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QT n. 12, dicembre 2014 Trentagiorni

I parchi senza guardiaparchi

I parchi naturali trentini continuano a perdere significato e valori. Dopo l’assenso al collegamento sciistico Pinzolo-Campiglio, dato nella sede del parco Adamello- Brenta, dopo il consenso al transito delle motoslitte guidate da cacciatori, o il silenzio sulla follia dell’impianto San Martino di Castrozza-Passo Rolle, oggi arriva la demolizione della figura del guardiaparco.

È dal 2009 che la Provincia lavora per abolire questa figura professionale nei parchi. Gli attuali dipendenti andranno a rimpiazzare la carenza di guardie forestali, all’interno di una riorganizzazione complessiva del Corpo Forestale provinciale.

A Paneveggio lavorano quattro quadiaparco, ma la pianta organica ne avrebbe previsti sei.

Al parco Adamello-Brenta sono invece in otto: personale preparato, efficace nella formazione, nella didattica, attento al controllo del territorio. Ma la loro presenza infastidisce i cacciatori e specialmente certe iniziative pubblicitarie della Provincia e della locale APT, come ad esempio le motoslitte fino al Grostè o certi voli in elicottero riservati ai vip dello sport. Il guardiaparco ad oggi non è personale controllabile dal potere centrale.

Già in primavera questa figura professionale scomparirà dal Trentino. Così i parchi rimarranno sprovvisti dei loro vigilantes, di persone che conoscono nel dettaglio il territorio e chi lo abita, di chi, in oltre vent’anni di servizio, ha donato passione e lustro alle aree protette, di chi ha sostenuto con efficacia progetti difficili come “Life Ursus”, di chi ha permesso alla popolazione locale e agli operatori turistici di comprendere il valore, anche economico e sociale, dei parchi, di chi ha seguito dei censimenti di fauna selvatica in territori impervi e sostenuto la ricerca di importanti ambiti universitari.

I guardiaparco, più che poliziotti del territorio, sono stati agenti educatori, anche nei confronti dei turisti: con la loro presenza hanno definito in positivo l’immagine del Trentino.

Cancellare dal territorio dei parchi la professione del guardiaparco significa sostenere un nuovo arretramento culturale sul piano della difesa dell’ambiente e della formazione naturalistica.

Quanto al sindacato, si è limitato a difendere l’aspetto salariale di questi dipendenti: ha accompagnato le diverse esigenze personali, ma non ha investito in prospettive culturali di ampio respiro, nella ricerca di innovazione anche nel settore della conservazione e della educazione ambientale.

Ha fatto da notaio ed ha, di fatto, sostenuto la volontà politica di una giunta provinciale sempre più miope.