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Una tassa ingiusta

Ing. Paolo Mayr

Premetto che come cittadino e come membro attivo di varie associazioni ambientaliste o di tutela dei consumatori, ho promosso le prime raccolte differenziate, ho lottato, assieme ad altri, contro il trattamento dei rifiuti col fuoco, metodo dannoso per la salute, costoso e contrario alla necessaria conservazione dell’energia e delle materie prime, ho assistito con soddisfazione all’entusiasmante crescita della raccolta differenziata ed all’accantonamento dell’inceneritore.

Per questo ho visto come positiva la decisione di distinguere, nel conferimento dei rifiuti, una quota fissa per coprire i servizi di raccolta ed una quota variabile calcolata sulla base dell’effettivo rifiuto residuo prodotto, con ciò premiando e incentivando chi più differenzia e chi meno produce rifiuti residui.

Nel caso mio personale, quello di uno studio tecnico, provvedendo diligentemente alla raccolta differenziata della carta e della plastica e delle cartucce e non producendo rifiuti organici o vetro, il rifiuto secco è praticamente inesistente: poche biro esaurite, i resti di alcune matite, qualche barattolo vuoto di colla; al massimo un sacchetto da 30 litri all’anno. Mi vedo invece gravato da Dolomiti Energia della dotazione minima obbligatoria di undici sacchi ed ovviamente del corrispondente pagamento.

Rimango deluso e sconcertato, dopo tante promesse di voler conteggiare solo l’effettivo conferimento. Protesto allora presso i dirigenti di Dolomiti Energia e presso l’assessore comunale all’Ambiente, una prima e una seconda volta. Infatti, quale risparmio economico avrei, se mi viene addebitata una quantità 11 volte maggiore?

Ricevo una fredda comunicazione dal dirigente tecnico di Dolomiti Energia: “Gli svuotamenti minimi obbligatori previsti per le utenze non domestiche sono calcolati moltiplicando un coefficiente funzionale...”. In pratica, un coefficiente cosiddetto funzionale, contro un conferimento reale.

A nulla è valsa la mia richiesta a voler verificare le loro valutazioni e determinare un “coefficiente funzionale” coerente con il reale conferimento della mia categoria.

Un freddo, muto, irremovibile rifiuto.

Invece che rispondere in comodo linguaggio burocratico, non sarebbe meglio che Dolomiti Energia operasse in modo serio e coerente in modo da ripensare ed affinare le sue valutazioni?

Anche in questo caso, come in molti altri, l’Amministrazione è sorda alle richieste dei cittadini e non si apre al dialogo. Sarebbe auspicabile infine l’interessamento e l’intervento da parte delle associazioni che difendono i consumatori.

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