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QT n. 6, giugno 2019 Servizi

Il mondo cattolico non esiste più

Viviamo tempi in cui ci si dovrebbe indignare ogni 10 minuti. Vediamo immagini che non avremmo mai pensato di vedere. Risuonano parole tenebrose. Ritorna il filo spinato. Occorre però sottrarci a una semplice reazione istintiva.

Matteo Salvini

Salvini che sventola il rosario in campagna elettorale o che bacia la croce in conferenza stampa dopo la vittoria alle europee, compie un gesto vomitevole e blasfemo. Non serve essere religiosi per capirlo. La dinamica è identica a quella degli integralisti islamici: utilizzare la religione per scopi politici. Cesaropapismo. Questo gesto rientra però in una tradizione che vede il culto mariano piegato alla visione politica dell’estrema destra europea. Una tradizione che nasce in epoca post napoleonica e che si snoda fino ad ora. Il culto mariano fu utilizzato per decenni dai Papi per la loro battaglia (persa) contro la modernità.

Una volta questa battaglia era contro la libertà di coscienza, contro la democrazia, contro il pensiero critico. Adesso la guerra è contro “coloro che vogliono stravolgere la famiglia naturale”, contro le minoranze sessuali, contro i diversi. Naturalmente l’autorità ecclesiale ha (per ora) cambiato atteggiamento rispetto ai tempi di Pio IX, ma probabilmente il “popolo” no. La dichiarazione di Salvini per cui - testuali parole - “l’immacolato cuore di Maria ci porterà alla vittoria”, non è estemporanea, non è assolutamente casuale. Basta conoscere un po’ di storia ottocentesca. In quel periodo storico la Chiesa indicava come il più funesto errore della modernità l’allontanamento dell’uomo da Dio, la cui volontà era ovviamente interpretata dalla stessa Chiesa: ecco, di questo naturalmente Salvini e i suoi simili se ne fanno un baffo. Ma la gente gli crede.

I risultati delle elezioni europee confermano. La presunta difesa dell’Europa “cristiana” a fronte della fasulla “invasione” degli immigrati fa breccia in molte persone. L’indignazione verso Salvini del cosiddetto “mondo cattolico” è pressoché unanime, ma ininfluente. Giunta forse troppo tardi. Forse c’è qualcosa di molto, molto più profondo. Cercheremo di dare qualche spunto per riflettere, soffermandoci sulla realtà cattolica perché è quella in cui siamo immersi.

La crisi della Chiesa Cattolica

Lavaggio dei piedi di Papa Francesco

Senza voler andare troppo indietro nei secoli, è evidente che dalla rivoluzione scientifica del ‘600 vengono meno dapprima il monopolio culturale della Chiesa, poi il suo potere temporale, infine il suo controllo sulle coscienze. Tutto ciò è avvenuto lentamente, con alti e bassi. Si possono fare mille distinguo storici, ma non si può non concordare su questo processo che possiamo definire di “secolarizzazione”.

Qual è la realtà odierna? Il mondo cattolico semplicemente non esiste. Certo, continua per inerzia, innumerevoli sono le attività ancora in piedi ma languisce ogni giorno di più. Le tonache spariscono e non vengono sostituite, i capelli grigi sono la regola. I bambini vanno ancora in maggioranza al catechismo, ma poi fuggono istantaneamente dopo la cresima. La fascia degli adulti dai 25 ai 50 è evaporata. Esagerazioni? Forse, ma sicuramente minori di quelle descritte da chi immagina un mondo cattolico tutto impegno e fiducia.

Non è una questione di recepimento o meno del Concilio, di una revisione del proprio stile, di una mancata riforma, di una diffusa omertà (vedi la terribile questione degli abusi sessuali), di un inesistente coinvolgimento dei laici o delle donne. Il problema di fondo riguarda il rapporto tra fede e modernità. Il cambiamento epocale ruota intorno a tre parole: autorità, verità e scienza. Ma non vogliamo fare troppo filosofia.

Il Concilio Vaticano II era stato presentato come “pastorale” e quindi doveva limitarsi soltanto a un aggiornamento senza contenuti dogmatici (anche se in parte ci sono stati). Oggi tutto questo è superato. Il tempo corre velocissimo. Ci vorrebbe un Concilio che riprendesse in mano il senso delle verità di fede professate, alla luce di scenari completamente cambiati anche solo rispetto a cent’anni fa.

Già, ma che cos’è la verità per chi si professa cattolico? Esiste un’autorità riconosciuta? Esiste una “comunità cristiana”? Forse soltanto su una rivista che si autodefinisce “anticlericale” come Questotrentino, si può dire che no, non esiste una comunità cristiana. È pura retorica che nasconde una congerie priva di direzione. La confusione regna sovrana, ci sono singole individualità la cui adesione a un gruppo più ampio è tutt’altro che scontata.

Non esiste un’autorità. Intendiamoci: nessuno rimpiange un Papa o un Vescovo che ordinavano di bruciare i libri, che consegnavano i presunti eretici al braccio secolare per fargli fare la stessa fine di quei libri al rogo. Nessuno rimpiange l’autorità temporale dei pontefici, le scomuniche, gli anatemi. Oggi siamo esattamente al contrario. Certo la Chiesa ha ancora qualche potere di interdizione, qualche aggancio, qualche commistione politica, economica, finanziaria. Ma arranca ovunque.

Spesso si dice in ambienti laici che i cattolici devono accettare le verità costituite e sono privati della libertà di critica e di pensiero autonomo. Si dice che devono piegarsi a una autorità. Forse questo valeva qualche decennio fa, adesso no, perché non esiste né verità né autorità.

Che fare allora? Ripristinare in qualche modo l’autorità? No, è impossibile oltre che pericoloso. Oppure scommettere veramente sulla libertà individuale? La comunità religiosa non può essere una democrazia, ma è possibile che nei primi secoli del cristianesimo il popolo partecipasse alle scelte (come la nomina dei Vescovi) più di adesso, ora che siamo abituati a votare e a dibattere quasi in ogni circostanza? Possibile che un clero sempre più spaventato si chiuda invece di aprirsi? Possibile, forse inevitabile. Come sarà alla fine inevitabile una rottura traumatica.

Non è un caso che le confessioni tradizionali (anche i protestanti sono in grave crisi) siano travolte dai gruppi (definiti generalmente come neo-pentecostali) che partono dal basso e non sentono il peso dei secoli e di una organizzazione verticistica. Sono coesi e appassionati, integralisti forse, sicuramente agguerriti. Sanno quello che vogliono.

Invece in ambito cosiddetto cattolico, il “sono religiosissimo, ma…” imperversa da ogni parte. Oggi è sulla bocca di un Salvini, domani chissà. Il Papa può dire quello che vuole, ma la politica è un’altra cosa. Forse è giusto così, per certi versi. Ma dato che la comunità cattolica è un miraggio evanescente, anche chi disprezza con gusto sadico emarginati e stranieri può tranquillamente presentarsi come religioso. Ed essere creduto. Ambienti ecclesiali, ordini religiosi, altissime personalità del Vaticano o della Chiesa italiana, movimenti, associazioni laicali, giornali e riviste hanno tuonato contro le contraddizioni tra i valori evangelici e la prassi personale e politica. Ma che influenza possono mai avere? Anzi, sono vittime della rabbia della gente. E in prima fila ci sono cattolici che sparano contro il Papa “comunista”.

Qualcuno ha addirittura sperato che le posizioni furiose di questi ambienti servissero a qualcosa, persino a cambiare l’orientamento dell’elettorato. Nulla di più sbagliato. I cosiddetti cattolici credono a quello che vogliono, fanno quello che vogliono. Se a Roma c’è Ratzinger o c’è Bergoglio non cambia nulla. Cambia l’immagine mediatica, la sostanza no. Ripeto: forse è giusto così. La politica segue il suo corso, la religione non c’entra. Allora però non aspettiamoci nulla, anche se magari adesso le parole di Papa Francesco ci vanno bene perché è “progressista”.

La fede 2.0

Pure tra i cattolici non si sanno più quali siano le “verità di fede”. Qualche esempio. Cosa vuol dire peccato, salvezza, redenzione, giudizio? E il rapporto con i credenti di altre religioni? Sono da convertire? E per gli atei è destinato l’inferno oppure Dio perdona tutto? E Dio interviene nella storia, nelle leggi dell’evoluzione naturale?

Non sono quesiti da prendere alla leggera. Se queste domande trovano nei credenti (e anche in pronunciamenti di teologi e autorità, parole naturalmente pressoché inutili per i comuni fedeli) mille risposte diverse e quasi opposte tra loro, ci si può forse meravigliare che le opinioni divergano sul piano morale e politico? Oppure – benché il Papa ripeta sempre il contrario – guardando da “sinistra”, la Chiesa è una specie di ONG che dovrebbe “migliorare il mondo” parlando di pace, fratellanza, eccetera...; mentre guardando da “destra” dovrebbe essere un presidio dei valori tradizionali contro il caos della modernità. Sempre e comunque qualcosa di mondano. Forse perché ormai è solo l’individuo che si rapporta o meno con una dimensione religiosa. La dimensione collettiva si è persa. “Io e Dio”, così si intitola un fortunato libro di Vito Mancuso. Non servono mediazioni. Questa è la fede 2.0.

Tutto è lasciato all’opinione che in un contesto democratico si costruisce attraverso il consenso. E chi raggiunge il consenso fa opinione. Oppure si pensa che le encicliche e i documenti papali siano cogenti per qualcuno? Conta di più un tweet di Trump o un selfie di Salvini. E non sono esagerazioni. Ci si può cullare nell’illusione che contano i tempi lunghi, che le parole del Papa scuoteranno le coscienze…

E qual è la soluzione? Come detto, ci sono evidentemente i tradizionalisti che vorrebbero la restaurazione dell’autorità e della tradizione, pene corporali incluse. Ci sono i nostalgici del Papa re, del Sillabo, del fuoco dell’inferno per ogni comportamento morale fuori dai canoni prestabiliti. All’opposto ci sono i cattolici progressisti, appassionati fedeli della Chiesa che si impegnano in opere caritatevoli, in convegni (in cui ci sono sempre gli stessi), in mobilitazioni per una “riforma” sempre di là da venire. Ambedue sono residuali. Allora però non aspettiamo che il Papa difenda i migranti, non arrabbiamoci se i cattolici non reagiscono abbastanza, non critichiamoli se appoggiano l’estrema destra, non riempiamoci la bocca per la pagliuzza che vediamo nell’occhio del fratello. Davvero è un’illusione ottica.