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QT n. 8, 18 aprile 1998 Cover story

Paesaggio trentino: poca acqua, cioè cattiva acqua

Il Trentino che ci meritiamo: miliardi per depuratori e fognature, e intanto avanti con le inutili centraline che rubano ai fiumi l'acqua; che continua così ad essere di scarsa qualità.

II Trentino e l'acqua: qual è il problema? Un profano, soprattutto se residente sul fondovalle, penserà ai rischi di alluvione, o all'inquinamento dovuto agli scarichi fognati e agli antiparassitari. E invece, paradossalmente per una provincia ricca di fiumi e torrenti, il problema è la scarsità d'acqua; e poca acqua, come vedremo, significa acqua cattiva.

Le cause? Soprattutto uno sfruttamento dissennato dei corsi d'acqua per la produzione di energia idroelettrica, che in questi casi è improprio definire un'energia "pulita", viste le conseguenze che ne derivano proprio in termini di inquinamento.

L'assurdo è appunto questo: la Provincia, in questi anni, ha investito decine di miliardi nella costruzione di un sistema di reti fognarie e di depuratori destinati a migliorare la qualità delle nostre acque, ma contemporaneamente ha consentito che iniziative turistico-edilizie e nuove centrali idroelettriche vanificassero quello sforzo.

E' a partire dagli anni Ottanta che l'Istituto Agrario di S. Michele, grazie all'impegno del dott. Alvise Vettori, misura la qualità delle acque del Trentino, con criteri che non si limitano all'analisi chimica, ma valutano anche la vitalità dell'acqua, la sua capacità di autodepurarsi, di consentire e dunque di tener vivo l'ecosistema. Ebbene, in quest'ultimo decennio le situazioni migliorate sono delle eccezioni che si fa presto ad elencare: riguardano, in sostanza, il Sarca, il Cismon, il Chiese e l'Adige: quest'ultimo soprattutto grazie al completamento del depuratore di Bolzano.

Il danno prodotto dagli impianti idroelettrici è ben noto - oltre che ai pesci, ai pescatori e ai canoisti -a chi risiede nelle valli: l'utilizzo dell'acqua produce enormi sbalzi nella portata d'acqua dei torrenti, che spesso si riducono addirittura in secca, anche se la legislazione esistente (vedi scheda) obbligherebbe i gestori degli impianti a rilasciare costantemente quel minimo d'acqua indispensabile a tener vivo il fiume. E' ben vero che spetta al Governo nazionale far rispettare questa normativa regolarmente ignorata, ma toccherebbe alla Provincia spingere in tal senso; e se anche ciò avvenisse, avrebbe ben poca credibilità un governo locale che, mentre insiste con Roma in una certa direzione, poi, a casa sua, si comporta in tutt'altro modo.

Lorenzo Betti, direttore de "Il pescatore", periodico dell'Associazione Pescatori Dilettanti Trentini, fa una lunga lista di esempi in tal senso, che riguardano sia il recente passato che le prospettive future così come si indovinano leggendo il Piano Energetico Provinciale, che prevede ancora altre centraline. "Oltre a queste, è da citare il progetto dell'Enel per una centrale sul Noce, a Dimaro e il progetto dì una diga sul Vanoi che ipotizza un bacino di 33 milioni di metri cubi, che sommergerebbero tutta la vai Cartella. Per quanto riguarda le realizzazioni turistiche sconsiderate, possiamo citare gli interventi al lago di Madrano, presso Canzolino, ridotto a una sorta di piscina con rive artificiali e che già l'anno dopo non era più balneabile. O anche l'assurdità della pista ciclabile lungo il lago di Caldonazzo, da San Cristoforo a Calceranica: due chilometri di 'viadotto ciclabile ' praticamente sospeso sull'acqua.

Obiezione: l'elettricità, però, è indispensabile, e l'energia idroelettrica, in particolare, è sempre stata considerata tra le meno inquinanti.

"Cominciamo col dire - risponde Giorgio Rigo, presidente di Italia Nostra - che le piccole centraline sono antieconomiche. Cominciarono a diffondersi a metà degli anni '70, in occasione di quella crisi energetica, e se ancora se ne fanno è per via dei cospicui contributi alla loro costruzione dati dalla Provincia, e perché l'Enel è costretto a comprarla a prezzi fuori mercato.

Le grandi centrali, invece, indubbiamente servono, soprattutto come riserva di energia da utilizzare nei momenti difficili, quando il consumo raggiunge certi picchi. Noi diciamo però che in un conto economico si deve considerare anche il costo ambientale, stabilendo delle soglie (ad esempio, in tema di rilasci d'acqua) da non oltrepassare. Si deve pensare ai miliardi che si spendono in depuratori, visto che l'acqua dell'Adige, nella bassa pianura veneta, la bevono. Se i fiumi avessero più acqua, interverrebbe l'autodepurazione, a costo zero."

Già, perché fra le varie stranezze acquatiche c'è anche questa: da diversi anni sono operanti dei "protocolli" che impegnano gli agricoltori ad un uso più moderato degli antiparassitari, e questo avrebbe dovuto ripercuotersi anche sulla qualità delle acque; invece la situazione non è sostanzialmente migliorata, perché nel frattempo fiumi e torrenti si sono continuamente immiseriti: dunque, meno veleni disciolti però in meno acqua, e niente è cambiato.

In tema di inquinamento nel senso comunemente inteso, va poi citato il rischio rappresentato dalle discariche: gli ambientalisti rilevano ad esempio che in Valsugana tutte le discariche - per rifiuti solidi urbani, per rifiuti tossici, delle

Acciaierie - sono pericolosamente vicine a corsi d'acqua. "E la Valsugana, in questo senso, è una zona particolarmente a rischio, la più piovosa del Trentino. Se si ripetesse un'alluvione come quella del '66, tutto quel materiale finirebbe nell'acqua. Per il fiume occorre un 'area di rispetto lungo le sponde! "

D'altronde il problema è a monte e comporterebbe un ripensamento complessivo: data la conformazione della nostra provincia, infatti, dovunque si decida di installare una discarica, non sarà mai a grande distanza da un fiume; il problema reale, quindi, prima ancora che la localizzazione di una discarica è la limitazione dei rifiuti. Il tutto in una visione complessiva che abbia sempre presente la prospettiva futura, e un dovere di solidarietà nei confronti delle generazioni a venire.

E invece l'asse portante sembra essere la schizofrenia: parlando ancora di Valsugana, ecco che, mentre si porta avanti un progetto finanziato con 8 miliardi dall'Unione Europea e avente lo scopo di valorizzare la zona con iniziative economiche compatibili (ad esempio sviluppando il turismo rurale), intanto si pensa all'installazione di nuove centraline che risucchierebbero l'acqua dei torrenti rimasti indenni. In questo caso, vediamo addirittura Bruxelles che interviene a difendere il Trentino, mentre Trento lo insidia. A questo serve l'Autonomia?

Una schizofrenia che rischia ormai di diventare sentimento comune. Un funzionario della Pat mi racconta che capita di vedere la stessa persona venire in Provincia a chiedere, in veste di amministratore pubblico la centralina o uno sregolato sviluppo edilizio; e poi, come pescatore, fiumi più puliti e ricchi d'acqua.

Il Piano Energetico Provinciale poteva essere l'occasione per mettere assieme i pezzi, cercando di eliminare schizofrenie e incongruenze e inserendo come premessa generale i principi enunciati dalla legge Galli in merito all'importanza della qualità delle acque. E invece da quel testo, come pure dalle dichiarazioni pubbliche rilasciate nell'occasione, traspare soprattutto uno spirito managerial-ragionieristico: l'acqua come patrimonio economico e l'orgoglio "autonomistico" di chi si sente padrone dell'acqua della propria terra. Pulita o sporca, poca o tanta che sia, a quanto pare, ha poca importanza.