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Daniza: una vergogna per il Trentino

Giovanna Giugni

Daniza è un simbolo, una metafora dei nostri giorni e dei rapporti di forza di cui siamo spettatori. Daniza muore per l’incapacità e l’indifferenza dell’uomo, quello stesso che l’ha voluta in Trentino e l’ha usata, per trarne profitto e e godere di un’immagine immacolata e rispettosa dell’ambiente. Utile finché quieta, mamma orsa, da sopprimere quando difende ciò che le è caro: i suoi cuccioli, il futuro della sua specie.

Dovremmo tutti trarre insegnamento dal suo sacrificio, per imparare a salvaguardare i nostri “cuccioli”- il nostro domani- dall’insipienza arida di politicanti scaltri che usano la natura finché è funzionale al marketing e la prevaricano senza scrupoli quando inevitabilmente vuole - come è giusto, irriducibile e atavico - reagire e salvarsi.

Una vergogna per il Trentino, questa morte “accidentale”. Una piccola lotta per la libertà finita con il più debole che soccombe agli interessi del più forte. Un messaggio che trascende l’attualità e fa riflettere.

È giusto chiedere che chi ha responsabilità di governo risponda per questo: un metodo sbrigativo e semplicistico per risolvere problemi che possono essere piccoli solo per una visuale miope della realtà. Quella di chi crede che al Trentino del futuro basti una natura da cartolina, di plastica, pura immagine. Priva dei sussulti, dei pericoli e delle emozioni che solo la Natura vera sa dispensare.

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