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QT n. 9, settembre 2016 Trentagiorni

Transiti sui passi: una bella campagna-stampa

I quotidiani Trentino e Alto Adige hanno investito l’estate in una maratona a sostegno della chiusura dei passi dolomitici al traffico automobilistico. Dal dibattito che ne è scaturito emerge una grande maggioranza di personalità che sono stanche di vedere la montagna come banale luogo di transito, che non sopportano di essere irreggimentate in eterni serpentoni di macchine e vedere i passi dolomitici, tutti, trasformati in un ininterrotto manto metallico multicolore. Sono anni che i politici trentini e altotesini promettono l’avvio di una sperimentazione della chiusura dei passi al traffico privato. Il laboratorio più efficace, anche perché ben servito da una moderna rete di funivie e seggiovie, potrebbero essere i quattro passi che ruotano attorno al gruppo del Sella, i passi che hanno definito gran parte della storia del Giro d’Italia e che hanno offerto a milioni di turisti panorami mozzafiato.

Ma fino ad oggi i politici hanno sempre trovato motivazioni per bloccare l’iniziativa; quest’anno è stata l’opposizione dei sindaci dei paesini di fondovalle, primi fra tutti, per insensibilità e grettezza nelle dichiarazioni, quelli di Canazei e Selva di Valgardena e la presidente del Comun general de Fascia. Dal dibattito è rimasto assente il bellunese, anzitutto per una incomprensibile scelta del gruppo editoriale che ha trascurato il quotidiano gemello, il Corriere delle Alpi. In secondo luogo per la marginalità politica sempre più accentuata di quella provincia. Eppure in questa zona è presente il luogo più triste e umiliato dalle auto, le Tre Cime di Lavaredo: i ghiaioni dei tre splendidi monoliti sono ridotti a cloaca di migliaia di auto, nonostante l’oneroso pedaggio per la salita. Preso atto della sensibilità emersa nei servizi, è auspicabile che i politici trentini e altotesini non perdano più tempo e assumano decisioni coraggiose fin dal tardo autunno. Solo in questo modo potranno rispondere a quanto evidenziato nelle interviste e nelle testimonianze: servono servizi e parcheggi di testata, il trasporto pubblico va notevolmente potenziato, non si può parlare di mobilità guardando solo ai passi, ma serve un progetto globale che interessi le vallate sottostanti e metta in rete i territori. E in prospettiva di medio termine servono i treni, attuando il sogno di fine Ottocento dell’allora sindaco di Trento Paolo Oss Mazzurana: il treno del Paradiso, Trento-Canazei, e in Sudtirolo quello della Valgardena. L’Alto Adige ha deciso con coerenza, mentreTrento rimane al palo.

Quasi tutti gli interventi hanno segnalato il disagio prodotto dal transito delle moto, velocità, pericolo, rumori assordanti, puzza, inquinamento, assenza di controlli sulla viabilità.

A fine agosto sui quotidiani si sono sommati oltre 70 interventi che hanno coperto pagine intere e hanno dato voce a modi di vedere e abitare le Dolomiti molto diversificati. La campagna dimostra che oggi si può ancora fare giornalismo civile, che i giornali possono ritornare protagonisti nel diffondere cultura, stimolare le istituzioni, dare voce a chi generalmente rimane ai margini.