo da ascoltare si soprattutto quella di chi dentro la sanità ci lavora e di chi ne porta le responsabilità a livello politico”. Cioè, decide l’Azienda sanitaria e la Pat, ossia decido io, l’Università se ne stia fuori.