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Destra gay, sesso e normalità

Sì dice che, dopo il tramonto delle ideologie, sia diventato difficile distinguere fra "destra " e "sinistra", e che questa dicotomia abbia perso molto del, o forse tutto il significato che ha avuto nel passato.

Non si può negare che, con riguardo a taluni problemi dei nostri giorni, questa opinione abbia un qualunque fondamento. Ciò avviene per contaminazioni contingenti, determinate da necessità oggettive, o da calcoli tattici.

Se invece osserviamo gli strati profondi della politica, le sorgenti culturali che permeano le varie formazioni e che ne determinano gli orientamenti di lungo periodo, beh, allora cogliamo le differenze che rendono ancora oggi perfettamente appropriate le tradizionali definizioni di "destra " e "sinistra ".

Ed infatti la recente proposta di Gianfranco Fini di interdire l'insegnamento agli omosessuali dichiarati è stata da molti considerata - e persino da qualcuno salutata - con un sospiro di sollievo, come la clamorosa manifestazione di una cultura politica smaccatamente di destra.

Condivido tale giudizio, ma poiché temo che esso possa trovare una qualche consonanza anche nel crepuscolo della coscienza di persone che votano a sinistra, mi pare che valga la pena soffermarmici un momento. Già molto è stato obiettato alla proposta di Fini, assai efficacemente, anche su queste pagine, da Terzo Molari.

Vorrei dedicarmi ad alcuni aspetti della questione che non ho visto trattati, e che tuttavia mi sembrano molto significativi.

La premessa del discorso di Fini è che gli eterosessuali sono normali, invece gli omosessuali sono anormali. Sembra questa una verità inconfutabile. Certamente è un 'opinione di senso comune. Ma io penso che si possa cominciare a dubitare che si tratti di una verità incontestabile.

Quale è la regola, appunto la norma, in base alla quale si può stabilire se un comportamento sessuale è ad essa conforme, cioè normale, oppure difforme, e quindi anormale? Non si tratta di una regola morale, ma fisiologica, cioè intrinseca alla funzione della sessualità, che è quella della procreazione, vale a dire dello sviluppo e della conservazione della specie.

In altre parole, se Adamo ed Eva fossero stati creati omosessuali, la genesi si sarebbe interrotta al suo primo atto ed il progetto del Padreterno sarebbe fallito sul nascere. Se dunque scopo della sessualità è la procreazione, i rapporti omosessuali, inani a tale scopo, rappresentano una deviazione dal suo fine naturale, e quindi sono fuori norma.

Questo è il sillogismo che sta alla base del giudizio di anormalità affibbiato agli omosessuali. Ma questa è solo una parte della verità.

Non vi è dubbio che la sessualità, nella genesi o nella evoluzione della specie, è stata preordinata come congegno riproduttivo degli individui. Ma il Padreterno o l'evoluzione naturale si sono studiati di corredare la sessualità di una pulsione istintiva che prescinde dal fine della procreazione e che laicamente si chiama ricerca del piacere, attrazione erotica, amore. Del resto, questa seconda natura della sessualità non è disconosciuta nemmeno dalla Chiesa, se è vero, come è vero, che fra i fini del matrimonio, il codice canonico annovera anche il "remedium concupiscentiae".

Si può anche condividere l'opinione che tale pulsione istintiva, cioè l'erotismo o la concupiscenza, la libido o l'amore, che tanta parte ha avuto nella vicenda umana, è stata concepita dal Creatore o cesellata dall'evoluzione naturale al servizio del fine primario della sessualità. Una sorta di astuzia provvidenziale avrebbe cioè infuso nella persona umana questa fatale inclinazione a fornicare, poiché, senza di essa, razionalità e coscienza non sarebbero bastate ad indurre gli umani ad insipide congiunzioni con il solo movente della filiazione, non comunque in quantità adeguata a sviluppare e conservare la specie.

Ma nonostante questo ruolo accessorio - per così dire pertinenziale - che la ricerca del piacere sessuale ha rispetto al fine procreativo, essa ha di per sé un rilievo di spicco nella esistenza delle persone, e nella generalità dei casi vive di vita propria, si manifesta e si sviluppa in modo del tutto indipendente dal fine principale al quale è preordinata.

Si noti poli che dai tempi del Paradiso terrestre o da quelli primitivi dell'evoluzione umana le condizioni della specie sono radicalmente mutate, sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo. Nell'Eden, se i due abitanti fossero stati omosessuali la specie si sarebbe estinta. Se oggi la metà dei viventi fossero omosessuali, l'altra metà sarebbe più che sufficiente a garantire la conservazione della specie. Senza contare che oggi la scienza (non esprimo valutazioni etiche, constato un fatto!) è in grado di riprodurre gli individui anche senza i tradizionali rapporti sessuali, con la fecondazione artificiale e, forse, con la clonazione.

E' così che il momento "ludico" della sessualità si scioglie dal fine "pratico " della procreazione, formando una sfera di inclinazioni, gusti, sentimenti, in una parola di magnetismo erotico, totalmente svincolata dalla sua originaria ed inconscia motivazione procreativa.

Non stupisce perciò che un tale magnetismo erotico possa orientarsi anche verso persone del medesimo sesso come sviluppo di quella fase, assolutamente naturale e normale dell'età puberale, in cui la sessualità si esprime in forme di autoerotismo. E' il narciso annidato in ciascuno di noi, nella nostra intima natura, che può donarsi per divenire oggetto di un amore omosessuale. E' la frontiera estrema dell'autoerotismo. Possiamo davvero pensare che tutto ciò sia anormale, se affonda le sue radici in quella funzione naturale della sessualità, che sarà magari anche secondaria, ma che è in se perfetta nella sua piena autonomia ?

O non è forse una possibile diversità del tutto normale?

Ma Fini dice che un omosessuale dichiarato non può trasmettere valori educativi. Gli è che nell'immaginario della destra l'omosessuale è un "frodo". In questo termine romanesco, di etimo incerto, è contenuto tutto il suo disprezzo per un uomo considerato un pò "frollo" ed un po' "fracico", snervato e macilento, cioè privo di quei requisiti di spavalda risolutezza che compongono la "virilità". E rispunta dunque il culto del "virilismo ", con tutto ciò che implica, fino al maschilismo ed al nonnismo.

Sono questi dunque i valori che Fini e la destra considerano educativi?