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QT n. 2, febbraio 2014 Servizi

Quando si sfratta la polizia

Anche nelle valli dell’Avisio i tagli hanno colpito pesantemente le forze dell’ordine

In una situazione di fragilità sociale come quella che stiamo vivendo il tema della sicurezza e del presunto incremento della criminalità diventa uno strumento politico di grande effetto che alcune forze politiche da tempo stanno utilizzando in modo sempre più incisivo. Sul tema si distinguono per determinazione la Lega, le destre e Casa Pound.

Quanto alle forze politiche che fanno riferimento al centro-sinistra, sembra che non rivolgano particolare attenzione a questi fenomeni: anche in Trentino questi partiti non cercano di analizzare i fenomeni basandosi sui dati ed appaiono quindi incapaci di rispondere in modo efficace.

Un altro corpo di vigilanza, i vigili urbani, in una recente assemblea provinciale, hanno proposto parziali soluzioni offrendo la loro disponibilità a sostituire gli organi di polizia statale in alcune funzioni per lo più legate alla viabilità

A livello nazionale i sindacati delle forze di polizia denunciano come i tagli operati dalle varie finanziarie vanifichino ogni progetto di ampio respiro teso a tagliare le ali e l’agibilità alle grandi organizzazioni criminali. Ma anche in regione le difficoltà aumentano, di mese in mese: aggiornamento, mezzi e strutture sono sempre più inadeguati, le pattuglie rimangono ferme nei garage perché non ci sono soldi per dotarle di gomme invernali o per comprare carburante, gli straordinari sono stati tagliati in modo drastico, le piante organiche dei dipendenti sono inadeguate e le assunzioni bloccate. Si riesce così solo ad affrontare l’emergenza (la rapina), mentre l’azione di prevenzione diventa impraticabile.

Ad aggravare la situazione regionale si inseriscono poi le provocazioni del “centralista” Bruno Vespa: “Se io fossi lo Stato, inizierei a fargli pagare qualche servizio in più: la benzina ai carabinieri che se la paghino loro” (le Provincie autonome, n.d.r.)”.

La superficialità e la malafede di Vespa non hanno limiti. Nella nostra regione ormai da anni lo Stato è assente nella lotta alla piccola criminalità, ed ha dimenticato le esigenze minime di sopravvivenza dei corpi di polizia e dei carabinieri.

A Moena dal 2010 è scaduto il contratto di locazione della caserma dei carabinieri (di proprietà di privati). Lo Stato, in bancarotta perenne, rimane inadempiente e al proprietario non vengono più pagate le quote di affitto. Da qualche mese i carabinieri hanno ricevuto lo sfratto esecutivo ed entro il prossimo aprile dovranno andarsene. Ma dove? È risaputo che più volte, nel recente passato, i carabinieri hanno dovuto anticipare di tasca loro perfino il rifornimento di carburante alle auto di servizio.

Anche la Polizia stradale dislocata a Cavalese vive problemi seri: alla centrale è arrivata l’ingiunzione esecutiva di abbandono dell’immobile entro la fine di marzo. Se i poliziotti troveranno alloggio presso il palazzo che ospitava gli uffici del tribunale, dove porteranno le auto di pattuglia? Come organizzare la centrale di smistamento delle urgenze, come coordinare i servizi con i carabinieri e gli altri corpi in caso di emergenze? Tutte domande che rimangono prive di risposta e delle quali lo Stato si disinteressa.

Eppure le valli dell’Avisio non sono immuni da problemi di sicurezza. Forse a causa della crisi e della disoccupazione in aumento, specialmente nel settore edile, i furti nelle abitazioni sono aumentati e il fenomeno della tossicodipendenza è ben diffuso. Nel periodo turistico le due valli hanno una presenza di oltre centomila persone. Gli agenti, quando vengono interpellati su questi temi, non possono fare altro che invitare il cittadino vittima a presentare denuncia, chiarendo subito come si trovino disarmati nel combattere i fenomeni delinquenziali. Addirittura, in caso di furti, i sopralluoghi vengono rinviati di qualche giorno, a tracce ovviamente scomparse, con una tempistica che accresce nel cittadino un sentimento di sfiducia nei confronti dello Stato.

L’assenza dello Stato centralista nel fornire ai territori strumenti e personale adeguato ad affrontare il tema della sicurezza contribuisce ad alimentare sempre più la campagna populistica delle destre, rafforza le tesi di queste forze politiche. Se a questo si aggiungono le lentezze della giustizia e le proposte di amnistie ed indulto, è facile prevedere come il cittadino, sempre più solo, ricorra al sostegno della giustizia fatta in casa e magari arrivi a invocare la pena di morte.

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