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QT n. 12, dicembre 2016 Seconda cover

Tassullo Spa: uno strano fallimento

Il dubbio che si potesse evitare. L'immobilismo della Provincia. I rischi di speculazione. E una possibile via d'uscita.

La Tassullo deve fallire? titolava così un articolo pubblicato sul numero di luglio di Questotrentino. L’articolo analizzava la situazione della Tassullo Spa e sollevava interrogativi, poi rivelatisi profetici, sul futuro (già scritto?) dell’azienda leader nei prodotti cementizi, che dava l’impressione di essere stata abbandonata al suo destino, senza santi in paradiso, ma neanche in terra. Poche settimane dopo il tribunale fallimentare di Trento ha tolto ogni dubbio, decretandone il fallimento.

E il procedimento con cui si è arrivati a questo punto è quanto meno controverso. Per rendersene conto, occorre fare un piccolo passo indietro.

La storia di un fallimento

In decenni di attività la Tassullo aveva scavato immense cavità nelle montagne, qualcosa come 40 ettari, creando delle vere e proprie gallerie. Nel marzo del 2016 si conclude un lungo e complesso iter di intavolazione che fa ottenere alla Tassullo Spa la proprietà delle gallerie e la possibilità, dunque, di vendere gli spazi ipogei. Inoltre un lungo e intenso lavoro di ricerca ingegneristica aveva permesso un uso industriale di questi spazi (stoccaggio delle mele e data center) che gli conferiva finalmente un valore effettivo e negoziabile, stimato inizialmente, forse troppo ottimisticamente, in circa 30 milioni di euro. Ma quello che doveva essere il motore della ripresa della Tassullo, è diventata la corda alla quale è stata impiccata.

E di una ripresa, l’azienda aveva proprio bisogno: a seguito della crisi di tutto il settore edile, cui si erano sovrapposti gli effetti di una velleitaria espansione in Romania, si era trovata a mal partito ed era stata ammessa a concordato preventivo. Il 21 aprile del 2016 si tiene un’assemblea dei dipendenti, in cui viene presentata una bozza di piano di salvataggio, che avrebbe garantito la continuità aziendale a fronte di un apporto di nuove risorse economiche certamente non astronomico, quantificabili in 5 milioni di euro per l’anno 2017 ed in 4 per il 2018.

Carlo Borzaga

“Peccato che al tribunale, che doveva decidere sul fallimento, non è mai arrivato questo piano. - ci dice Carlo Borzaga, docente di Politica economica presso il dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale - Pochi giorni dopo quell’assemblea il Commissario giudiziale Alberto Bombardelli chiese al tribunale di dichiarare il fallimento”. Nel frattempo aveva chiesto e ottenuto la revoca degli amministratori; e con la sospensione del CdA anche il piano da loro elaborato era stato bloccato. “Da economista sono convinto che si debba fare di tutto per salvare un’azienda anche se c’è solo una minima speranza. - commenta Borzaga - Il piano poteva essere anche insufficiente, ma prima doveva essere verificato. Qui stiamo perdendo pezzo dopo pezzo il sistema produttivo, e non capisco la ratio di questo procedere”.

Le prospettive

Giorgio Daidola

La Tassullo è stata trattata fin dall’inizio come un’impresa senza possibilità di sviluppo, come una delle tante aziende edili uscite dal mercato a causa della crisi, che aveva scremato un settore cresciuto in maniera abnorme. Ma qualcosa di diverso, rispetto alle altre imprese, la Tassullo sembrerebbe averlo: “È un esempio più unico che raro di cementificio che ha un’organizzazione verticale perfetta, basti pensare che non compra l’energia ma se la produce da sola con delle centrali idroelettriche. Dalle cave al cemento, ai prodotti di alta qualità, dalla ricerca ai brevetti” - ci dice il professore Giorgio Daidola, docente presso il dipartimento di Economia e Management. E sulla inevitabilità del fallimento, concorda con il collega Borzaga: “Non ci si è resi conto che ci si trovava in una situazione di crisi reversibile. Anche la presenza delle celle ipogee avrebbe potuto far pensare a questa reversibilità. Invece sono state applicate alla lettera le norme di diritto fallimentare, in modo forse troppo rigido, e questo ha portato a conseguenze nefaste per l’economia locale e a decretare il fallimento dell’azienda”.

Sembra proprio che la Tassullo abbia delle solide prospettive economiche che varrebbe la pena coltivare, invece che affossare. Come detto sopra, la cessione dei vuoti di cava, non solo per lo stoccaggio e la conservazione delle mele, ma anche per la collocazione di grandi data center, ad esempio. Senza arrivare all’ottimismo della relazione Castelli commissionata dal Cda (che stima in 30 milioni di euro il valore delle celle ipogee), quest’attività ha delle grosse potenzialità di sviluppo, anche dal punto di vista ambientale, da non trascurare.

La Melinda, che ha acquistato alcuni dei lotti, è tra le prime ad aver colto le potenzialità dell’intuizione della Tassullo. Franco Paoli, direttore del reparto lavorazione, ci dice: “Siamo ancora in una fase di sperimentazione, ma i primi risultati sono positivi. In base agli studi che abbiamo a disposizione, nel tempo potremo arrivare ad un risparmio del 40% di energia. I consumi attuali sono più alti rispetto a quelli delle celle esterne, ma sono in linea con i modelli e confidiamo di arrivare in breve a un effettivo risparmio. Inoltre riusciamo a ridurre il periodo di raffreddamento della frutta, il che porta a una maggiore conservabilità del prodotto”.

La Tassullo è ancora più ottimista, al riguardo: “Il raffreddamento della roccia per i primi due anni si realizza con costi energetici superiori alle celle esterne, ma successivamente la curva dei consumi energetici scende al di sotto dei consumi delle celle tradizionali portandosi ad 1/5 dei consumi e lo stesso continua con un andamento asintoticamente tendente a zero dopo 15/20 anni. Si tenga presente che non si tratta solo di un mero problema di costi energetici, ma anche di un problema che ha risvolti sociali. Ridurre di una quota tra il 50 e il 70% l’energia per la conservazione significa assolvere alle raccomandazioni che vari organismi internazionali stanno imponendo al mondo agricolo per la riduzione dei consumi energetici nella produzione/conservazione dell’ortofrutta. Senza contare che è un percorso che dovrebbe avere anche commercialmente un risultato positivo: sono sempre più numerosi infatti i clienti sempre più attenti agli aspetti negativi che una agricoltura intensiva genera non solo sul pianeta Terra, ma anche nel nostro microcosmo di valle. Ed è un fatto consolidato che le mele conservate in ipogeo siano di migliore qualità, vantaggio che si trae dalla velocità di raffreddamento che le celle ipogee riescono ad imprimere ai frutti nell’immediato post-raccolta”.

Delle “mele in galleria” si era già occupato QT (vedi il numero del novembre 2014) dando spazio alle perplessità di diversi melicoltori che temevano di doversi imbarcare in un’operazione dai dubbi risultati, allo scopo di salvare la Tassullo. Questa perplessità era alimentata dai primi risultati della sperimentazione, che contraddicevano le aspettative miracolistiche maldestramente propagate dall’azienda; perplessità poi consolidata dal successivo rigoroso black out dei dati: “È una sperimentazione effettuata da Melinda, noi non possiamo divulgare niente. - ci dicevano alla Fondazione Mach - Noi i dati non li divulghiamo, non vogliamo favorire la concorrenza” era l’improbabile motivazione del direttore di Melinda dott. Luca Granata.

Oggi possiamo dire che l’impianto della miniera di Rio Maggiore è il primo e unico al mondo realizzato per la frigo-conservazione di frutta in ambiente ipogeo ed in condizioni di atmosfera controllata. La Tassullo ha avuto una felice intuizione, che può portare ad importanti vantaggi economici ed ambientali. Con una riduzione del consumo di energia, un conseguente risparmio idrico grazie alla possibilità di usare la geotermia per il raffreddamento dei compressori. E la sparizione dei capannoni, che deturpano il paesaggio della valle.

Ma tutto questo, fino ad ora, non è bastato a convincere la Provincia ad investire direttamente. Eppure siamo stati abituati, negli anni, a investimenti ben più scriteriati e disperati. Dello stesso parere il professor Borzaga: “Non capisco come in tanti altri casi l’ente pubblico intervenga, qui no. La Pat ha comperato aree industriali, e giustamente, per sottrarle a speculazioni; credo che lo stesso dovrebbe fare per le aree ipogee. Sono 40 ettari, un patrimonio da utilizzare”.

Le “aste spezzatino”

Parlavamo di un procedimento controverso: in particolare l’operato dell’esperto curatore Bombardelli sembra non essere stato da tutti apprezzato. La decisione di spacchettare l’azienda, ad esempio. E di procedere alla vendita con delle “aste spezzatino” in cui le singole parti dell’azienda hanno un valore inferiore rispetto all’insieme. E con buona pace dei sindacati, che invece chiedevano un’asta unica, per tutelare i lavoratori. Togliere dal pacchetto Tassullo il lotto più ricco, le celle ipogee, significa infatti da una parte scoraggiare una soluzione di ripresa dell’attività industriale, dall’altra rendere possibile l’acquisto, a prezzo di fallimento, delle sole celle ipogee. E per l’acquisto a prezzo di saldo si trova ottimamente posizionata la CAE (Conservazione Alta Efficienza) Srl, in cui, oltre alla comatosa Tassullo al 60%, sono presenti Finanziaria Trentina Real Estate (con i maggiori gruppi industriali trentini, da Lunelli a Marangoni a Poli) al 20% e – guarda un po’ - ISA al rimanente 20%.

Il lotto delle celle ipogee, aveva il prezzo di base d’asta di 13 milioni poi, nella successiva, abbassato del 20%. Entrambe le aste sono peraltro andate deserte e questo ha portato al susseguirsi di voci di speculazioni, e non è difficile immaginare come i soggetti interessati possano essere alla finestra, in attesa di nuovi sviluppi.

Spunta la cooperativa

E nuovi sviluppi, in realtà, sembrerebbero esserci per davvero. Ma forse in direzione opposta a quanto alcuni possono sperare. Il salvataggio infatti, potrebbe venire dall’interno: alcuni dei dipendenti in cassa integrazione (che scade con i primi di dicembre) hanno fondato la cooperativa “La calce”, Cooperativa Anaune Lavoratori Cementieri. In un comunicato la neo costituita cooperativa, auspica “il favore ed il supporto del contesto politico e finanziario per i passi che la stessa dovrà attuare per raggiungere gli scopi sociali, pur consapevoli che il percorso sarà molto complesso”.

E ora lo scenario potrebbe cambiare, “perché la cooperativa ha la prelazione su tutti gli asset - ci dice Borzaga - e in barba a chi intendesse speculare può entrare decisamente in gioco se trova i capitali, che possono arrivare attraverso diversi canali, oltre a quelli trentini, anche attraverso la legge Marcora, l’intervento della CFI (CompagniaFinanziaria Industriale, gestita dal sistema cooperativo n.d.r.) che interviene con capitale per permettere il worker buyout (acquisizione dell’azienda da parte dei suoi dipendenti, n.d.r.)e per sviluppi innovativi”.

Gli operai, dal canto loro, si lamentano di non sapere nulla del futuro: “La nostra è una ditta che fa prodotti eccezionali; il 7 dicembre ci scade la cassa integrazione” e sulla cooperativa dicono che “potrebbe essere una soluzione, può essere una buona idea”.

Maurizio Zabbeni (CGIL), che durante un incontro del Consiglio Provinciale con i dipendenti della Tassullo aveva parlato di “silenzio assordante della Giunta e di intervento tardivo del Consiglio”, lamenta la mancanza di imprenditori in Trentino, dovuta ad una mancanza di concretezza da parte di Trentino Sviluppo. E sulla cooperativa è ottimista: “Anche se è vero che si è creata una spaccatura tra operai e impiegati (sono stati soprattutto questi ultimi a dare vita alla Calce n.d.r.), la coop potrebbe essere una soluzione percorribile utile a tutti”.

Intanto si moltiplicano le preoccupazioni di possibili speculazioni ai danni della Tassullo, tanto da essere oggetto di una interrogazione (La Provincia ritiene che vi siano finalità speculative da parte di potenziali acquirenti imprenditoriali della Tassullo?) presentata al Presidente della Provincia Ugo Rossi da parte delle minoranze.

Quel che è certo è che il fallimento sta già mostrando i suoi effetti sul piano delle ricadute collettive: “42 posti di lavoro - scrive Borzaga in un documento presentato al consiglio provinciale - sono già finiti sotto la mannaia della curatela fallimentare e della sua precipitosa e inspiegabile determinazione, il cui unico effetto sembra essere quello di distruggere un’azienda e umiliare un territorio”.

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Commenti (2)

Quanta DISINFORMAZIONE Andrea

Tante belle parole che si possono riassumere in 50 milioni di debiti, con i dipendenti, con i fornitori, con le banche. Forse qualcuno si dimentica che questi soldi sono stati sottratti a famiglie di lavoratori, siano essi dipendenti diretti o attraverso i fornitori. Un'azienda che spera in un ritorno di investimento facendo un buco del genere presenta evidentemente qualche grave mancanza gestionale. Sul ruolo del curatore fallimentare i "Soliti giornalisti beninformati" dimenticano (volutamente?) OGNI VOLTA di specificare che lo spacchettamento è stato fatto dall'allora cda dell'azienda, il curatore si è limitato a vendere come gli è stato chiesto di vendere. Difficile da capire? Passiamo alla calce: il giornalista scrive che gli operai pensano che sia una buona cosa... quali operai ha sentito, per curiosità, visto che 40 su 50 (i dieci di differenza sono gli unici soci della calce) non ne vogliono sapere? Anche qui, possibile che NESSUNO abbia mai intervistato qualche operaio attualmente alle dipendenze?

Non c'è da stupirsi Aldo

Visto chi è il curatore, non ci si stupisce della fretta nello spacchettare e far fallire la Tassullo...
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